A pagare il conto della crisi di Stellantis, culminata nelle dimissioni dell’Ad Carlos Tavares domenica scorsa, non solo i dipendenti della multinazionale franco-italiana dell’auto, ma anche le aziende della componentistica, che basano la loro attività sulle commesse verso la casa automobilistica. La mancanza di commesse dovute al crollo del volume delle produzioni sta mettendo in ginocchio l’intero indotto, e molte aziende sono costrette a tagliare posti di lavoro, o chiudere del tutto.

Una di queste è la Trasnova, società che opera nel settore della logistica presso quattro stabilimenti italiani di Stellantis: Pomigliano d'Arco, Cassino, Melfi e Mirafiori. Il contratto di appalto tra Stellantis e Trasnova è in scadenza il 31 dicembre, e non verrà rinnovato. In risposta a questa decisione, i lavoratori hanno avviato una serie di proteste e scioperi, destinati a durare a lungo. Intanto il ministro delle Imprese e del Made in Italy ha annunciato la convocazione di un tavolo al Ministero, fissata al 17 dicembre.

Situazione critica

Il 29 novembre scorso, Stellantis ha informato Trasnova che non avrebbe rinnovato il contratto per la movimentazione e la logistica dei veicoli negli stabilimenti italiani. Questa decisione ha messo a rischio circa 400 posti di lavoro, generando preoccupazione tra i dipendenti e le loro famiglie. Il 2 dicembre 2024, un centinaio di lavoratori di Trasnova ha iniziato una manifestazione davanti allo stabilimento Stellantis di Pomigliano d'Arco, bloccando l'ingresso merci e causando lunghe code di camion e autoarticolati. La protesta è stata sostenuta dai sindacati Fismic e Fiom-Cgil, e ha visto anche la partecipazione di alcuni deputati dell’opposizione, come Marco Sarracino del Pd e Alessandro Caramiello del M5s.

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In contemporanea, i lavoratori di Trasnova dello stabilimento di Cassino hanno aderito a scioperi e presidi, unendosi alle proteste di altre aziende dell'indotto Stellantis, come De Vizia, Logitech e Tecnoservice, tutte preoccupate per il mancato rinnovo degli appalti in scadenza.

Queste manifestazioni seguono la tre giorni di proteste che ha visto protagonisti gli operai dello stabilimento di Rivalta di Torino, che effettuano le commesse per il sito di Mirafiori, la fabbrica diventata il simbolo della crisi in cui versa l’industria dell’auto in Italia.

Dal 26 al 29 novembre, i dipendenti torinesi di Trasnova hanno organizzato uno sciopero di 32 ore, con un presidio davanti all'area di produzione di Rivalta, esprimendo forti timori per la cessazione delle commesse e l'esaurimento degli ammortizzatori sociali.
I lavoratori di Trasnova chiedono il rinnovo della commessa o, in alternativa, l'assorbimento del personale da parte di Stellantis per garantire la continuità occupazionale. I sindacati hanno sollecitato un incontro urgente con il Ministero delle Imprese e del Made in Italy per discutere la crisi e trovare soluzioni adeguate.

La convocazione al ministero

Dal canto suo, il titolare del dicastero, Adolfo Urso, nel corso del question time di oggi alla Camera dei Deputati, ha dichiarato che Stellantis si è resa disponibile ad avviare un dialogo con la direzione di Trasnova per supportare l'azienda in questa fase di transizione, annunciando la convocazione di un tavolo di confronto per il 17 dicembre 2024, con l'obiettivo di garantire la tutela dei lavoratori coinvolti e di discutere il piano industriale di Stellantis, riaffermando la centralità dell'Italia nelle strategie del gruppo.

Ma lo scetticismo rimane, e almeno fino a quel momento le proteste e le preoccupazioni per la sorte dei lavoratori non si saranno placate.

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