L’attacco di terra israeliano in Libano potrebbe essere imminente. I segnali in questo senso si sono rincorsi durante tutta la giornata di lunedì. «La prossima fase della guerra contro Hezbollah comincerà presto. Sarà un fattore significativo nel cambiamento della situazione della sicurezza e ci permetterà di completare l’importante missione di far tornare i residenti nelle proprie case», ha detto il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, in un incontro con sindaci della zona nord del Paese, da cui sono state evacuate da circa un anno decine di migliaia di persone.

Scarponi nel terreno

Nel tardo pomeriggio alcuni media internazionali, citando una fonte americana, hanno parlato di un attacco imminente, ma limitato a mettere in sicurezza la zona nord di Israele. Altri notavano che il posizionamento di truppe israeliane in prossimità del confine nord portava a concludere la stessa valutazione. L’Idf avrebbe anche realizzato una serie di incursioni di terra nel sud del Libano negli ultimi giorni per raccogliere dati di intelligence e preparare l’attacco di terra.

Hezbollah, per bocca del suo numero due dell’organizzazione, Naim Qassem, ha risposto che il gruppo è preparato a qualsiasi evenienza. «Siamo pronti se gli israeliani decidono di entrare via terra» ha detto Qassem in un messaggio registrato in un luogo nascosto. Il Partito di Dio nominerà il successore di Nasrallah al più presto, ha assicurato Qassem, avvertendo che il conflitto con Israele sarà lungo. Il successore più accreditato in queste ore è il sessantenne libanese Hashem Safieddine, cugino di Nasrallah e capo del consiglio esecutivo di Hezbollah, di cui è anche uno dei fondatori. Noto per le sue abilità da oratore, Safieddine è rispettato sia dal gruppo paramilitare che da Teheran.

Appello di Bibi agli iraniani

Nel frattempo, il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, si è rivolto direttamente agli iraniani e non alla leadership del Paese, mentre i bombardamenti sul Libano continuano incessantemente e il mondo si interroga su che cosa farà Teheran, ora che l’alleato Hezbollah ha subito perdite molto gravi, tra cui lo storico capo Hassan Nasrallah. «Il popolo iraniano deve sapere. Israele è con voi» ha detto il premier. «Ogni giorno vedete un regime che vi soggioga, che fa discorsi infuocati sulla difesa del Libano, sulla difesa di Gaza. Tuttavia, ogni giorno quel regime fa sprofondare la nostra regione sempre più nell’oscurità e nella guerra» ha detto Bibi.

La morte di Nasrallah ha provocato in Iran reazioni contrastanti. Malgrado i cinque giorni di lutto nazionale proclamati dal regime, molti iraniani hanno invece festeggiato, al pari di molti israeliani galvanizzati dai recenti successi militari, secondo varie testimonianze circolate negli ultimi giorni. Avendo Hezbollah giocato un ruolo chiave nella politica estera di Teheran, molti iraniani considerano il movimento come corresponsabile dell’isolamento del Paese e delle sanzioni internazionali.

Facendo leva sul malcontento interno nei confronti della Repubblica islamica, Netanyahu ha invitato gli iraniani a non permettere ad un «piccolo gruppo di teocrati fanatici» di distruggere le loro speranze e i loro sogni. «Non c’è alcun luogo in Medio Oriente che Israele non può raggiungere. Non c’è alcun luogo dove non andremo per proteggere il nostro popolo e il nostro Paese», ha detto. «Quando l’Iran sarà finalmente libero e quel momento arriverà prima di quanto si creda, tutto sarà diverso. I nostri due antichi popoli, il popolo ebraico ed il popolo persiano, saranno finalmente in pace. I nostri due Paesi, Israele e l’Iran, saranno in pace» ha chiosato il premier israeliano alludendo alla possibilità di un regime change.

Il messaggio di Bibi arriva in un momento cruciale per gli sviluppi in Medio Oriente, con i timori dello scoppio di una guerra regionale che si moltiplicano di giorno in giorno. I pesanti bombardamenti israeliani, seguiti agli attacchi sferrati contro i miliziani di Hezbollah attraverso l’esplosione dei cercapersone e dei walkie-talkie e l’uccisione di vari leader del gruppo filoiraniano, stanno mettendo Teheran sempre più con le spalle al muro.

La partita con Teheran

Ora l’Iran si trova a dover scegliere se essere coinvolto direttamente nel conflitto con Israele, mentre Hezbollah sembra soccombere. Un tale scenario, però, potrebbe obbligare gli Stati Uniti a scendere in campo per difendere Israele, mettendo in pericolo la sopravvivenza stessa del regime degli ayatollah.

Nel contempo, la debolezza attuale del gruppo libanese, come pure degli altri alleati dell’Iran – gli Houthi dello Yemen e i gruppi sciiti di Siria ed Iraq – potrebbe indurre Israele ad azioni ancora più forti nella regione. Queste potrebbero includere attacchi su suolo iraniano mirati a distruggere i siti nucleari del Paese, per scongiurare la costruzione di armi atomiche, hanno fatto notare alcuni osservatori, come Gideon Rachman del Financial Times.

All’indomani dell’uccisione di Hassan Nasrallah, il capo storico di Hezbollah, Netanyahu aveva infatti parlato di un’opportunità senza precedenti di cambiare gli equilibri regionali per gli anni a venire.

Mentre gli sforzi diplomatici per evitare l’invasione di terra e ottenere un cessate il fuoco continuavano, il premier libanese Najib Mikati ha detto che il suo governo è pronto a mandare a sud l’esercito del Paese per implementare la risoluzione Onu del 2006, che obbliga Hezbollah a mantenersi a nord del fiume Litani, a circa 30 chilometri dal confine con Israele, malgrado il divieto non sia stato rispettato dai miliziani in tutti questi anni e Beirut non sia riuscita a fare molto per imporlo. Nei pesanti bombardamenti delle scorse ore, Israele ha ucciso il capo di Hamas in Libano Fateh Sherif Abu el-Amin insieme ad alcuni membri della sua famiglia. Sherif aveva lavorato come insegnante per l’Unrwa, l’agenzia delle Nazioni Unite per i profughi palestinesi, fino a marzo, ma poi era stato sospeso dopo che l’agenzia aveva iniziato delle indagini sulle sue attività politiche. Nelle ultime due settimane, circa mille persone sono state rimaste uccise nei bombardamenti israeliani, secondo il governo libanese. Gli sfollati sono circa un milione.

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