Circoli lasciati in uno stato di abbandono, una segreteria poco rappresentativa e quindi poco autorevole. L’ex senatore Luigi Zanda fa un ritratto severo del Pd. Il segretario Enrico Letta «poteva fare molto meglio, anche sulle liste». E dopo la sconfitta «la leadership delle opposizioni si guadagna con il pensiero, prima che con la forza parlamentare».

Il congresso costituente è già finito?

Il congresso si avvia ad essere un congresso di tipo tradizionale, dunque più la ricerca di un nuovo segretario che un congresso costituente. È evidente che al Pd serva una nuova leadership, ma la sua necessità vera è una riflessione sulla sua identità politica, sul suo pensiero, sulle sue idee. Molto più importanti di un seggio elettorale per eleggere un segretario.

E questo non potrà avvenire?

Ha prevalso l’urgenza di eleggere un nuovo segretario. L’augurio è che il nuovo segretario assuma come primo impegno una riflessione reale, seria sulla linea politica e sul pensiero strategico del Pd, e anche sulla sua forma partito che ormai è ampiamente superata.

Cos’è superato?

I circoli sono stati lasciati a sé stessi, la composizione della segreteria da tempo non è rappresentativa del partito e quindi manca di autorevolezza, la direzione e l’assemblea sono organi troppo numerosi per poter mettere a fuoco i problemi e confrontare le idee.

Quando sono iniziati i giorni dell’abbandono dei circoli?

Da molti anni prevale la tattica sulla strategia, e per questa ragione il Pd ha finito con il definire la sua linea politica corteggiando questo o quel potenziale alleato, o inseguendo mere illusioni elettorali, più che tenendo fermi i suoi programmi e i suoi obiettivi politici. Insomma c’è stato un rovesciamento della scala dei valori dovuto a speranze elettorali o di partecipazione al governo. Mai né Moro, né Berlinguer, né La Malfa o De Gasperi avrebbero accettato di votare la riduzione del numero dei parlamentari senza una nuova legge elettorale, solo per compiacere i Cinque stelle. Mai, mai, avrebbero modificato in quel modo il Titolo V della Costituzione solo per provare a parare le insidie della Lega. Mai avrebbero abolito il finanziamento pubblico dei partiti inseguendo il populismo. Perché avevano un pensiero politico chiaro, conoscevano il valore dei grandi principi.

Insisto: quando inizia la deriva?

Dalla nascita del Pd perché, come diceva Emanuele Macaluso, non è stata preceduta da una seria riflessione sull’identità del nuovo partito.

Nessun dirigente si è reso conto di cosa stava succedendo?

Molti hanno percepito il declino di cultura politica, ma poi alla fine hanno sempre prevalso le urgenze, le necessità contingenti. Questa storia dell’urgenza, di decidere velocemente grandi questioni è un dramma nazionale, sta alla base anche degli abusi dei decreti legge e dei voti di fiducia, è una malattia della politica italiana, che ha colpito sia la sinistra che la destra.

Quanto ha contato l’autoconservazione della classe dirigente?

L’autoconservazione è una caratteristica insita di tutte le organizzazioni sociali. Bisogna anche domandarsi come sia stato possibile che le nuove generazioni si siano fatte sentire in un modo così flebile. Ma il fenomeno dello scarso ricambio non riguarda solo la politica italiana, riguarda anche il mondo dell’Iindustria, dell'economia, della cultura, dell’accademia.

Oggi una leva di giovani intorno a Elly Schlein chiede un passo indietro della classe dirigente Pd. Una richiesta credibile?

Non lo so, penso che per Elly Schlein valga l’osservazione di Pierluigi Castagnetti: è curioso che il Pd modifichi il suo statuto per permettere a chi non è iscritto di diventarne segretario. Ho letto giorni fa una lunga intervista di Schlein su Repubblica, un’intera pagina in cui è riuscita a non pronunciare mai due parole: Partito democratico. Aiuterebbe la sua candidatura, e il Pd, la chiarezza sul suo rapporto con il partito di cui potrebbe diventare segretaria.

E invece Stefano Bonaccini?

Penso che se eletto, Bonaccini dovrebbe lasciare la presidenza della regione Emilia Romagna. Due incarichi così gravosi non portano bene. Ho visto da vicino quanto è costato a Nicola Zingaretti fare la stessa cosa. Mi ha stupito che nel suo discorso di presentazione della candidatura non abbia parlato della guerra in Ucraina né del governo Meloni.

Bonaccini è un dirigente di partito. Fin qui ha indicato una prospettiva di ricostruzione del Pd?

Io sosterrò il candidato che in un modo credibile, esplicito, ma anche dettagliato si impegnerà ad aprire nel paese un dibattito vero sulla natura del Pd e sulla sua forma partito. E le sue regole interne.

Un problema che però non viene contestato agli altri partiti, di maggioranza o di opposizione.

Bisogna domandarsi per quale ragione il Pd, che raccoglie solo il 19 per cento dei consensi, che è all’opposizione, e isolato in parlamento, nonostante tutto è sempre al centro delle analisi politiche, dell’attenzione dei grandi commentatori e dei media. Io credo perché è largamente diffusa la convinzione, anche a livello inconsapevole, che nonostante le debolezze e le cadute, il Pd resta il cardine politico più importante a difesa dei principi fondativi della Repubblica, che sono la democrazia parlamentare, lo stato di diritto, la divisione dei poteri.

Una credibilità che non si traduce in una funzione storica?

Sarebbe importante se i candidati alla segreteria Pd dicessero che una priorità sarà sostenere in un modo serio l’attuazione dell’art.49 della Costituzione, per ridare dignità ai partiti, imponendo loro regole democratiche. I partiti hanno persino smesso di parlarne.

Qual è il bilancio della segreteria Letta?

Letta ha avuto una vita politica fortunata: ministro da giovanissimo, presidente del consiglio, segretario del Pd. Però anche sfortunata: perché da presidente del consiglio ha trovato sulla sua strada Matteo Renzi segretario del Pd, e da segretario del Pd ha dovuto gestire senza essere stato eletto alle primarie Covid, guerra, crisi economica, elezione del nuovo presidente della Repubblica e elezioni politiche. Fino a un certo punto ha inanellato successi, compresa una vittoria importante delle amministrative, conquistando il comune di Roma. Poi ha perso le elezioni del 25 settembre: si è fatto sorprendere dall’abbandono di Giuseppe Conte e di Carlo Calenda. Avrebbe potuto fare molto di meglio, anche nelle candidature: ha penalizzato molto le donne, ha paracadutato troppi candidati.

Si è innamorato troppo di Draghi, come gli contesta Conte?

No, Letta ha fatto il suo dovere rispetto al governo Draghi. E ha fatto il suo dovere sulla politica estera, rispetto all’aggressione russa dell'Ucraina.

Letta voleva portare il Pd almeno a guidare l’opposizione. Non ci è riuscito: il Pd è il primo partito della minoranza, ma le altre opposizioni non gli riconoscono questa primazia, questa leadership. Come si può disinnescare la divisione delle opposizioni?

Le primazie politiche si realizzano con il pensiero, prima che con la forza e il peso parlamentare. Aldo Moro ha governato la Dc, ma forse l’intero parlamento, avendo soltanto una piccolissima percentuale del suo partito; di Berlinguer ancora si ricordano le indicazioni sulla questione morale e sull’austerità; ma persino segretari di partiti piccolissimi, come i repubblicani di Ugo La Malfa, hanno avuto nel passato una forza straordinaria per l’efficacia, la lucidità e la modernità del loro pensiero politico.

Alle regionali di Lazio e Lombardia il Pd rischia di non essere competitivo: ma da una parte con l’alleanza con Calenda, dall’altra con un candidato molto di sinistra.

Su Lazio e Lombardia ho già detto la mia opinione. Ora che il Pd si è espresso, sto dalla parte delle decisioni del partito. Rinvio ogni riflessione a dopo il risultato delle elezioni.

Realisticamente crede a un Pd più grande, dopo il congresso, o un Pd che subirà da una parte o dall'altra una scissione?

Se il nuovo segretario si dedicherà per tutto il tempo necessario alla riflessione sulla identità del partito e sulla sua organizzazione interna, il Pd avrà una nuova fase espansiva. Altrimenti il declino non si fermerà. Le scissioni sono sempre atti politici temerari, ma la madre dei temerari è sempre incinta.

    

© Riproduzione riservata