Continuano i raid su Gaza, mentre è ancora incerto il destino degli ostaggi. Dei razzi sono stati lanciati su alcune aree di Israele, anche dal sud del Libano. Per l’Onu, l’assedio è una violazione del diritto internazionale
Al quarto giorno dall’attacco di Hamas oltre le barriere della striscia di Gaza, i razzi piovono ancora su alcune aree di Israele, mentre raid aerei bombardano senza sosta Gaza, che è sotto assedio, senza elettricità, cibo o medicinali. Sono stati lanciati dei razzi anche su Ashkelon, una cittadina costiera a 40 km da Gaza. Gli abitanti erano stati avvertiti da Hamas: «Lasciate la città entro due ore». La tv al Manar di Hezbollah ha parlato di razzi dal sud del Libano, verso Israele. Durante la giornata le sirene sono suonate a più riprese nei dintorni anche di Tel Aviv.
Le autorità continuano ad aggiornare il numero dei morti: per l’ambasciata israeliana negli Stati Uniti le perdite israeliane sono state più di 1.000. I media israeliani sono potuti entrare in uno dei kibbutz attaccati: davanti a loro occhi, i corpi di una quarantina di bambini e neonati. La testata i24News ha parlato di un «orrore inimmaginabile».
Per il ministero della Salute palestinese, riportato da Al Jazeera, i morti palestinesi sono almeno 830, tra cui almeno 150 bambini. Gli sfollati nella striscia, secondo l’Onu, sono quasi 200mila.
L’agenzia di stampa palestinese Wafa ha scritto che un attacco aereo ha ucciso anche due giornalisti palestinesi, identificati come Saeed Al-Taweel e il fotografo Mohammed Sobih. Altri tre giornalisti, secondo quanto riportato, sarebbero stati uccisi sabato, mentre lavoravano: per il Comitato per la protezione dei giornalisti si tratta del fotografo Ibrahim Mohammad Lafi, e dei reporter Mohammad Jarghoun e Mohammad El-Salhi.
Gli ostaggi
Nessun ostaggio è stato ancora liberato: per i media israeliani Hamas ha annunciato che giustizierà pubblicamente un ostaggio per ogni bombardamento non annunciato su Gaza, mentre, per la testata Haaretz, il leader politico di Hamas Ismail Haniyeh ha detto che non ci saranno trattative finché le operazioni militari andranno avanti. Si pensa le persone prigioniere siano circa 150.
Lunedì l’ambasciatore israeliano alle Nazioni unite, Gilan Erdan, ha detto alla Cnn che «certamente vogliamo vedere tornare a casa i nostri figli, figlie, nonne, tutti quelli che sono stati rapiti, ma per ora il nostro obiettivo è distruggere i terroristi di Hamas».
L’Onu
Nel frattempo, l’Alto commissario per i diritti umani dell’Onu, Volker Türk ha avvisato in un comunicato che l’assedio totale di Gaza è una violazione del diritto internazionale: «Il diritto internazionale è chiaro: l’obbligo di impegnarsi costantemente per risparmiare la popolazione civile e gli obiettivi civili rimane in vigore durante gli attacchi». Il comunicato evidenzia il rischio «di un aggravarsi della situazione umanitaria a Gaza che già di per sé è terribile».
Nel dirsi anche «scioccato e sconvolto dalle accuse di esecuzioni sommarie di civili e di terrificanti uccisioni di massa messe in atto da parte di membri di gruppi armati palestinesi», Türk ha sottolineato che «i civili non devono mai essere merce di scambio».
Il valico di Rafah
L’Egitto intanto ha chiuso fino a data da definirsi il valico di Rafah, il passaggio che collega la striscia di Gaza al paese, dopo ore di incertezza sulla sua sorte. Martedì un nuovo raid israeliano ha colpito il valico, ma un primo attacco che l’aveva già reso temporaneamente inagibile la sera precedente.
Questo passaggio avrebbe dovuto essere riaperto in giornata per permettere ai palestinesi di fuggire in Egitto: il colonnello dell’esercito israeliano Richard Hecht aveva detto in precedenza alla stampa che «Il valico di Rafah è ancora aperto. Chiunque possa uscire, gli consiglio di farlo».
Poi l’esercito aveva specificato che il valico era in realtà chiuso, mentre da Hamas arrivava l’indicazione che i palestinesi che si erano già registrati per entrare in Egitto, prima della chiusura degli edifici governativi, potevano partire. La Bbc ha spiegato che, normalmente, i palestinesi che vogliono varcare il passaggio devono registrarsi due giorni prima.
Ap news aveva anche citato un anonimo funzionario egiziano e un volontario che segnalavano dei contatti tra le autorità del Cairo, Israele e Stati Uniti per assicurare un corridoio umanitario proprio attraverso quel valico.
L’Idf controlla il confine di Gaza
Israele ha ripreso il pieno controllo del confine di Gaza, secondo il portavoce dell’Idf, le forze di difesa israeliane, il contrammiraglio Daniel Hagari: stando a quanto riferito, i punti della barriera con Gaza che erano stati sfondati sabato sono stati minati. Il colonnello Richard Hecht ha annunciato anche il «ritrovamento» di 1.500 corpi di combattenti di Hamas sul territorio israeliano, mentre sarebbe stato ripristinato il «controllo totale» del confine con Gaza e del sud del Paese. Duecento «obiettivi» – sempre secondo le parole di Hecht – sarebbero stati colpiti dentro Gaza.
Una fonte di Hamas riportata da Reuters ha riferito poi della morte di due funzionari di Hamas, il ministro dell’Economia Joad Abu Shmalah e di Zakaria Abu Mamr. Sarebbero rimasti uccisi durante i bombardamenti su Khan Younis, che si trova nel sud della striscia di Gaza. Anche l’esercito israeliano ha confermato.
Hamas, da parte sua, si è detta pronta «a una lunga guerra». Parlando con l'Associated Press, Ali Barakeh, membro della leadership di Hamas in esilio ha spiegato che «alleati come l'Iran e gli Hezbollah libanesi si uniranno alla battaglia se Gaza sarà sottomessa ad una guerra di annientamento».
L’Iran
Costantemente chiamato in causa, ancora non è stato chiarito il ruolo dell’Iran nell’attacco di Hamas. L’ayatollah Ali Khamenei ha negato il coinvolgimento del paese, e Stati Uniti e Israele non hanno trovato prove di un’azione dell’Iran. Il Washington Post ha sostenuto invece che fonti dell’intelligence, tra ex funzionari e quelli ancora in attività, hanno parlato di un supporto iraniano all’operazione di Hamas.
La jihad islamica in Libano
L’attenzione è rivolta anche sul fronte libanese: Hezbollah, il partito armato filo-iraniano, ha ingaggiato l'esercito israeliano assieme ad altri della Jihad islamica in una sparatoria alla frontiera, preceduta e seguita da bombardamenti di artiglieria contro zone non abitate del sud del Libano. I miliziani sciiti filo-iraniani, che hanno ammesso di aver perso quattro miliziani, hanno poi lanciato un raid su due caserme israeliane.
Le Forze di difesa israeliane hanno ampliato la loro presenza lungo il confine, ammassando decine di migliaia di truppe aggiuntive. «La situazione» al confine con il Libano «è instabile» ha spiegato Jonathan Conricus, portavoce dell’esercito. «Siamo vigili. Abbiamo aggiunto decine di migliaia di truppe aggiuntive lungo il confine - riservisti e unità regolari - in previsione di un attacco di Hezbollah». Israele ha richiamato nelle ultime ore oltre 300mila riservisti che stanno rientrando in patria.
L’Europa
Lunedì sera, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha partecipato a una riunione telefonica con il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, il primo ministro britannico, Rishi Sunak, il presidente della Repubblica Francese, Emmanuel Macron, e il cancelliere tedesco, Olaf Scholz.
I cinque capi di Stato e di governo, come si legge in una nota di palazzo Chigi, «hanno espresso un fermo sostegno ad Israele e una inequivocabile condanna degli spaventosi atti criminali di Hamas, che hanno causato un terribile numero di vittime innocenti, inclusi bambini, donne ed anziani». «La tutela della vita degli ostaggi» continua la nota, «è una priorità assoluta e su di essa si concentreranno gli sforzi diplomatici».
Meloni «nel riaffermare il diritto di Israele a difendersi, ha indicato la necessità di operare per evitare un ampliamento della crisi a livello regionale e per tutelare la popolazione civile coinvolta».
L’Alto rappresentante dell’Unione europea per la politica estera Josep Borrell, durante la conferenza stampa a Muscat alla fine del vertice tra l’Unione e i paesi del Golfo, ha condannato «qualsiasi attacco ai civili» e, come cita Ansa, ha richiamato al rispetto dei «principi universali del diritto internazionale». Borrell aveva convocato per martedì anche una riunione d’emergenza del Consiglio Affari esteri, invitando anche i ministri israeliano e palestinesi.
La Farnesina intanto sta gestendo il ritorno degli italiani: sono atterrati questa mattina all'aeroporto di Pratica di Mare i due aerei militari italiani Boeing Kc767 con a bordo circa 200 connazionali rientrati da Israele, e ne sarebbero in arrivo altri 500.
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