Mercoledì 9 aprile il professor Joseph Daher, docente di storia contemporanea e relazioni internazionali all’Università di Losanna (UNIL) sarà in tribunale. Anche se è più corretto definirlo ex docente.

Daher ha contestato l’ateneo per il quale lavora dal 2012 per il mancato rinnovo del suo insegnamento. Il professore aveva firmato il contratto già in maggio 2024 e aspettava la controfirma del datore di lavoro. Ma la direzione dell’UNIL gli ha notificato che la sua collaborazione non era più richiesta, a seguito, apparentemente, di un’indagine amministrativa. La notifica gli è giunta il 31 gennaio, alla vigilia dell’inizio del nuovo semestre.

Esperto di Medio Oriente, Daher ha sostenuto le occupazioni a favore della causa palestinese nel maggio 2024: l’indagine su di lui ha accertato che il professore ha prestato il badge che dà accesso al suo ufficio a una studentessa esterna, durante il periodo dell’occupazione. La direzione dell’Università ha rinunciato a sanzionarlo per questo, ma non ha rinnovato la collaborazione.

Sindacati contro

I fatti sono stati resi noti dal sindacato dei dipendenti pubblici del Cantone, mentre il Consiglio di facoltà di scienze sociali e politiche dell’UNIL ha adottato all’unanimità una risoluzione in cui parla di una «procedura arbitraria» e in cui chiede la reintegrazione del docente.

Il sindacato contesta l’iter seguito dall’UNIL che ha impedito al dipendente di potersi difendere, violando il diritto dei lavoratori. Tutta la procedura, per il sindacato, appare dunque un pretesto per allontanare un docente implicato nelle occupazioni pro-Palestina del 2024. Un dipendente, peraltro, non protetto da un contratto a tempo indeterminato e già oggetto di attacchi da parte della stampa conservatrice per il contenuto dei suoi insegnamenti e i temi delle sue conferenze.

Le proteste

Un anno fa un’ondata di occupazioni, in favore della causa palestinese, ha attraversato le università svizzere risolvendosi – nell’indifferenza che il resto del mondo riserva alla Confederazione elvetica – con l’intervento delle forze dell’ordine.

A Losanna si è arrivati alla creazione di una Commissione etica. Ma una pioggia di critiche ha investito la direzione di UNIL che non avrebbe saputo tener testa ai manifestanti. Gli attivisti chiedevano il boicottaggio accademico di istituzioni e aziende israeliane complici di violazioni dei diritti umani in Palestina.

Perché anche in un paese neutrale come la Svizzera i cittadini possono interrogarsi sul ruolo della comunità scientifica e intellettuale di fronte ai conflitti mondiali. Eric Fassin, sociologo e docente all’Università Paris VIII, parla da tempo di «anti-intellettualismo politico» e denuncia come l’aumento degli attacchi alle università cui si sta assistendo sia il sintomo di una convergenza tra logica neofascista, per la quale i saperi critici sono pericolosi, e logica neoliberale, per la quale i saperi critici sono inutili. Un’ideologia, secondo lo studioso, che nasce prima del 7 ottobre 2023. Il discorso di J.D. Vance, intitolato Le università sono il nemico, è stato pronunciato nel novembre 2021 in Florida.

Mobilitazione internazionale

Il mondo accademico internazionale si sta mobilitando a sostegno di Daher: oltre 2.200 firme sono state raccolte fino a ora dal collettivo Clads (Collettivo per la libertà accademica, la democrazia e la solidarietà) e inviate alla direzione. L’ufficio stampa UNIL, contattato, rinuncia a commentare: la questione è ormai davanti ai giudici.

Tra i firmatari della petizione c’è Donatella Della Porta, docente di Scienza politica alla Scuola Normale Superiore, membro dell’Accademia dei Lincei. Titolare di un dottorato honoris causa dell’Università di Losanna, la professoressa sta pensando di restituirlo.

«Si tratta di un altro attacco alla libertà accademica, alimentato da un’accusa strumentale di antisemitismo basata su una campagna stampa che associa critiche a Israele con antisemitismo. Il fatto che il Consiglio di facoltà abbia votato per chiedere il reintegro del professor Daher mostra una forte frattura tra corpo docenti e amministrazione. Questa riflette una trasformazione neoliberista in atto nelle università occidentali: gestite come imprese in nome della competitività, le università vengono considerate come luoghi neutri e apolitici. Il sentimento di appartenenza a una precisa alma mater non viene stimolato attraverso la proposta di valori di libertà accademica e sapere critico, ma con il marketing – le felpe e le tazze con il logo a nascondere il tradimento di quei valori».

«I campus universitari – prosegue – devono restare spazi di socializzazione per giovani in formazione, che qui sviluppano la loro coscienza politica, fanno esperienza del confronto di idee e dell’impegno da cittadine e cittadini. Pensare che un campus possa essere un luogo depurato dai conflitti che ci sono nella società, impedire nei fatti l’articolazione di posizioni critiche e di dissenso e le forme di protesta pacifiche è una visione oscurantista. Cercare di sterilizzare l’università significa snaturarla e privarla di attrattività».

L’associazione studentesca Groupe regards critiques, intanto, ha riservato per tutto il semestre un’aula all’UNIL dove, ogni lunedì il professor Daher è invitato come relatore esterno a tenere un corso pubblico dal titolo Storia delle relazioni internazionali. Dinamiche politiche nel Medio Oriente e in Africa del Nord. Quello stesso corso che il professore avrebbe fatto se il contratto con l’università fosse stato confermato.

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