La Russia ha annunciato l’evacuazione di un distretto della regione di Belgorod, Krasnoyaruzhsky, al confine con l’Ucraina, dopo l’offensiva ucraina a sorpresa nella vicina regione di Kursk. Ad oggi sono 121mila i residenti che hanno lasciato la regione di Kursk, inoltre, nel corso dei combattimenti, dodici civili sono stati uccisi e 121 feriti. 

Proseguono le accuse reciproche tra esercito russo e ucraino sulla responsabilità dell’attacco alla centrale nucleare di Zaporizhia, che domenica è stata danneggiata da un attacco con drone. 

Secondo il governatore della regione russa di Kursk, Alexei Smirnov, le forze armate ucraine avrebbero usato armi chimiche nella loro avanzata degli scorsi giorni. 

La situazione sul terreno

Oleksandr Syrsky, capo delle forze armate di Kiev, ha fatto sapere che attualmente circa mille chilometri quadrati sono sotto il controllo dell’esercito ucraino. Ha anche detto che «l’operazione offensiva sul territorio della regione di Kursk continuerà». 

Il governatore ad interim della regione di Kursk, Alexei Smirnov, ha confermato che le forze ucraine sono avanzate di dodici chilometri e che la linea del fronte è larga quaranta chilometri. La conferma arriva una settimana dopo che il ministero della Difesa russo aveva detto di aver respinto l’attacco e di aver «impedito al nemico di entrare in territorio russo». Smirnov ha poi spiegato che la situazione al momento è difficile perché non c’è una linea del fronte definita e «non si capisce dove siano le forze nemiche». 

Il ministero della Difesa russo si è limitato a riferire che sono stati respinti sette attacchi vicino alla città di Sudzha, obiettivo particolarmente importante per gli ucraini perché è la sede del gasometro da cui il gas viene fornito ai Paesi europei attraverso l'Ucraina. 

Continuano anche intensi scontri nel Donbass, dove le forze di Mosca che hanno provato a sfondare le difese ucraine a Toretsk e Pokrovsk. I russi hanno effettuato 25 attacchi, la maggior parte dei quali sono stati respinti, secondo quanto riportato dallo Stato Maggiore ucraino. 

Gli interventi 

«La mattinata si preannuncia allarmante per noi: ci sono attività nemiche al confine del distretto di Krasnoyaruzhsky», ha dichiarato il governatore della regione Vyacheslav Gladkov in un video su Telegram. E ha aggiunto: «Per la sicurezza della vita e della salute della nostra popolazione, stiamo iniziando a ricollocare» gli abitanti.

A Kursk, ha spiegato ad Afp un funzionario dell’intelligence ucraina, a condizione di rimanere anonimo, migliaia di truppe ucraine stanno prendendo parte all’incursione nella regione russa, per «indebolire» le forze di Mosca e «destabilizzare» il paese. Ma il ministero degli Esteri di Mosca ha fatto sapere che l’esercito russo darà una «dura risposta».

Anche il presidente russo Vladimir Putin, citato dalla Tass, è intervenuto sulla questione, confermando che sono stati presi 28 villaggi nel territorio russo da parte dell’esercito di Kiev nella regione di Kursk. Ha poi ordinato all’esercito di «buttare fuori il nemico» dal territorio russo. Facendo poi riferimento ai negoziati, ha detto che in questo momento non sarebbe possibile organizzare alcun colloquio, perché «non parliamo con chi bombarda civili e centrali nucleari». Inoltre, secondo Putin, l’esercito ucraino starebbe attaccando il territorio russo per ottenere un vantaggio nei prossimi negoziati, e farebbe questo «con l’aiuto dell’occidente». 

Il presidente russo ha poi sottolineato come le motivazioni dell’incursione ucraina in territorio russo siano da ricercare nel tentativo di fermare l'avanzata delle forze di Mosca nelle repubbliche popolari di Lugansk e Donetsk. Tuttavia ha difeso che, al contrario, le forze russe «avanzano lungo tutta la linea del fronte».

Alexei Smirnov, il governatore della regione di Kursk, ha accusato le forze ucraine di avere usato armi chimiche durante la loro avanzata. Secondo quanto riportato dalla Tass, durante una videoconferenza con il presidente Vladimir Putin, Smirnov ha affermato che alcuni «agenti di polizia e il capo di una comunità rurale sono rimasti intossicati» quando sono stati colpiti dal fuoco dell'artiglieria ucraina, che avrebbe usato appunto «armi chimiche».

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha detto che «la Russia deve essere costretta alla pace» e l’operazione nel suo territorio aiuterebbe nel raggiungimento di questo obiettivo. 

La centrale di Zaporizhzhia

Mentre Mosca e Kiev si attribuiscono a vicenda le responsabilità per l’incendio della centrale nucleare della città ucraina di Zaporizhzhia, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) ha assicurato che la torre di raffreddamento non costituisce una minaccia per la sicurezza della centrale nucleare. Lo ha dichiarato il direttore Rafael Grossi che, però, non ha menzionato il responsabile dell’incendio. 

Le autorità russe, secondo cui l’incendio sarebbe stato «completamente spento», hanno attribuito la responsabilità all’esercito ucraino. L’azienda per l’energia nucleare russa Rosatom aveva affermato che una torre di raffreddamento dell’impianto avrebbe subito «gravi danni» a causa di «due attacchi da parte di droni militari ucraini». Ma per il presidente ucraino Zelensky l’incendio sarebbe stato appiccato dagli «occupanti russi». Così l’agenzia ucraina per l’energia atomica Energoatom ha scritto su Telegram che le «probabili cause» dell’incendio scoppiato ieri sono da individuare nella «negligenza degli occupanti russi» o in un atto «deliberato da parte degli orchi». 

L’agenzia ha poi confermato che «il livello di radiazioni nell’impianto rientra nella norma e non vi è alcuna minaccia di inquinamento da radiazioni per la popolazione». Ha però aggiunto che «l’uso della centrale nucleare da parte dei russi come base militare espone il mondo intero alla minaccia di un disastro nell’impianto nucleare». Solo la liberazione della centrale nucleare e «il suo trasferimento all’unico operatore legittimo, Energoatom, possono garantire la prevenzione di un incidente nucleare e di radiazioni e assicurare un funzionamento affidabile e sicuro», ha concluso.

Le reazioni della comunità internazionale

Pechino, che si presenta come interlocutore tra la Russia e i paesi occidentali alleati all’Ucraina, ha immediatamente chiesto che si riduca la tensione: «La Cina invita tutte le parti ad allentare l’escalation», ha affermato il ministero degli Affari Esteri cinese, e ha sottolineato la necessità che ciascuna parte in conflitto «non espanda il campo di battaglia, non intensifichi i combattimenti e non aggiunga benzina al fuoco». 

Sull’intervento ucraino in Russia è intervenuto anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani, in un’intervista al Corriere della Sera, ribadendo che «sosteniamo l’Ucraina senza se e senza ma, possiamo comprendere la loro volontà di difendersi anche contrattaccando, ma non siamo in guerra con la Russia. Le armi che abbiamo fornito non possono essere usate per attaccare la Russia sul suo territorio». 

Dopo la richiesta del presidente ucraino Volodymyr Zelensky di eliminare le restrizioni all’uso delle armi, Tajani ha chiarito che sarà materia di discussione «con il ministro ucraino Kuleba a fine mese al Consiglio per gli Affari esteri Ue», dove «chiederemo chiarimenti e valuteremo come agire. Sicuramente – ha proseguito – non manderemo i nostri soldati a combattere e invitiamo tutti alla massima prudenza».

Tajani ha poi rilasciato delle dichiarazioni a margine di un incontro con l’omologo svizzero Ignazio Cassis al Locarno Film Festival. Il ministro ha detto che l’Italia è favorevole all’avvio di una nuova conferenza di pace dove possa partecipare anche la Russia, ma ha anche specificato che Mosca «non può porre condizioni per essere al tavolo». Ha poi sottolineato come l’Italia stia spingendo in questa direzione, perché «è importante non chiudere mai le porte della diplomazia». 

Tajani e Cassis hanno poi firmato una dichiarazione congiunta per esprimere la loro «profonda preoccupazione» per il perdurare dell'aggressione della Russia contro l'Ucraina, che continua a creare distruzioni e sofferenze. Nella dichiarazione viene richiesto che, come già fatto in occasione della conferenza internazionale sulla pace svoltasi a Burgenstock il 16 giugno, si garantisca la sicurezza nucleare, la sicurezza alimentare e che si proceda alla liberazione di tutti i prigionieri di guerra. 

Anche il premier inglese Keir Starmer ha commentato ciò che sta accadendo, affermando che l’operazione ucraina in territorio russo «non cambia» il sostegno del Regno Unito a Kiev. Starmer ha sottolineato come l’obiettivo del suo governo sia quello di proseguire con l’impegno preso dal governo precedente guidato da Rishi Sunak. «La nostra posizione è che rimaniamo al fianco dell'Ucraina fin quando sarà necessario e siamo fermi nel nostro impegno a fornire assistenza militare», ha detto un portavoce del premier. 

La Germania invece da parte sua ha dichiarato che l’attacco non era stato preannunciato dall’Ucraina. Il viceportavoce del governo tedesco, Wolfgang Buechner, ha detto che l'incursione è stata preparata «in gran segreto e quindi senza reazione» da parte dei partner. 

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