Il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato che ci saranno «nuovi test in combattimento» del missile “Oreshnik”, utilizzato giovedì notte per attaccare la città di Dnipro in Ucraina. Il missile, ha detto Putin, «non può essere intercettato» e la Russia ne farà nuovo uso a seconda delle «minacce che si troverà ad affrontare».

Il messaggio di Putin arriva mentre a Kiev la tensione è già alle stelle. Per la prima volta dall’inizio della guerra, il parlamento ucraino ha cancellato una sessione, citando il pericolo di un attacco contro il quartiere governativo della capitale, Kiev. I lavori parlamentari non erano mai stati cancellati nemmeno quando le truppe russe si trovavano a poco più di dieci chilometri dalla città.

Ma nella capitale cresce anche il malcontento nei confronti del governo ucraino. Diversi media hanno riferito che Kiev era stata avvertita di un possibile attacco con il missile sperimentale, ma nessun avvertimento è stato fornito alla popolazione.

«Volodymyr Zelensky continua a mentire, come ha fatto prima della guerra, quando gli americani ci avevano avvertito dell’invasione e lui continuava a minimizzare», dice Marina, 56 anni, insegnante di russo e ucraino che vive a Kiev.

Conflitto globale

Nel frattempo, continuano ad arrivare preoccupate reazioni dalla comunità internazionale. Il primo ministro polacco, Donald Tusk, ha detto che la guerra è arrivata a una «fase decisiva» e che, a causa delle azioni della Russia, il rischio di «conflitto globale» non è mai stato così alto. Il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, ha accusato la Russia di aver compiuto una «tremenda, nuova escalation», ma ha anche sottolineato l’importanza di impedire «un conflitto diretto fra Nato e Russia».

Persino la Cina ha chiesto a tutti i paesi coinvolti a ridurre il livello di tensione. «Nell’attuale circostanze, tutte le parti dovrebbero rimanere calme e limitarsi, favorendo la de-escalation attraverso il dialogo per evitare rischi strategici», ha detto ieri Lin Jian, portavoce del ministero degli Esteri.

A Kiev, invece, ci si aspetta una reazione molto più netta da parte degli alleati. «Il mondo si attende una risposta chiara», ha scritto Zelensky sui social. «Una risposta che al momento non si vede. Putin è molto sensibile, vi sta mettendo alla prova, cari alleati». Il governo ucraino punta sull’incontro Ucraina-Nato fissato a Bruxelles per martedì prossimo. Ma al momento, a pochi giorni dal via libera all’uso di armi a lungo raggio in Russia, non sembra che gli alleati siano pronti a rispondere con nuove mosse risolutive.

Una questione che invece sarà probabilmente affrontata è quella dell’accelerazione delle forniture degli aiuti militari americani già approvati dal Congresso: sette miliardi di dollari in armi e altri due per acquistare armamenti da fornitori Usa. La Casa Bianca vorrebbe far arrivare questo pacchetto di aiuti prima dell’entrata in carica dell’amministrazione Trump, il 20 gennaio. Obiettivo difficile, soprattutto dal punto di vista logistico. Nel frattempo, l’amministrazione Biden spera di persuadere gli alleati europei ad accelerare anche le loro consegne, così da mettere Kiev nella posizione negoziale più forte se davvero Trump dovesse imporre al paese negoziati con la Russia.

Il fronte

Nel frattempo, soldati russi hanno iniziato ad assaltare Kurakhove, una città nel Donbass ucraino ormai quasi completamente circondata. Mentre la situazione a est peggiora, lo stato maggiore ucraino difende la sua operazione in Kursk, l’attacco avvenuto a inizio agosto che ha portato all’occupazione di oltre mille chilometri quadrati di territorio russo, considerevolmente ridotti dopo quasi tre mesi di combattimenti.

L’offensiva avrebbe impedito l’apertura di un nuovo fronte nella regione ucraina di Zaporizhzhia, dove i russi si preparavano ad attaccare, hanno detto fonti dell’alto comando alla stampa. «A Kursk controlliamo ancora 800 chilometri quadrati e non intendiamo ritirarci».

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