È una corsa contro il tempo e contro i continui sabotaggi di chi non vuole davvero la fine del conflitto a Gaza. In questo quadro ecco arrivare un ultimatum informale della Casa Bianca, reso noto dalla diplomazia del maggior paese islamico membro della Nato, la Turchia di Recep Tayyip Erdogan. Il messaggio è chiaro e suona come l’ultima chiamata utile. Se entro due settimane non sarà raggiunto un accordo nel negoziato sul cessate il fuoco a Gaza e sullo scambio di prigionieri, gli Stati Uniti si ritireranno dai colloqui.

Lo ha fatto sapere il ministero degli Esteri turco, citando informazioni ottenute da Hamas. Come riferisce l’agenzia di stato Anadolu, il ministero turco ha fatto sapere che, sempre secondo il gruppo palestinese, Israele continua a porre nuove condizioni nel negoziato e che gli Usa non esercitano pressioni sullo stato ebraico. Il presidente turco ne parlerà con il capo di stato egiziano Abdel Fettah al Sisi atteso oggi ad Ankara. Al centro dell’incontro la crisi di Gaza e la ricerca di una strategia congiunta che porti alla fine degli attacchi israeliani sulla Striscia, in seguito al naufragio dei negoziati.

Cnn: «Colpa di Netanyahu»

Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, avrebbe fatto naufragare il tentativo di riprendere i negoziati per il cessate il fuoco e il recupero degli ostaggi: lo ha detto alla Cnn una fonte a conoscenza dei colloqui. Secondo la Cnn, dopo l’assassinio di sei ostaggi israeliani da parte di Hamas a Gaza, i mediatori hanno lavorato per promuovere un accordo per Gaza, ma Netanyahu, che ha sostenuto che Israele non lascerà mai il corridoio di Filadelfia, «ha affossato tutto con un solo discorso», ha affermato la fonte.

Molti israeliani, la metà della popolazione secondo i sondaggi d’opinione, ne sono convinti e stanno protestando con sempre maggior vigore per dare priorità al rilascio degli ostaggi piuttosto che alla sconfitta di Hamas. Netanyahu invece, nel discorso tenuto lunedì sera munito perfino di bacchetta e mappa geografica, si è rifiutato di cambiare rotta e ha ribadito la volontà di mantenere a ogni costo le truppe nel corridoio Filadelfia al confine tra la Striscia di Gaza e l’Egitto.

Non solo, il premier israeliano ha definito «vergognosa» la decisione del governo britannico di sospendere 30 licenze di fornitura di armi a Israele. Il leader israeliano ha affermato che la decisione «non cambierà la determinazione di Israele a sconfiggere Hamas», che ha accusato di aver «ucciso selvaggiamente 1.200 persone il 7 ottobre, tra cui 14 cittadini britannici». «Invece di stare al fianco di Israele, un’altra democrazia che si difende dalla barbarie, la decisione sbagliata della Gran Bretagna non farà altro che incoraggiare Hamas. Con o senza le armi britanniche, Israele vincerà questa guerra».

Ma la linea dura non paga sempre. Il primo ministro si è recato a porgere le sue condoglianze alla famiglia di Alex Lobanov, rapito a Gaza e assassinato durante la prigionia nel fine settimana, ma la moglie di Lobanov, Michal, riporta Haaretz, si è rifiutata di incontrarlo.

Le parole di Gantz

Ma c’è di più. Netanyahu «ha perso la strada e vede sé stesso come lo stato», pronto a tutto per «sopravvivere al potere», e «questo è pericoloso». Ma «non è un assassino». Lo ha dichiarato il leader di Unità nazionale Benny Gantz, partecipando al convegno annuale dell’Ordine degli avvocati. Lui è «il padrino del concetto di sopravvivenza al potere a qualsiasi costo».

Stessa posizione espressa anche da un altro esponente dell’opposizione. «Il corridoio Filadelfia non interessa a Netanyahu, abbiamo bisogno di un governo di speranza che costruisca il nuovo Israele», ha detto il leader dell’opposizione Yair Lapid attaccando Bibi. «L’unica cosa che lo preoccupa è come continuare la guerra, affinché il governo non si disintegri. Invece di proteggere la vita dei cittadini e dei soldati, sono le vite dei cittadini e dei soldati a proteggere il governo», ha sottolineato Lapid. Parlando sempre all’Israel Bar Association, il presidente Isaac Herzog ha messo in guardia il governo dal rilanciare la sua legislazione altamente divisiva sulla revisione giudiziaria che l’anno scorso spaccò il paese.

Ucciso un big di Hamas

Intanto la guerra a Gaza continua. Le forze israeliane hanno ucciso 33 palestinesi in tutta Gaza nelle ultime 24 ore mentre combattevano contro i militanti guidati da Hamas, hanno detto martedì funzionari palestinesi, ma brevi pause nei combattimenti hanno permesso ai medici di condurre un terzo giorno di vaccinazioni antipolio per i bambini.

Inoltre, sembra che Israele e l’Anp temano un attacco di Hamas in Cisgiordania in stile 7 ottobre per rovesciare il presidente Abu Mazen. Lo riferisce Sky News Arabia citando fonti della sicurezza. Intanto l’Idf ha reso noto di avere ucciso il comandante delle forze d’élite Nukhba di Hamas che ha guidato l’invasione del Moshav Netiv Ha’asara il 7 ottobre e che è stato filmato mentre beveva coca-cola nella casa di un uomo che aveva appena ucciso lanciandogli una granata mentre cercava di proteggere i suoi bambini. Ahmed Wadiyya – ha detto l’esercito – è stato ucciso in un attacco aereo nei pressi dell’ospedale al-Ahli di Gaza City. Hamas non ha confermato.

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