Garantisce che non ci saranno solo film sovranisti. Ma «spero arrivino storie di tanti italiani», dice la sottosegretaria alla Cultura, Lucia Borgonzoni a Domani. Nega l’amichettismo nel nuovo cda di Cinecittà, dove la presidente è Chiara Sbarigia per cui la senatrice leghista ha celebrato il matrimonio civile. Borgonzoni non sembra gradire il taglio alla carta cultura giovani di 20 milioni di euro decisa dal ministro Sangiuliano: «Sui giovani al cinema voglio investire».

Per Cinecittà, come raccontato da Domani, si apre un problema con il bilancio con la nota di credito del 2023 spuntata solo ora. C’è il rischio di doverci mettere soldi pubblici?

Cinecittà è sotto la nostra attenzione, perché è fondamentale visti gli investimenti fatti con il Pnrr. È brand riconosciuto all’estero. Andrà tutelata, è possibile che ci siano dei finanziamenti pubblici a sostegno. Il problema non è solo questa nota di credito di cui siamo venuti a conoscenza solo ora. Già al primo trimestre i ricavi erano in calo, nonostante fossero in vigore le vecchie regole del tax credit.

Cosa pensa di fare il governo attraverso il ministero della Cultura?

Siamo stati avvisati e ora qualcuno dovrà certificare i fatti per capire eventuali responsabilità o meno. Dobbiamo dare la massima attenzione a Cinecittà, un grande motore per Roma e per il paese. Vogliamo perciò aprire ad altri soggetti interessati a lavorare negli studi.

Da questa vicenda non esce bene nemmeno il cda, per gran parte confermato da questo governo. Possibile nessuno se ne sia accorto di questi aspetti ora all’attenzione?

Il cda e i revisori dei conti non sapevano niente. Nel consiglio di amministrazione sono stati portati dati e racconti positivi da parte dell’ad, ripetuti nella nota con cui ha dato le dimissioni.

A proposito, la nuova Cinecittà sembra un esempio di amichettismo. Lei è amica della presidente Sbarigia e dell’ad Cacciamani, la consigliera Ciolfi è dirigente della Lega, il suo partito…

Ho conosciuto la presidente e l’ad, lavorando con loro. Non sono del mio partito. Sono brave professioniste ed erano stimate anche a sinistra. Non sono amichette di qualcuno.

In virtù anche del rapporto personale, suggerirebbe alla presidente di Cinecittà Sbarigia, all’inizio del nuovo mandato, di lasciare la presidenza dell’Associazione produttori audiovisivi per evitare un possibile conflitto di interessi?

Da brava professionista non ha avuto informazioni privilegiate, anzi ha anche criticato delle scelte. Credo che abbia sempre scisso i due ruoli. E poi non ha potere di firma a Cinecittà per la parte produttiva. 

Passando al tax credit, il decreto punta di più sui contributi selettivi, che offrono maggiore potere a una commissione. Il governo vuole solo film graditi al potere?

Anche prima c’erano i contributi selettivi e non possiamo pensare, senza sapere chi c’è nella commissione, che farà gli interessi del governo. Questa misura serve per evitare film come Ferrari e Gucci ci passino sopra la testa e lo facciano gli americani. Non sono contraria a prescindere che lo facciano loro, ma è ovvio che ognuno dà la propria lettura sui personaggi.

Allora garantisce che non saranno finanziati solo film sovranisti?

Ho seguito il cinema quando c’era Franceschini. E avevo la delega con il primo governo Conte, nessuno si è mai posto questo problema. Non dirò “da domani facciamo film sovranisti o che piacciono a me”. Voglio tutelare un settore fondamentale dal punto di vista culturale ed economico. Spero che arrivino storie di tanti italiani di fatto dimenticati.

Il tax credit, però, ha scatenato proteste. Sono possibili correttivi?

Abbiamo dei decreti attuativi da fare e hanno un margine di intervento. Ci sono cose che aggiusteremo dal punto di vista tecnico. Ma l’impianto è quello. Faremo maggiori controlli, questo è certo, per rimettere mano a una situazione deregolamentata durante il Covid per far sopravvivere il settore.

Darete risposte rispetto all’ipotesi di uno sciopero del settore prima del Festival di Venezia?

Ci sono tanti singoli che fanno i produttori per hobby, fanno video per i matrimoni come lavoro. Con tutto il rispetto è un’altra cosa rispetto a fare i produttori. Se qualcuno ha fatto quattro film visti da poche persone, in sala e in tv, non possono pensare che siano finanziati dai contribuenti.

Il taglio di 20 milioni di euro alla Carta cultura giovani del ministero non danneggia anche il cinema?

Non ho la delega su questo. Il mio sogno è di riportare in sala anche le famiglie. Per la mia parte che mi spetta vorrei fare di più per i ragazzi.

Quindi al contrario di quanto fatto bisogna investire non tagliare.

Sono favorevole allo sviluppo della creatività. Bisogna investire su questo.

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