Attacco armato all’ambasciata Usa a Beirut, fermato un siriano. Il capo della Cia in missione per portare avanti il piano di Biden
Sale la tensione al confine con il Libano, dove le truppe dello stato ebraico si confrontano quotidianamente con Hezbollah, il gruppo filoiraniano. Scontri che nell’ultima settimana si sono intensificati, con lancio di missili e droni da parte delle milizie sciite che hanno anche innescato vasti incendi.
Il premier Benjamin Netanyahu, durante una visita alla zona di confine settentrionale, ha avvertito che Israele è «preparato per un’operazione molto intensa nel nord. In un modo o nell’altro ripristineremo la sicurezza». Netanyahu ha visitato Kiryat Shmona dove martedì sono divampati gli incendi dopo il lancio di droni dal Libano.
Secondo il Washington Post tre alti funzionari israeliani hanno avvertito che un’offensiva al confine con il Libano potrebbe essere imminente se il ritmo costante degli scontri con Hezbollah non verrà risolto.
Non ci sono solo le parole del premier a far salire la tensione. Anche il ministro della Difesa, Yoav Gallant, ha ribadito che «i negoziati con Hamas saranno condotti sotto il fuoco», assicurando che le truppe continueranno a «combattere e logorare il nemico». Il ministro della Difesa mercoledì ha volato con un F-15 sui confini con Gaza e il Libano. «Gli attacchi dell’Idf sono visibili su ogni fronte. Andremo avanti», ha detto.
Gli scontri dall’inizio di ottobre hanno ucciso 455 persone in Libano, in grande maggioranza miliziani, ma anche 88 civili, mentre sul lato israeliano, sono rimasti uccisi almeno 14 soldati e 11 civili. Il governo israeliano ha aumentato da 300.000 a 350.000 il numero di riservisti che le forze armate possono richiamare in caso di necessità. Una decisione, ha precisato l’Idf, che non riguarda le tensioni al nord, ma è legata all’operazione a Rafah che richiede più soldati di quanto inizialmente previsto. Un segnale comunque di allerta preoccupante.
Burns a Doha
Israele continua a bombardare Rafah e altre zone della Striscia mentre proseguono gli sforzi diplomatici di Qatar, Egitto e Usa per raggiungere un accordo sul cessate il fuoco.
La proposta israeliana per un accordo per una tregua a Gaza in cambio della liberazione degli ostaggi è ancora valida. Lo ha affermato alla Nbc il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan, sottolineando che «il governo israeliano ha riconfermato anche oggi che la proposta è ancora sul tavolo e spetta ad Hamas accettarla». Il presidente degli Stati Uniti «crede davvero che siamo a un punto di svolta nella storia», ha aggiunto John Kirby, portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale in riferimento alla visita in Francia del numero uno della Casa Bianca per l’anniversario dello sbarco in Normandia.
Non solo. Il capo della Cia, William Burns è arrivato a Doha per i nuovi negoziati per il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi. Lo riportano Axios e il Wall Street Journal, aggiungendo che l’inviato del presidente americano Joe Biden in Medio Oriente, Brett McGurk, dovrebbe invece atterrare al Cairo. I due tenteranno di imprimere l’accelerazione decisiva sull’intesa proposta dal presidente Biden e che per il momento è in una delicata fase di stallo.
Per i palestinesi oltre alla delegazione di Hamas ci sarà anche la rappresentanza del movimento Fatah al Cairo, guidata da Ruhi Fattouh, ex presidente ad interim dell’Anp, dopo Arafat e prima di Abu Mazen.
Il veto di Ben Gvir
Netanyahu è sotto il pressing dei ministri della destra messianica della sua coalizione che nei giorni scorsi hanno chiesto un’azione più decisa al nord, invocando un conflitto aperto.
Inoltre Potere ebraico, il partito di Itamar Ben Gvir, non voterà con la coalizione di governo di cui fa parte finché il premier Netanyahu non renderà noto integralmente l’accordo sulla possibile tregua con Hamas. «Il premier», ha denunciato il partito, «nasconde la bozza dell’accordo con Hamas che prevede una clausola sulla fine della guerra, e addirittura evita di presentarla al ministro Ben Gvir nonostante la sua promessa». Una situazione molto complessa per Netanyahu che rischia di perdere la maggioranza.
Sempre in Libano, un siriano armato è stato arrestato dopo aver sparato contro l’ambasciata americana. Il motivo non è chiaro, ma il personale dell’ambasciata è al sicuro e la struttura non è stata danneggiata. Le forze di sicurezza hanno arrestato anche il fratello, che vive nella valle della Bekaa. «È in corso un’indagine per determinare le circostanze dell’incidente e arrestare tutte le persone coinvolte», ha fatto sapere la rappresentanza diplomatica, aggiungendo che l’ambasciatrice Lisa Johnson si trova attualmente fuori dal Libano.
Israele inoltre ha affermato che sta gradualmente eliminando l’uso di un campo di detenzione nel deserto dove i prigionieri palestinesi hanno denunciato abusi estremi. La decisione fa seguito a un provvedimento delle autorità sul campo di Sde Teiman in risposta a una petizione che si basava in gran parte sui resoconti della Cnn.
Infine, l’Unione europea ha inviato al governo Netanyahu l’invito per la convocazione del Consiglio di Associazione Ue-Israele.
Nel corso del Consiglio Affari Esteri è emersa l’indicazione di verificare il rispetto dei termini dell’Accordo di Associazione, che ha tra le condizioni per la sua legittimità il rispetto dei diritti umani da parte di entrambi le parti.
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