Una serie di attacchi aerei ha preso di mira Sanaa in mano ai ribelli, che replicano: «Risponderemo all’escalation con l’escalation». Da Damasco torna invece a parlare il nuovo leader siriano, che in un’intervista alla Bbc prova a tranquillizzare l’Occidente
Una serie di attacchi aerei ha preso di mira ieri la capitale dello Yemen, Sanaa da un decennio in mano ai ribelli Houthi. Poco prima l'esercito israeliano aveva annunciato di avere intercettato un missile balistico ipersonico proveniente dallo Yemen.
«L'Idf - si legge in una nota delle Forze di Difesa - ha condotto attacchi precisi su obiettivi militari Houthi nello Yemen, inclusi porti e infrastrutture energetiche a Sanaa, che gli Houthi hanno utilizzato in vario modo a scopi militari». «Poco tempo fa, in seguito all'approvazione dei piani di attacco da parte del ministro della Difesa israeliano Israel Katz, i jet da combattimento dell'Iaf, con la direzione della direzione dell'intelligence e della marina israeliana, hanno colpito obiettivi militari appartenenti al regime terroristico Houthi sulla costa occidentale dello Yemen e nell'entroterra», afferma ancora l'esercito israeliano, precisando che «Israele non esiterà ad agire per difendere se stesso e i suoi cittadini dagli attacchi Houthi». Un canale mediatico appartenente agli Houthi ha affermato che gli attacchi hanno colpito centrali elettriche, un porto e un impianto petrolifero.
«Continueremo a rispondere all'escalation con l'escalation finché i crimini di genocidio a Gaza non cesseranno e cibo, medicine e carburante non potranno entrare nei confini della Striscia», ha dichiarato Mohammed al-Bukhaiti, membro dell'ufficio politico degli Houthi, citato da Al Jazeera. «Il bombardamento da parte di Stati Uniti e Israele di strutture civili nello Yemen, centrali elettriche e porti, rivela la verità sull'ipocrisia dell'Occidente e confuta tutte le sue pretese umanitarie», ha aggiunto.
Gli Houthi sono alleati del regime iraniano la cui moneta, il rial, è precipitata ai minimi storici contro il dollaro a causa di una grave crisi energetica che ha costretto il governo di Teheran a chiudere scuole, università e uffici pubblici per razionare il gas. Il rial è stato scambiato a 777.000 rial per dollaro, hanno detto i trader di Teheran. La valuta, riporta l’Associated Press, è crollata quando mercoledì l’Iran ha ordinato la chiusura di scuole, università e uffici governativi a causa del peggioramento della crisi energetica.
Nonostante le vaste riserve di gas naturale e petrolio dell’Iran, anni di investimenti insufficienti e di sanzioni hanno lasciato il settore energetico impreparato alle impennate stagionali, portando a continui blackout e carenze di gas.
Jolani: «Non minacciamo l'Occidente»
Sul fronte siriano va segnalata l’intervista concessa alla Bbc da al Jolani che ha rovesciato in pochi giorni il regime di Assad meno di due settimane fa. La Siria è «sfinita dalla guerra» e «non è una minaccia» ai suoi Paesi vicini o all'Occident, ha dichiarato il leader in siriano in pectore, il capo della milizia vincitrice Hts, alla Bbc.Jolani (vero nome, Ahmed al-Sharaa) è tornato a chiedere la fine delle sanzioni imposte a Damasco che si trova in una grave situazione economica, con scarsità di energia elettrica, distribuita solo due o tre ore al giorno, e con una grave carenza di greggio prima fornito a prezzo politico dall’Iran.
«Ora, dopo tutto quello che è successo, le sanzioni devono essere tolte, perché erano fatte per colpire il vecchio regime. La vittima e il carnefice non dovrebbero ricevere lo stesso trattamento», ha detto il leader siriano che sconta il suo passato da islamista radicale. Il leader dei ribelli ha assicurato di nuovo che la Siria non rappresenta più una minaccia per i suoi vicini o per l'Occidente. Inoltre ha chiesto la cancellazione del suo gruppo, Hayat Tahrir al Sham, dalla lista delle organizzazioni terroristiche di Onu, Ue, Stati Uniti e Regno Unito.
Il rapporto di Human Rights Watch
Mentre si continua a sperare che una tregua a Gaza sia in vista, va segnalato il clamoroso rapporto di Human Rights Watch contro il comportamento di Tel Aviv. Le autorità israeliane «hanno intenzionalmente privato i civili palestinesi di Gaza di un adeguato accesso all'acqua dall'ottobre 2023, con grande probabilità causando migliaia di morti e commettendo così il crimine contro l'umanità di sterminio e atti di genocidio», afferma l’organizzazione in un rapporto pubblicato giovedì.
Secondo il documento di 179 pagine, le autorità israeliane avrebbero intenzionalmente privato i palestinesi di Gaza dell'accesso ai servizi igienici necessari per la sopravvivenza umana di base. «Le autorità e le forze israeliane hanno interrotto e in seguito limitato l'acqua corrente a Gaza; hanno reso inutile la maggior parte delle infrastrutture idriche e igienico-sanitarie di Gaza tagliando l'elettricità e limitando il carburante; hanno deliberatamente distrutto e danneggiato le infrastrutture idriche e igienico-sanitarie e i materiali per la riparazione dell'acqua; e hanno bloccato l'ingresso di forniture idriche essenziali».
«L'acqua è essenziale per la vita umana, eppure per oltre un anno il governo israeliano ha deliberatamente negato ai palestinesi di Gaza il minimo indispensabile di cui hanno bisogno per sopravvivere», ha affermato Tirana Hassan, direttore esecutivo di Human Rights Watch.
© Riproduzione riservata