Altri carri e soldati si aggiungono a quella che Israele aveva definito una operazione «limitata». Netanyahu annuncia: ucciso il nuovo capo di Hezbollah, ma per le Idf «i risultati di questo attacco sono ancora in fase di studio, Hezbollah sta cercando di nascondere i dettagli. Quando lo sapremo, lo diremo». Morto l’autista dei cronisti Rai attaccati
Israele espande l’invasione nel sud del Libano. Le Forze israeliane hanno annunciato di aver avviato un'operazione terrestre «limitata, localizzata e mirata» contro Hezbollah nella parte occidentale del Libano meridionale. È l’apertura in realtà del secondo fronte terrestre a nord a un anno dall’inizio delle ostilità nel sud a Gaza che hanno trasformato da prigione a cielo aperto a “cimitero” la Striscia, per usare le parole del responsabile dell’agenzia Onu per l’area, Michel Lazzarini.
L'operazione terrestre israeliana nel Libano meridionale è iniziata il 30 settembre; fino ad ora si era concentrata sul lato orientale del confine. La divisione di riserva si unisce alle tre divisioni dell'esercito già operative nei settori centrale e orientale del Libano meridionale, aggiungendo migliaia di truppe all'offensiva terrestre di Israele, portando il numero totale di soldati dispiegati in Libano a superare probabilmente le 15.000 unità.
Il portavoce israeliano in lingua araba, Avichay Adraee, ha intanto diffuso un nuovo avviso ai libanesi residenti nel sud del paese, invitandoli (per evitare di essere bombardati) a spostarsi verso nord e aggiungendo così nuovi profughi al milione di senza tetto già fuggiti dal conflitto che ha provocato più di 2mila morti in Libano.
Troupe aggredita
In questo quadro di tensione alle stelle una troupe del Tg3 è stata aggredita in Libano, vicino a Sidone. L'autista locale ha avuto un infarto ed è morto. Lo denuncia il Tg3 riportando il racconto dell'inviata Lucia Goracci, che afferma che prima un uomo armato e poi un gruppo di persone si sono avvicinate e hanno cominciato a minacciare i giornalisti.
A quel punto l'autista ha avuto un malore ed è morto, nonostante il massaggio cardiaco. Il fixer, un collaboratore di provata esperienza, aveva segnalato a Hezbollah la presenza dei giornalisti.
I timori Usa
Due settimane dopo che Israele ha annullato una proposta di cessate il fuoco guidata dagli Stati Uniti e Francia per 21 giorni con Hezbollah, Washington non sta più cercando attivamente di rilanciare l'accordo e si e rassegnata a cercare di modellare e limitare le operazioni israeliane in Libano e contro l'Iran: lo hanno detto funzionari statunitensi alla Cnn spiegando che all'interno dell'amministrazione Biden sono alte le preoccupazioni sul fatto che ciò che Israele ha promesso, cioè che sarebbe stata un'operazione limitata, si trasformerà presto in un conflitto su larga scala e prolungato così come avvenne nell’attacco a Rafah nella Striscia di Gaza.
Biden aveva chiesto a Netanyahu un anno fa di non fare gli errori strategici americani quando risposero all’attacco dell’11 settembre allargando il conflitto in Medio Oriente, ma il premier israeliano non ha mai ascoltato gli avvertimenti presidenziali continuando a farsi guidare dallo spirito di vendetta e annientamento totale del nemico senza visione strategica se non quella della Grande Israele, possibilmente senza palestinesi nei suoi nuovi confini.
La morte di Safieddine
Ieri sera in un videomessaggio Netanyahu ha confermato quello che la Difesa aveva dato come «molto probabile» fino a qualche ora prima: il successore di Hassan Nasrallah, Hashem Safieddine, è stato ucciso. Il premier ha detto che Israele ha «diminuito le capacità di Hezbollah, eliminato migliaia di terroristi, incluso Nasrallah, e il rimpiazzo di Nasrallah, e il rimpiazzo del suo rimpiazzo»., concludendo con soddisfazione che «oggi Hezbollah è nel suo momento più debole in molti, molti anni».
Il ministro della Difesa, Yoav Gallant, parlando ai soldati aveva detto che «le azioni intraprese da Israele vengono osservate in tutto il Medio Oriente. Quando il fumo in Libano si sarà diradato, si renderanno conto in Iran di aver perso la loro risorsa più preziosa, ovvero Hezbollah», ha aggiunto. L’Idf ha reso noto che ieri le milizie sciite filoiraniane legate a Hezbollah hanno lanciato sul territorio israeliano 135 ordigni.
Intanto, Israele non cessa di bombardare il nord della Striscia dopo un anno di conflitto che ha provocato 41mila morti palestinesi. La Protezione civile di Gaza ha annunciato che 17 persone sono state uccise in un attacco israeliano. L’agenzia di stampa palestinese Wafa riferisce che uno dei suoi corrispondenti ha affermato che «c’erano decine di morti e feriti che giacevano nelle strade di Jabalya». Almeno 43 palestinesi sono stati uccisi ieri nella Striscia dall’esercito israeliano: lo hanno riferito fonti mediche ad Al Jazeera. Il bilancio include le vittime dell’attacco al campo profughi di Jabalya nel nord della Striscia, secondo le stesse fonti.
«Pronti a ogni scenario»
L'Iran è «pronto a qualsiasi scenario» e le sue forze armate «sono completamente preparate». Lo ha affermato il ministro degli Esteri di Teheran, Abbas Araghchi, aggiungendo che la Repubblica islamica ha «individuato tutti gli obiettivi necessari», mentre tenta di «fermare i conflitti e raggiungere un accordo accettabile per il cessate il fuoco».
Araghchi ha dichiarato che si recherà in Arabia Saudita, e in altri paesi della regione, per consultazioni sugli ultimi sviluppi regionali e per «cercare di fermare i crimini del regime sionista in Libano e Gaza».
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