Nella lettera pubblicata su Telegram Assad racconta che «in nessun momento» ha «preso in considerazione l'idea di dimettermi o di cercare rifugio» e che lo ha fatto solo dopo che glielo ha chiesto la Russia. L’Ue manda il suo più alto diplomatico a Damasco per fare pressioni sulla futura presenza russa e iraniana nel paese
Basar al Assad ha interrotto il suo silenzio. Lo ha fatto a meno di dieci giorni dalla caduta del suo regime attraverso una lettera scritta da Mosca e pubblicata sul canale Telegram della presidenza siriana. Nel testo, Assad racconta che «in nessun momento» ha «preso in considerazione l'idea di dimettermi o di cercare rifugio» e che lo ha fatto solo dopo che glielo ha chiesto la Russia.
«Sono rimasto a Damasco, svolgendo i miei compiti, fino alle prime ore di domenica 8 dicembre 2024 mentre le forze terroristiche entravano a Damasco, mi sono trasferito a Latakia in coordinamento con i nostri alleati russi per supervisionare le operazioni di combattimento. All’arrivo nella base aerea di Hmeimim quella mattina è diventato chiaro che le nostre forze si erano completamente ritirate da tutte le linee di battaglia e che le ultime posizioni dell'esercito erano cadute.
Mentre la situazione sul campo nell'area continuava a peggiorare, la stessa base militare russa è finita sotto un intenso attacco da parte di droni. Senza mezzi praticabili per lasciare la base, Mosca ha chiesto al comando della base di organizzare un'evacuazione immediata in Russia la sera di domenica 8 dicembre».
Con il suo messaggio Assad parla ai suoi, per salvare la sua faccia raccontando che non è scappato a gambe levate in Russia dove Vladimir Putin lo ha accolto. E che ha ancora un «profondo senso di appartenenza alla Siria e al suo popolo, un legame che rimane incrollabile da qualsiasi posizione o circostanza. Spero che la Siria potrà essere ancora una volta libera e indipendente». Non ha menzionato direttamente gli orrori documentati dalle carceri liberate nell’ultima settimana, ma ha detto che la Siria è stata colpita da «un'ondata di disinformazione e narrazioni molto lontane dalla verità, volte a riformulare il terrorismo internazionale come una rivoluzione di liberazione per la Siria».
Si muove l’Ue
Mentre nel paese continuano i bombardamenti dei caccia israeliani (18 raid aerei hanno colpito la regione costiera di Tartus) il gruppo jihadista che ha preso il potere prosegue ad allacciare i rapporti con i partner internazionali. Al Consiglio Ue l’Alta rappresentante per la politica estera dell’Ue, Kaja Kallas, ha detto che i paesi membri discuteranno di come impegnarsi «con la nuova leadership della Siria». «Vogliamo vedere i fatti andare nella giusta direzione. Quindi non solo cosa stanno dicendo, ma anche cosa stanno facendo», ha detto Kallas annunciando l’invio a Damasco del più alto diplomatico Ue per prendere contatti con il nuovo governo. «Non possiamo lasciare un vuoto», ha detto la leader, che ha aggiunto: «La Russia e l’Iran non dovrebbero avere un ruolo nel futuro della Siria».
Più che lasciare il vuoto, Bruxelles vuole dire la sua ed evitare di perdere ulteriore terreno sulle sue controparti. Diversi paesi arabi stanno intrattenendo relazioni con il nuovo governo di transizione da giorni sia per ristabilire le proprie influenze sia per accaparrarsi grandi fette della torta della ricostruzione. Sulla situazione in Siria è intervenuta anche la premier Giorgia Meloni: «Il Medio Oriente merita una prospettiva nuova di uscita da questa crisi permanente.
La tregua in Libano e la caduta del regime di Assad in Siria sono opportunità su cui dobbiamo lavorare insieme ai nostri partner per raggiungere una pace giusta e sostenibile in tutta la regione». Ma gli equilibri geopolitici rischiano di cambiare in meno di un mese, con l’avvento alla Casa Bianca di Donald Trump. Il Tycoon ieri è intervenuto in conferenza stampa dalla Florida: «Penso che la Turchia sia molto intelligente... La Turchia ha fatto una presa di potere ostile, senza perdere molte vite. Posso dire che Assad è stato un macellaio, per quello che ha fatto ai bambini», ha detto.
Intanto, a chilometri di distanza, nella Striscia di Gaza, sono state superate le 45mila uccisioni.
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