Il nuovo ministro dell’istruzione Giuseppe Valditara ha inviato alle scuole una lettera per aprire una riflessione sul giorno della libertà, istituita dal parlamento italiano per celebrare ala caduta del muro di Berlino. Peccato che non spenda una parola per il ricordo di un’altra giornata che cade il 9 novembre, quella contro fascismo e antisemitismo. Arriva un videomessaggio anche da Giorgia Meloni, che pure non fa menzione della notte dei cristalli
Il ministro dell’Istruzione e del merito ha inviato una lettera a studenti e insegnanti per aprire una riflessione sul giorno della libertà, una ricorrenza istituita nel 2005 dal parlamento italiano per celebrare l’abbattimento del muro di Berlino. La lettera è una riflessione sull’«esito drammaticamente fallimentare» del comunismo simboleggiato, a parere del ministro, dalla caduta del Muro. Nessuna parola per l’altra ricorrenza che si celebra il 9 novembre, quella della giornata contro il fascismo e l’antisemitismo, istituita dalle Nazioni unite per commemorare la notte dei cristalli, avvenuta nel 1938 tra il 9 e il 10 novembre, che in altri paesi viene ricordata regolarmente.
Arriva a metà mattinata anche un videomessaggio della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che a sua volta celebra la giornata commemorativa. «La libertà è un valore fondante della nostra identità italiana, europea e occidentale, che non solo non possiamo dimenticare ma che è nostro compito e dovere difendere ogni giorno, a partire dalla ricorrenza del 9 novembre» dice Meloni ricordando che la legge «non condanna soltanto i regimi del passato ma ogni tentazione totalitaria». La presidente non parla della violenza che uno di quei regimi perpetrò proprio la sera del 9 novembre a danno dei propri cittadini.
La lettera
«Il comunismo è stato uno dei grandi protagonisti del ventesimo secolo, nei diversi tempi e luoghi ha assunto forme anche profondamente differenti, e minimizzarne o banalizzarne l’immenso impatto storico sarebbe un grave errore intellettuale. Nasce come una grande utopia: il sogno di una rivoluzione radicale che sradichi l’umanità dai suoi limiti storici e la proietti verso un futuro di uguaglianza, libertà, felicità assolute e perfette. Che la proietti, insomma, verso il paradiso in terra. Ma là dove prevale si converte inevitabilmente in un incubo altrettanto grande: la sua realizzazione concreta comporta ovunque annientamento delle libertà individuali, persecuzioni, povertà, morte. Perché infatti l’utopia si realizzi occorre che un potere assoluto sia esercitato senza alcuna pietà, e che tutto – umanità, giustizia, libertà, verità – sia subordinato all’obiettivo rivoluzionario. Prendono così forma regimi tirannici spietati, capaci di raggiungere vette di violenza e brutalità fra le più alte che il genere umano sia riuscito a toccare. La via verso il paradiso in terra si lastrica di milioni di cadaveri. E si rivela drammaticamente vera l’intuizione che Blaise Pascal aveva avuto due secoli e mezzo prima della Rivoluzione russa: «L’uomo non è né angelo né bestia, e disgrazia vuole che chi vuol fare l’angelo fa la bestia» si legge nella lettera di Valditara.
Una riflessione monca
Un lungo ragionamento per incoraggiare gli studenti a riflettere sulla ricorrenza, ma senza neanche un cenno per ricordare un altro episodio significativo come l’inizio della persecuzione degli ebrei in Germania con la distruzione delle loro proprietà.
«Il crollo del Muro di Berlino segna il fallimento definitivo dell’utopia rivoluzionaria. E non può che essere, allora, una festa della nostra liberaldemocrazia. Un ordine politico e sociale imperfetto, pieno com’è di contraddizioni, bisognoso ogni giorno di essere reinventato e ricostruito. E tuttavia, l’unico ordine politico e sociale che possa dare ragionevoli garanzie che umanità, giustizia, libertà, verità non siano mai subordinate ad alcun altro scopo, sia esso nobile o ignobile» chiude Valditara.
© Riproduzione riservata