«Oh, ma questo è il nuovo Walter Chiari». A TeleMeloni quando si parla di Stefano De Martino non vanno per il sottile. È il fenomeno del momento, l’astro nascente, la faccia pulita su cui si concentrano tutte le aspettative di un’azienda in grossa difficoltà. Un poster boy del sovranismo. Pure se non ha mai formulato nemmeno mezzo pensiero politico, almeno per quanto è noto al grande pubblico. Ma a pelle nessuno lo collocherebbe a destra, anzi: è nella scuderia di Beppe Caschetto, l’agente “di sinistra” che in genere rappresenta l’intrattenimento meno nazionalpopolare, i Fabio Fazio e gli Stefano Bollani.

De Martino lì in mezzo è un animale strano. Fazio si è spostato la scorsa stagione a Nove – sembra un’era geologica fa – e Caschetto, libero da una gestione complicata come quella del conduttore di Che tempo che fa, ha potuto lanciare il suo pupillo. Il ballerino ci ha messo del suo: anche da sinistra gli riconoscono una capacità di studio fuori dal comune.

La chiave è la sua versatilità in scena coltivata in seno a Mamma Rai, dove bazzica ormai da tempo, frequentando soprattutto il centro di produzione di Napoli: «De Martino si è saputo evolvere, non è più “solo” il ballerino di Amici, è cresciuto molto nella conduzione di Bar Stella e Stasera tutto è possibile», l’altro programma che ha ereditato da Amadeus. «Avrebbe brillato anche in una Rai di sinistra», dicono.

La simpatia dei dirigenti di sinistra a destra è diventata entusiasmo irrefrenabile. In Rai tutti si gloriano di averlo scoperto una vita fa e a giugno, dopo una stagione terrificante, lo ritenevano pronto a tutto (con l’eccezione, forse, di Ulisse). Dopo l’addio di Amadeus, è entrato a pieno titolo nel tetris della successione dell’ultimo direttore artistico di Sanremo: che il futuro di De Martino sarebbe stato in un game show capace di renderlo più familiare al pubblico generalista di Rai 1 era scontato.

Prima offerta, nientemeno che L’eredità, dove Marco Liorni aveva preso il timone da Flavio Insinna. Sfida difficilissima, con il peso aggiuntivo di dover garantire un buon traino al Tg1 (quello che non ha saputo dare Pino Insegno al Tg2 lo scorso autunno, per capirci). De Martino però rinuncia, e allora si passa al piano B, con i pacchi, format olandese fortissimo, a prescindere da chi è al timone. Impazzano le indiscrezioni sulla cifra del contratto. Alla fine si parla di 8 milioni in due anni.

«Giusti», dice chi conosce la situazione, esattamente come viene considerata nell’ordine delle cose l’opzione per Sanremo 2027, inclusa nel contratto. «E poi, se Conti è furbo, se lo porta sul palco già l’anno prossimo», prevedono dalle parti di viale Mazzini, pur consapevoli della mania di controllo con cui si muove il toscano.

La scommessa

Ai critici televisivi la sua conduzione di Affari tuoi, però, piace poco. De Martino difetta di personalità, scrivono, è rigido, non c’è lo stesso feeling con il pubblico che aveva instaurato Amadeus. Gli ascolti dicono altro. Il conduttore napoletano raccoglie uno share che va ben oltre quello che aveva portato a casa Amadeus nel 2023, quando il programma era partito la settimana successiva, quindi a estate finita e scuola ricominciata. Il dj si era fermato al 17 per cento, De Martino è partito con il 24,9 per cento.

Sul perché piaccia, le risposte divergono. C’è consenso sul bell’aspetto – «Conti, Amadeus e gli altri da quel punto di vista non competono», da qui il riferimento, forse un filo eccessivo, a Chiari – che lo porta a essere considerato un “conduttore tre generazioni”.

«Le ragazzine lo adorano, le mamme ne subiscono il fascino, le nonne lo vorrebbero come fidanzato delle nipoti», è la sintesi di chi fa televisione da una vita. Pesca anche dal pubblico di Mediaset, qualcuno se lo ricorda dai tempi di Maria De Filippi, una circostanza che a viale Mazzini non registrano quasi mai fuori dalla settimana di Sanremo.

In una Rai che mal sopporta i tanti volti imposti dalla politica, gli ascolti di Affari tuoi sono una boccata d’aria. La speranza è che De Martino possa diventare la faccia (e le spalle) del sovranismo nazionalpopolare dell’access time. Simbolo della tradizione, speranza per il futuro di una tv che invecchia insieme al suo pubblico: il conservatorismo si rispecchia perfino nel telefono rosso con cui il notaio si mette in contatto con i concorrenti, che torna col filo, nella camicia bianca impeccabile che rassicura il pubblico e copre quasi interamente i tatuaggi che coprono gli avambracci del conduttore.

La combinazione tra capacità del conduttore di affermarsi, lavoro dell’agente – che da destra peraltro considerano comunque in stato di grazia in un ambiente ostile, dopo il divorzio tra Amadeus e Lucio Presta, rimasto con meno volti forti in Rai – e condizione di sofferenza dell’azienda rende De Martino ultima scialuppa di salvataggio di TeleMeloni.

In piena tradizione Rai, la nuova conduzione è stata lanciata da Bruno Vespa, in una combinazione Cinque minuti-Affari tuoi che finora era stata offerta soltanto a Sebastiani, volto-garanzia di viale Mazzini grazie ai successi di Sanremo. All’ombra del cavallo morente ci sperano: «Più Stefani De Martini e meno Pini Insegni

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