- Paul-Henri Sandaogo Damiba, il presidente leader della giunta golpista a capo del Burkina Faso dal 23 gennaio scorso, è stato estromesso dal capitano Ibrahim Traore. Sullo sfondo l’avversione per la Francia e la progressiva penetrazione russa.
- La Russia, chiamata dai golpisti a sostenere la lotta alla penetrazione jihadista e sostituire la Francia giudicata inefficace e colonialista, è ormai nel paese – così come in vari altri in Africa – una presenza stabile e ben vista dalla popolazione.
- Riguardo le nuove linee strategiche che il nuovo governo adotterà, tutto resta ancora molto confuso. L’avversione verso la Francia sembra rimanere uno dei punti certi.
Il 28 settembre Paul-Henri Sandaogo Damiba, il presidente leader della giunta golpista a capo del Burkina Faso dal 23 gennaio scorso, scendeva dalla scalette dell’aereo che lo riportava a Ouagadougou, dopo aver rappresentato il suo paese all’Assemblea generale delle Nazioni unite a New York. Nel suo discorso aveva difeso il colpo di stato definendolo «una questione di sopravvivenza per la nostra nazione», anche se riconosceva che si era trattato di un atto "forse riprovevole».
Neanche il tempo di disfare le valige che, il 30 settembre, si è ritrovato estromesso dal governo. Nelle sliding doors golpiste del piccolo paese dell’Africa centro-occidentale, esce, dopo nemmeno nove mesi, Damiba, ed entra il capitano Ibrahim Traore.
Il tutto in un momento in cui i golpisti precedenti cominciavano a guadagnare un loro posizionamento geopolitico forti anche del sostegno di Mosca: proprio a New York, Damiba aveva incontrato il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, per un colloquio in cui i due avevano rafforzato una collaborazione già molto avanzata.
Vicini alla Russia
La Russia, chiamata dai golpisti a sostenere la lotta alla penetrazione jihadista e sostituire la Francia giudicata inefficace e colonialista, è ormai nel paese – così come in vari altri in Africa – una presenza stabile e ben vista dalla popolazione.
«La collaborazione tra Russia e Burkina Faso – recita una nota presidenziale datata 28 settembre, due giorni prima del colpo di stato – dura da decenni e oggi i due paesi intendono consolidarla alla luce delle sfide attuali».
Resta da capire se il nuovo giovane presidente proseguirà sulla linea del predecessore o prenderà le distanze da Mosca. Tra i motivi che potrebbero aver portato all’ennesimo cambio al potere, infatti, ci potrebbe essere la volontà di cambiare strategia visto che, come riporta il sito Africa ExPress, dopo otto mesi, i risultati ottenuti nella lotta contro il terrorismo di stampo jihadista, sono lontani dagli obiettivi minimi prefissati.
Lontani da Parigi
Riguardo le nuove linee strategiche che il nuovo governo adotterà, tutto resta ancora molto confuso. L’avversione verso la Francia sembra rimanere uno dei punti certi: in un comunicato diramato nella giornata del 2 ottobre dalla radio-televisione nazionale, i militari autori del nuovo golpe accusano Damiba di tramare una reazione da una base francese vicina a Ouagadougou e la Francia, quindi, di sostenerlo. Aggiungono inoltre la volontà di rivolgersi ad altri partner nella lotta al terrorismo, escludendo però aprioristicamente proprio la Francia.
L’ipotesi di un possibile riavvicinamento alla Francia da parte della precedente giunta alla base dei motivi del nuovo rivolgimento, e dei conseguenti malumori diffusisi tra la popolazione che non perde occasione di manifestare la propria avversione verso l’ex potenza coloniale, sarebbe suffragata da una serie di manifestazioni anti Parigi inscenate nei mesi precedenti.
Ad agosto, dimostranti raggruppati nel "Movimento M30 Naaba Wobgo" chiedevano l’immediata cacciata dell'ambasciatore francese Luc Hallade dal Burkina Faso e la fine degli accordi di cooperazione con la Francia (proprio come successo in Mali all’inizio di quest’anno, ndr). La risposta della polizia è stata molto dura e dopo lanci di gas lacrimogeni, molti manifestanti sono stati arrestati.
Colpi di stato
È la seconda capriola golpista del paese in meno di nove mesi, l’ennesima dell’area che ha visto dal 2020 due colpi di stato in Mali (agosto 2020, aprile 2021), uno in Ciad (aprile 2021), Guinea Conakry (settembre 2021), Sudan (ottobre 2021) e, appunto Burkina Faso.
In quasi tutti i casi, se si eccettua in il Sudan, si è trattato di golpe in gran parte incruenti e appoggiati dalla popolazione stanca di esecutivi corrotti e incapaci di garantire sicurezza e ripresa economica. Si attende di vedere come reagiranno i burkinabè a questa nuova situazione che, per il momento, crea uno stato di generale instabilità.
Cosa succede ora
Dura la reazione della comunità internazionale che solo qualche mese fa condannava il golpe di Damiba e ora si trova, in qualche modo, a difenderlo. L’Ecowas (Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale) ha definito il golpe inopportuno «visto che era già stato raggiunto un accordo per il ritorno all’ordine costituzionale per il 2024» e che le pesantissime sanzioni erano state parzialmente rimosse.
Traoré ha dichiarato di voler rispettare l’agenda e guidare il paese in un periodo di transizione verso le elezioni. Nel frattempo Damiba, dopo aver accettato il nuovo stato di cose al fine di «evitare un confronto violento e un possibile bagno di sangue», è volato in Togo, storico e tuttora saldo alleato della Francia nell’area.
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