L’opposizione georgiana si rifiuta di riconoscere la validità dei risultati elettorali, che hanno assegnato a Sogno georgiano, il partito al governo da 12 anni, una maggioranza del 54 per cento, e annuncia che non entrerà in parlamento. La questione dei brogli di cui è accusato il governo è diventata così centrale nel dibattito politico del paese caucasico.

Secondo il conteggio ufficiale della commissione elettorale, Sogno georgiano ha ottenuto 1,1 milioni di voti. «Sono numeri difficili da credere – dice Dustin Galbraith, esperto di sondaggi e docente all’università Ilia di Tbilisi – Si tratta dello stesso numero di voti ottenuto da Sogno georgiano nel 2012, all’apice del suo consenso, in un contesto completamente diverso e con sondaggi che mostravano un livello di supporto per il partito parecchio superiore all’attuale».

Gli osservatori vicino all’opposizione concordano e hanno parlato di un vasto schema fraudolento. Le istituzioni internazionali, invece, sono più prudenti. Secondo la delegazione dell’Osce, che ieri ha pubblicato il suo rapporto preliminare sulle elezioni, il 54 per cento ottenuto da Sogno georgiano è frutto in gran parte di voti realmente espressi e conteggiati, ma il contesto in cui questi voti sono stati espressi è stato segnato da intimidazioni e violenze.

Due mondi

Iulian Bulai, delegato rumeno dell’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, ha parlato di «due mondi: uno dentro e l’altro fuori dai seggi». Nel primo, i voti sono stati conteggiati regolarmente – nella maggior parte dei casi – e successivamente trasmessi alla commissione elettorale centrale senza grossi problemi.

Ma fuori dalle urne si sono verificate numerose interferenze e violazione della segretezza del voto che «sollevano preoccupazioni sull’abilità di alcuni elettori di esprimere le proprie preferenza senza paura di ritorsioni», come spiega il rapporto preliminare degli osservatori.

I risultati dei seggi in cui persone sono state filmate mentre infilavano decine di schede nelle urne sono stati annullati, ma si sarebbero verificate molte altre violazioni, come voto di scambio, minacce e violenze e utilizzo di risorse pubbliche per acquistare voti.

Gli osservatori internazionale hanno rilevato diversi di questi episodi. Ma la situazione più comune rilevata dalla delegazione guidata dai tecnici dell’Osce è stata la potenziale violazione del segreto del voto. Nel 24 per cento dei rapporti compilati da circa duemila osservatori impiegati, è stata notata una disposizione delle urne che poteva rivelare la preferenza espressa dagli elettori.

Nel 10 per cento dei casi, persone sospette sono state viste seguire gli elettori fuori dai seggi, mentre in molti casi i rappresentanti del partito Sogno georgiano, e in misura minore quelli dei partiti di opposizione, sono stati visti riprendere l’interno dei seggi durante le procedure di voto. Una pratica che, pur non essendo illegale, può rappresentare una forma di intimidazione, scrive l’Osce.

«Queste elezioni rappresentano un passo indietro per la democrazia della Georgia, in termini di aumento delle intimidazioni e nell’utilizzo di metodi criminali e violenti», dice Galbraith.

La Georgia è considerata da molti accademici una democrazia imperfetta, dove episodi simili si erano già verificati in passato, anche con differenti governi, ma secondo il ricercatore questa volta hanno raggiunto una scala ben più ampia.

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