Il presidente polacco ha chiesto al governo di garantire la partecipazione del presidente israeliano alle commemorazioni dell’Olocausto «senza ostacoli». In barba al mandato d’arresto spiccato dalla Corte penale internazionale
Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, non sarà arrestato se si recherà in Polonia per partecipare alle commemorazioni dell'Olocausto alla fine di gennaio.
Secondo l’agenzia finanziaria americana Bloomberg, dopo che i principali media polacchi, tra cui Rzeczpospolita, hanno riferito che il primo ministro israeliano avrebbe evitato di partecipare alle commemorazioni per l’80esimo anniversario della liberazione da parte dell’armata Rossa del campo di concentramento nazista di Auschwitz per timore di essere arrestato come richiesto dalla Corte penale internazionale, il presidente polacco Andrzej Duda ha chiesto al governo di garantire che la permanenza di Netanyahu sia «senza ostacoli».
Duda ha preso carta e penna e ha scritto al premier polacco, il liberaldemocratico ed europeista Donald Tusk che ha sconfitto alle ultime elezioni politiche polacche i sovranisti del Pis, sottolineando le «circostanze assolutamente eccezionali» degli eventi e chiedendo di «escogitare una formula adeguata» per garantire che il premier nazionalista Netanyahu non venga arrestato e assicurare che il Paese rispetti il diritto internazionale.
Successivamente il governo polacco guidato da Donald Tusk ha dichiarato che garantirà un accesso «libero e sicuro» ai responsabili israeliani che desiderano assistere alle commemorazioni degli anni 80 della liberazione del campo nazista di Auschwitz-Birkenau.
La Polonia «garantirà un accesso libero e sicuro e la partecipazione a queste commemorazioni per i più alti rappresentanti dello Stato israeliano», ha dichiarato il governo in un comunicato firmato dal premier Donald Tusk.
Tuttavia secondo l'ufficio di Netanyahu, il premier non sarebbe ancora stato invitato alle cerimonie per la commemorazione.
Va ricordato che nel recente passato Vladimir Putin, in occasione di un vertice dei Brics da tenersi in Sudafrica aveva preferito collegarsi da remoto in quanto non aveva avuto garanzie sufficienti che la magistratura di Pretoria non avrebbe dato applicazione al mandato di arresto internazionale che pende sul suo capo.
Eletto il presidente libanese
Intanto in Medio Oriente dopo due anni di impasse politico e mentre il Paese dei Cedri attraversava una terribile crisi economica e una guerra con Israele, i legislatori libanesi dopo aver fallito 12 volte nel nominare un capo di stato ieri hanno finalmente scelto Joseph Aoun, come nuovo presidente.
Joseph Aoun, «uomo di grande spessore, di grande qualità e amico dell'Italia, che conosciamo molto bene», ha dichiarato il ministro degli Esteri Antonio Tajani, a margine della riunione dei ministri degli Esteri del Quintetto, andata in scena a Roma. «Riteniamo che possa favorire una nuova stagione tra Libano e Israele e si possa rafforzare il cessate il fuoco - ha proseguito - e una sempre più efficiente presenza italiana in Unifil nel sud del Paese, magari cambiando le regole di ingaggio. Siria ed elezione di Aoun sono due elementi positivi».
ll 60enne generale Joseph Aoun, cristiano maronita, per anni capo dell'esercito libanese, uomo considerato vicino agli Stati Uniti e non ostile allo Stato ebraico, è stato eletto dal parlamento con 99 voti su 128 al secondo turno della 13ma seduta parlamentare. L'esito del voto, a cui hanno partecipato anche i deputati di Hezbollah, era stato in larga parte annunciato.
Soprattutto alla luce dei clamorosi recenti stravolgimenti regionali che hanno di fatto determinato la sconfitta di tutto il fronte filo-iraniano a favore dell'asse americano-israeliano: l'indebolimento significativo di Hezbollah e del suo alleato iraniano nella guerra con Israele; e la dissoluzione, nella vicina Siria, del potere incarnato da mezzo secolo dalla famiglia Assad, per decenni dominante in Libano e alleata proprio della Repubblica islamica e del movimento sciita libanese.
Israele è stato il primo Paese della regione a felicitarsi dell'elezione di Aoun. Il ministro degli Esteri Gideon Saar ha auspicato che questo sviluppo contribuisca alla "stabilità" e alle "buone relazioni tra Paesi vicini". L'inviato speciale Usa Amos Hochstein, nei giorni scorsi a Beirut proprio per fare pressioni sulle élite libanesi in favore di Aoun, ha detto che la sua elezione "è un passo verso la pace e la stabilità" del Libano.
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