Nonostante la posta in gioco, l’attesa per il dibattito tra Joe Biden e Donald Trump che avverrà nella notte tra giovedì e venerdì è segnata dal disinteresse e dall’apatia. Eppure da un lato il presidente in carica non smette di tamburellare sul rischio che corre la democrazia americana qualora vinca l’avversario, che a sua volta risponde che invece l’attuale inquilino della Casa Bianca è il peggiore di sempre e che sotto la sua guida l’immigrazione è andata «fuori controllo».

Da parte dei candidati, quindi, l’attesa c’è, eccome. Biden è andato a ritirarsi per una settimana nella residenza estiva di Camp David per una full immersion sui temi che potrebbero venire trattati. Lì ha simulato il confronto con Trump che veniva interpretato da un veterano come Bob Bauer, un consulente che in passato ha già svolto questo ruolo per Al Gore e Hillary Clinton.

Trump ha messo già le mani avanti dicendo che chiederà di effettuare un test antidroga prima del dibattito. Implicando quindi, che se il suo rivale dovesse rifiutare e magari riuscire a prevalere nel dibattito, sarà stata “colpa” di qualche sostanza assunta in precedenza.

La tenuta fisica e mentale

Analoga accusa già era stata fatta ai tempi del discorso sullo Stato dell’Unione di marzo. In ogni caso ognuno dei due contendenti con questo dibattito negoziato tra i team delle due campagne elettorali mira a dimostrare di essere più adatto dell’altro a occupare per quattro anni la carica presidenziale.

Come? Principalmente facendo una miglior figura a livello di tenuta mentale e fisica sul palco. Il tema dell’età certo non è nuovo ai dibattiti presidenziali, ma oggi si sorride quando viene ricordato che uguale obiezione veniva sollevata per Ronald Reagan nel 1984, quando il presidente uscente aveva solo settantatré anni.

Oggi Trump ne ha appena compiuti settantotto mentre Biden, il prossimo 22 novembre, spegnerà ottantadue candeline. In ogni caso alcuni analisti come l’ex stratega dem Ed Kilgore si chiedono il perché il presidente uscente abbia accettato la sollecitazione trumpiana di partecipare a degli scontri diretti prima ancora delle convention e delle nomination ufficiali: la ragione forse sta nei numeri non buoni di Biden che, solo recentemente, si sta giovando del verdetto di colpevolezza ricevuto dal tycoon nel processo newyorchese per il pagamento segreto di 130mila dollari fatto alla pornostar Stormy Daniels nel luglio 2016.

I temi

I temi sul tavolo del dibattito, che si terrà ad Atlanta e sarà moderato dai due conduttori della Cnn Jake Tapper e Dana Bash, saranno soprattutto personali.

Certo, ci sarà spazio anche per argomenti come l’immigrazione, l’economia e i rapporti con gli altri paesi del mondo, ma al centro ci saranno i problemi personali dei due: quelli giudiziari per Trump e quelli di salute legati alla vecchiaia per Biden, anche se questi si possono anche applicare al tycoon che appare sempre più sconclusionato nei suoi comizi.

A essere diverse, rispetto alle ultime volte, sono però le regole: non ci sarà il pubblico in sala per non favorire Trump che sa conquistare anche gli spettatori più ostili (e se non ci riuscisse, potrebbe sempre dire che la “progressista” Cnn glielo ha messo contro).

Non sono ammessi appunti scritti in precedenza sul palco, ma soltanto carta, penna e una bottiglietta d’acqua. Non sarà possibile nemmeno un contatto con i membri dello staff dei due contendenti, come a rafforzare l’idea che se la devono cavare da soli.

I precedenti

Come sempre, prima di questi eventi ci si chiede anche se uno dei due riuscirà a dare il colpo del ko. E a meno che non ci sia un gravissimo evento sanitario che colpisca Trump o Biden, possiamo già dire di no.

Basti vedere come sono andati altri dibattiti: Hillary Clinton era riuscita facilmente a prevalere in tutti e tre i confronti con il tycoon nel 2016 mentre Mitt Romney aveva trionfato nel primo scontro diretto con Barack Obama quattro anni prima.

Eppure, il risultato finale è stato radicalmente diverso rispetto alle attese del giorno dopo. In un editoriale pubblicato sul New York Times, Hillary Clinton ha ricordato sia questo punto sia il fatto, palese, che con Trump è difficile focalizzarsi sugli argomenti e non sulla confusione che si genera.

Lo sa bene Biden che nel 2020 aveva apostrofato Trump con un perentorio «Vuoi stare zitto?». E nessuno ricorda, dopo quella frase, quali fossero i temi trattati. Stasera, allo stesso modo, sarà difficile focalizzarsi su contenuti di sostanza. E probabilmente il risultato sarà quello che entrambi gli sfidanti non vogliono: uno zero a zero fatto di sbadigli e di inciampi verbali proferiti in pari misura e che finiranno presto in basso sui siti delle principali testate statunitensi.

Al massimo ci sarà qualche momento da estrapolare per le campagne sui social, ma poco altro, a testimonianza di quanto ormai i dibattiti tradizionali abbiano perso quella che era la loro principale funzione di informare gli elettori.

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