Lo “chef di Putin” si ammutina e manda i suoi contro Mosca, ma li ferma prima di arrivare alla capitale. «Non voglio altri spargimenti di sangue», annuncia. Il presidente bielorusso Lukashenko dice che ha negoziato una tregua
L’ammutinamento del gruppo Wagner sembra che non sia durato nemmeno 24 ore. Dopo aver annunciato l’iniziodella “marcia per la giustizia” per liberare la Russia dalla corruzione e dall’incompetenza del ministro della Difesa Sergei Shoigu, il leader del gruppo paramilitare Evgenij Prigožin ha fermato i suoi uomini e sabato sera ha annunciato che tornerà in Ucraina a combattare «come da piani». Ma per l’intera giornata, Prigožin ha tenuto tutto il mondo con il fiato sospeso, lanciando contro il presidente russo Vladimir Putin la più grave sfida che abbia mai ricevuto da quando si è insediato.
Mosca sotto tiro
Il leader bielorusso Lukashenko dice che ha negoziato una tregua tra Putin e Prigožin. La situazione è ancora poco chiara, ma sembra che la rivolta di Wagner sia già terminata e che il regime, in qualche modo, sia sopravvissuto.
L’insurrezione era inziata sabato mattina, quando i soldati di Wagner hanno occupato la città di Rostov, dove ha sede il comando meridionale dell’esercito russo, senza incontrare resistenza. Alle 9 di mattina, ora italiana, Putin è andato in tv per accusare Wagner di «tradimento», senza mai nominare Prigožin, e ordinare alle forze armate di schiacciare la ribellione. Per tutto il giorno, i soldati di Wagner hanno continuato ad avanzare su Mosca senza incontrare resistenza. Nella capitale è stata proclamata l’inizio di un’operazione antiterrorismo.
Posti di blocco sono stati eretti sulle strade che portano in città mentre mezzi corazzati e postazioni di soldati sono comparsi negli incroci strategici. Con il grosso dell’esercito russo impegnato sul fronte ucraino, non è chiaro quante siano le forze leali a disposizione di Putin per difendere la capitale. Per il momento, il presidente russo sembra poter contare ancora sul sostegno delle élite del regime. Per tutto il giorno, governatori, funzionari e alte cariche hanno annunciato la loro lealtà a Putin, mentre il patriarca di Mosca Kirill ha proclamato il suo appoggio alla causa del presidente. Ma la marcia di Wagner su Mosca è proseguita senza opposizione e la colonna di mezzi blindati diretta non è nemmeno stata bombardata, nonostante stesse percorrendo la principale autostrada che porta alla capitale.
Le ragioni
Il leader di Wagner Prigožin è impegnato da tempo in uno scontro con le alte gerarchie dell’esercito russo, anche se in pochi prima di sabato si aspettavano che la lotta di potere potesse trasformarsi in uno scontro armato. A far precipitare la situazione, è stata probabilmente la decisione del ministero della Difesa di far sottoscrivere a tutte le forze paramilitari un contratto con le forze armate entro il primo luglio. Prigožin si è rifiutato di firmare e venerdì sera ha annunciato che il ministero della Difesa aveva lanciato un attacco missilistico contro un suo campo base, un’accusa di cui non ha fornito prove. Subito dopo l’annuncio, le sue truppe si sono messe in marcia.
Le reazioni
Putin si è consultato con i leader di Bielorussia, Kazakistan e Uzbekistan e ha ricevuto una telefonata del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che lo ha invitato a ragionare in modo «razionale e prudente». «Chiunque sceglie la strada del male distrugge sé stesso», ha commentato Zelensky, secondo cui Putin «si è barricato a Mosca per difendersi da coloro che ha armato contro l’Ucraina». L’instabilità della Russia preoccupa leader e diplomatici di tutto il mondo, non da ultimo per le numerose testate atomiche presenti nel paese. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha discusso la situazione con i capi di governo di Germania, Francia e Regno Unito, mentre la presidente del Consiglio Meloni ha presieduto una telecoferenza sulla sicurezza con ministri e vertici dell’intelligence mentre si trovava a Vienna in visita di stato.
Le conseguenze
Sul fronte ucraino non ci sono stati grandi cambiamenti e Kiev dice che le forze armate russe non hanno dato segnali di sfaldamento. Non ci sono nemmeno segnali di spostamenti di truppe nelle retrovie. Ma difficilmente la rivolta resterà senza conseguenze sul fronte. Per quanto riguarda il futuro del regime, invece, tutti gli scenari sembrano aperti. C’è un’unica cosa certa, ha scritto su Twitter lo studioso britannico Mark Galeotti: «Quanto gli storici futuri si occuperanno della fine di Putin scriveranno che è iniziata oggi».
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