L’ad di Fs Donnarumma ha illustrato l’idea di razionalizzare le corse per decongestionare la rete. Il ministro sui social continua a scrivere di ordine pubblico, tacendo sui problemi delle ultime ore
Per cavarsela dal weekend nero dei trasporti, Matteo Salvini fa trapelare l’idea di una riduzione delle corse dei treni per decongestionare la rete. Nessuna uscita ufficiale, sia chiaro. Solo qualche spin benedetto dal suo vice-ombra al ministero, Edoardo Rixi.
E non è nemmeno un coniglio dal cilindro: si tratta semplicemente del progetto di razionalizzazione già da tempo al vaglio dei vertici di Ferrovie dello stato, come confermato in via ufficiale nelle ultime ore.
«Il Gruppo Fs sta studiando alcune misure per ottimizzare l’offerta e mitigare gli effetti negativi sul servizio, con particolare attenzione alla gestione delle tratte ad alta densità, caratterizzate da treni non sempre pienamente occupati», si legge in una nota.
L’iniziativa era stata anticipata lo scorso settembre alla fiera internazionale dei trasporti di Innotrans, a Berlino. Lo aveva spiegato prima l’amministratore delegato delle Fs, Stefano Antonio Donnarumma, e confermato Luigi Corradi, numero uno (ancora per poco) di Trenitalia.
Tra treni e Viminale
Di fronte al caos scoppiato per il pantografo di Milano, che ha causato pesanti disagi con la scena dei tabelloni che accumulavano ritardi superiori all’ora, il ministro dei Trasporti ha scelto la linea del silenzio. E dello scaricabarile su chi c’era prima.
L’unica soluzione è la riproposizione di un’iniziativa già prospettata da mesi, affidando il dossier al suo viceministro Rixi, che al dicastero detta legge. Salvini pensa alla parte propagandistica. Ormai il desiderio di tornare al Viminale, a occuparsi di lotta all’immigrazione, è un segreto di Pulcinella. E pazienza se la realizzazione del Ponte sullo Stretto ricadrebbe su altre spalle. Basta scorrere i profili social del vicepremier leghista, tutti all’insegna di “ordine e sicurezza”.
Ma la questione trasporti è ineludibile. Per i vertici di Fs la razionalizzazione delle corse è il primo passo per evitare l’ingolfamento della rete, oggi sfruttata al limite delle capacità. Così il problema di un solo treno ha un effetto a catena sul traffico che segue a stretto giro, visto che sulle tratte più affollate transitano continuamente.
Ma in cosa consiste la riduzione delle corse? L’intervento dovrebbe riguardare soprattutto le fasce orarie con minore afflusso di passeggeri, per esempio quelle di metà mattina o del primo pomeriggio, delle giornate feriali. L’obiettivo è di evitare partenze di troppi treni con carrozze mezze vuote.
La tempistica per la realizzazione di questo progetto, tuttavia, non è a stretto giro. Le Ferrovie devono attendere le interlocuzioni del Mit con l’Autorità di regolazione dei trasporti (Art) che dovranno valutare i dettagli dell’operazione. A cominciare dalla percentuale del taglio. L’ipotesi iniziale è di un 10 per cento, ma c’è la possibilità di un ridisegno complessivo dell’offerta con la distribuzione degli slot delle partenze da pattuire eventualmente con la concorrenza di Italo.
«Il risultato», è il ragionamento che viene fatto dagli uffici di Fs, «non deve impattare sui pendolari, che nemmeno devono accorgersi dell’intervento».
Attacco quotidiano
Mentre la società cerca qualche soluzione, Salvini resta sotto l’attacco delle opposizioni che insistono sfruttando l’onda lunga della polemica. E continuano a sottolineare i problemi quotidiani, che non mancano. «Anche oggi l’elenco dei guasti e dei ritardi dei treni dell’alta velocità e sulle linee ferroviarie utilizzate dai pendolari è lungo», ha attaccato il leader e deputato di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni.
Per il Pd è tornato sul tema anche il deputato Andrea Casu, componente della commissione Trasporti alla Camera: «Il responsabile di questo disastro è il ministro Salvini, che invece di dedicare il suo tempo alla propaganda sui social dovrebbe concentrarsi sul lavoro per migliorare i servizi per gli italiani».
Non è stato da meno il deputato di Europa verde, Angelo Bonelli: «Salvini dimostra di essere più interessato a scaricare le responsabilità del tracollo della rete ferroviaria italiana sui governi precedenti, piuttosto che risolvere i problemi». Il parlamentare di Alleanza verdi-sinistra ha rilanciato la richiesta di dimissioni e ha annotato: «In tutto questo caos, la premier Meloni tace».
Un fuoco di fila contro cui i leghisti, pur di difendere il proprio leader, hanno addirittura tirato fuori la vicenda che ha riguardato Aboubakar Soumahoro, eletto nelle liste di Avs. «Bonelli pensi al suo pupillo Soumahoro e si dimetta», hanno scritto in una nota i deputati della Lega in commissione Trasporti.
Cambi in vista
C’è poi un altro livello di analisi. Donnarumma, che ha carta bianca per intervenire sul miglioramento del servizio, è alle prese con valutazioni interne, di tipo aziendale.
L’ad si è insediato con l’impegno di innovare l’azienda e garantire un adeguato supporto dinanzi alle emergenze, che nell’ambito del trasporto ferroviario vanno sempre messe in conto. Già prima del sabato di disagi, era stato previsto uno spostamento delle pedine per arrivare a un assetto diverso. Corradi, in bilico da tempo al timone di Trenitalia, è destinato a passare a Trenitalia international.
Al suo posto è in arrivo Gianpiero Strisciuglio, amministratore delegato di Rfi e con una lunga trafila interna alle società del gruppo, che a sua volta sarà rimpiazzato da Aldo Isi, in uscita da Anas. Ma se questo valzer di poltrone era ormai programmato, Donnarumma ha lasciato intendere di non accettare più errori, soprattutto nella gestione delle emergenze.
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