«Voglio ringraziare i Nelk Boys, Adin Ross, Theo Von, Bussin’ With The Boys e ultimo, ma non per importanza, Joe Rogan». Queste le parole pronunciate da Dana White, ceo dell’ultimate fighting championship, nel discorso di congratulazioni che ha tenuto sul palco dopo la vittoria di Donald Trump alle presidenziali di quest’anno. 

I personaggi citati non sono parte della squadra ufficiale di Trump, ma sono una schiera di influencer, tutti maschi, esponenti della internet culture di destra, arruolati dal prossimo presidente degli Stati Uniti per sostenerlo durante la campagna elettorale. Il loro contributo, secondo numerosi analisti, ha influito molto sul voto finale, specie tra i giovani.  

Secondo la giornalista statunitense Taylor Lorenz, che nella sua newsletter User Mag analizza ogni settimana il panorama mediatico statunitense, il mondo di destra è molto più forte sui social media alternativi rispetto a quello di sinistra.

La sinistra è indietro

Il fenomeno va avanti da anni. Secondo Lorenz il panorama mediatico conservatore è «ben finanziato, meticolosamente costruito e altamente coordinato. I ricchi donatori, i PAC e le aziende con un interesse personale nel preservare o espandere le politiche conservatrici investono strategicamente nei canali mediatici di destra e nei creatori di contenuti emergenti». Non accade lo stesso dall’altra parte, con il risultato che le istanze dei democratici non vengono raccolte da personalità influenti online e non ricadono sull’elettorato.

A destra c’è molta contaminazione tra influencer: i creator appaiono spesso nei rispettivi show e danno man forte a canali YouTube più piccoli, podcaster e creatori emergenti. E ciò, sempre secondo Lorenz, si traduce in una rete estesa di voci che raggiunge un'ampia gamma di pubblico di orientamento conservatore.

Questa analisi trova un parziale riscontro in un’indagine pubblicata dal Pew Resarch Center, secondo cui la maggior parte dei creatori di contenuti di news sono uomini e hanno orientamento politico conservatore.

Il centro di ricerca ha condotto uno studio su un campione di 500 news influencer attivi su Facebook, Instagram, TikTok, X, e YouTube – Joe Rogan è tra questi –  analizzando più di 100mila post risalenti all’estate del 2024. Ciascuno di questi ha almeno 100mila follower e posta regolarmente notizie. Possono essere indipendenti o collaborare con una testata, ma il requisito essenziale è che siano individui e non organizzazioni. A ogni modo, il 77 per cento dei profili esaminati non hanno alcun rapporto con i media mainstream.

Pochi legami con il giornalismo tradizionale 

Anzi, ciò che emerge dal report è che i profili più inclini a fare informazione sui social siano i neofiti delle news, che non provengono dal mondo del giornalismo “tradizionale”. Solo una minima parte dei creator infatti ha fatto il passaggio da “legacy media” a social. In particolare quelli che producono contenuti su Facebook, Tiktok e Youtube sono meno legati al giornalismo tradizionale, il dato invece cambia se si guarda a X e Instagram dove la relazione con gli “old media” è più forte. 

Il 63 per cento dei creator sono maschi, il picco più alto si registra su Facebook e Youtube, dove la percentuale di news influencer di sesso maschile è rispettivamente del 67 e del 68 per cento.

L’eccezione di tiktok

Un altro dato polarizzante riguarda l’orientamento politico: poco più del 50 per cento dei content creator lo dichiara pubblicamente e spesso chi lo fa non ha affiliazione con i media tradizionali, né collabora con essi.  TikTok, oltre a essere l’unico social in cui ci sono circa gli stessi numeri di news influencer uomini e donne, è anche l’unico in cui la percentuale di news influencer che si dichiarano di sinistra supera, anche se di poco, quella di chi si dichiara di destra. In tutti gli altri social l’orientamento politico prevalente è conservatore. 

Tiktok però è anche il social che in media ospita meno news influencer. La piattaforma sconsiglia questo tipo di contenuti, dunque anche se lì vengono veicolati contenuti più progressisti, è difficile che il social diventi un argine contro la diffusione dei contenuti conservatori. Non è questa la missione dei proprietari del social cinese.

Infine, i luoghi di informazione prediletti dagli americani sono Facebook e Youtube, che sono anche le due piattaforme dove la percentuale di creator conservatori supera in maniera più netta quella di progressisti. 

Come ha scritto Taylor Lorenz a commento dei risultati del report di Pew Center, è innegabile che ci sia una predominanza di voci maschili conservatrici nel panorama mediatico attuale, e che l’algoritmo al posto di appianare questo scoglio contribuisca ad alimentarlo, prediligendo contenuti che suscitano indignazione e sensazionalisti.

Un fenomeno che con Trump alla Casa bianca potrebbe acuirsi ancora di più.

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