Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu ha deciso di allargare il conflitto in Cisgiordania dove governa (da troppo tempo) il presidente dell’Anp Abu Mazen. Netanyahu e Abu Mazen sono entrambi due ombre del passato che continuano a governare sebbene politicamente finiti da tempo.

L’ala armata di Fatah sta prendendo parte ai combattimenti con il lancio di bombe contro le truppe israeliane. Hamas ha accusato l’Idf di voler allargare la guerra mentre gli Usa stanno tentando di raggiungere un accordo per una tregua in cambio del rilascio degli ostaggi ancora in vita non si sa con quante probabilità di riuscire nell’intento.

L’Idf ha lanciato una vasta operazione in Cisgiordania nell’area di Tulkarem dove si troverebbe una rete che ha diretto il fallito attentato della scorsa settimana a Tel Aviv. L’attentatore è stato identificato da Hamas come Jaafar Mona, di Nablus, rimasto ucciso dall’ordigno esploso prima del prima del tempo mentre si dirigeva a una sinagoga.

Hamas e Jihad islamica palestinese hanno rivendicato la responsabilità dell’attacco del 18 agosto.

L’operazione dell’Idf nella Cisgiordania settentrionale dovrebbe durare diversi giorni. L’operazione si concentra principalmente nell’area di Tulkarem, ma le truppe hanno svolto attività anche a Jenin e nel campo di Fara, vicino a Tubas. Jenin, obiettivo dei raid israeliani, è un simbolo della resistenza dei palestinesi scrive il Nyt. Finora almeno 10 palestinesi sono stati uccisi.

La condanna Onu

L’Alto commissariato delle Nazioni unite per i diritti umani ha condannato la «risposta sempre più militare» delle forze di sicurezza israeliane e ha affermato che l’operazione «viola il diritto internazionale e rischia di infiammare ancora una situazione già esplosiva».

Il ministro degli Esteri Israel Katz riferendosi alla vasta operazione lanciata dall’esercito israeliano in Samaria e Valle del Giordano, ha chiesto «l’evacuazione temporanea dei palestinesi dall’area, in modo simile a come avviene in alcune zone della Striscia di Gaza». Una dichiarazione che ha infiammato ulteriormente gli animi facendo temere un piano per costringere i palestinesi ad abbandonare le loro abitazioni e favorire l’espansione dei coloni nell’area.

L’assalto, uno dei più grandi visti in Cisgiordania negli ultimi mesi, ha fatto seguito a una serie di raid minori nella zona nelle ultime settimane. Con le forze israeliane che combattono contro Hamas a Gaza e hanno affrontato preventivamente un attacco del movimento Hezbollah sostenuto dall’Iran nel sud del Libano, ora si aggiunge l’operazione in Cisgiordania che ha sottolineato le molteplici minacce alla sicurezza che Israele sta combattendo dall’inizio della guerra di Gaza.

L’ala armata di Fatah ha affermato che i loro uomini armati stavano facendo esplodere bombe contro veicoli militari israeliani nelle tre aree della Cisgiordania. Un portavoce militare ha detto, riporta la Reuters, che i militari hanno valutato che ci fosse una «minaccia immediata» per i civili, e che l’operazione faceva parte di una strategia volta a contrastare gli attacchi. «La minaccia terroristica in quest’area non è nuova, non è iniziata ieri e non finirà domani», ha detto ai giornalisti il tenente colonnello Nadav Shoshani.

Migliaia di palestinesi sono stati arrestati in raid e più di 660 – combattenti e civili – sono stati uccisi in Cisgiordania e a Gerusalemme Est da quando la guerra a Gaza è iniziata quasi 11 mesi fa, secondo i dati del ministero della Sanità palestinese. Secondo i conteggi israeliani, nello stesso periodo almeno 30 israeliani sono stati uccisi in attacchi a Gerusalemme e in Cisgiordania.

L’ultima ondata di violenza israelo-palestinese è iniziata il 7 ottobre, dopo che i militanti di Hamas hanno fatto irruzione nel sud di Israele, uccidendo 1.200 persone e prendendo più di 250 ostaggi, secondo dati israeliani. Da allora la campagna israeliana a Gaza ha raso al suolo intere aree dell’enclave, sfollato quasi tutti i suoi 2,3 milioni di persone, provocato fame e malattie mortali e ucciso più di 40.500 persone, riportano i funzionari sanitari palestinesi.

I colloqui mediati a livello internazionale per porre fine al conflitto continuano, con Hamas e Israele che si scambiano la colpa per la mancanza di progressi e gli Stati Uniti che esprimono ottimismo sulla possibilità di raggiungere un cessate il fuoco.

Irruzione all’ospedale

L’Idf ha informato le forze di polizia dell’Anp che intende fare irruzione nell’ospedale Ibn Sinai a Jenin, che intanto è stato circondato. Le forze di difesa israeliane (Idf) hanno smentito le notizie di fonte palestinese secondo cui le truppe sarebbero entrate negli ospedali di Jenin e Tulkarem come parte dell’operazione lanciata in Cisgiordania. L’Idf sottolinea che non ci sono danni che impediscano il funzionamento degli ospedali, non vi sono problemi all’elettricità e all’acqua, ed è possibile entrare e uscire dagli edifici. «Il nemico usa gli ospedali per rifugiarsi durante uno scontro con le nostre forze e ne abbiamo la prova», ha detto l’esercito.

Il governatore di Jenin ha dichiarato in un’intervista ad Ashams Radio che l’Idf ha informato le autorità palestinesi che intendeva fare irruzione nell’ospedale governativo della città. Il ministero della Salute palestinese in Cisgiordania ha chiesto un intervento internazionale per impedire l’irruzione. L’ospedale ha riferito che solo le ambulanze sono autorizzate ad accedere alla zona e che l’esercito sta controllando ogni veicolo per individuare eventuali persone armate o ricercate nascoste al suo interno.

Sanzioni Usa

Il dipartimento di Stato e quello del Tesoro americani hanno annunciato nuove sanzioni contro l’organizzazione Hashomer Yosh che opera in Cisgiordania a causa del suo sostegno alla «violenza dei coloni estremisti contro i palestinesi e perché mette a rischio le prospettive di stabilità della regione». Sul nuovo fronte del conflitto resta da vedere la reazione della Casa Bianca: se si metterà nella posizione di sostegno a oltranza per Israele o se esprimerà qualche critica. Con l’Europa in altissimo mare di fronte alla fiammata tra Israele e Anp.

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