Matteo Salvini ci riprova. O meglio, ci ricasca. Alle prese con le difficoltà dei treni in perenne ritardo, il leader leghista ha cercato disperatamente numeri che potessero sorridergli. E ha scelto di sbandierare, per la seconda volta in due settimane, i dati sugli effetti del nuovo codice della strada a un mese dall’entrata in vigore. Rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, secondo il ministro, tutti gli indicatori avrebbero il segno meno: gli incidenti stradali (-8,6 per cento), le vittime (-34 per cento), i feriti (-12,7 per cento).

Peccato che i dati diffusi dal ministero delle Infrastrutture e dei trasporti siano ancora solo quelli raccolti dalla polizia di stato e dai carabinieri (almeno questa volta la nota diffusa dal Mit era esplicita, a differenza dei post di Salvini). All’appello mancano le rilevazioni delle municipali delle città, il grosso del conteggio. «Sono anche felice della riduzione dei morti. Allo stesso modo, sono dispiaciuto che si utilizzi una metodologia che è imprecisa per valutare gli effetti», sottolinea Stefano Guarnieri, fondatore dell’associazione Lorenzo Guarnieri, nata in memoria di suo figlio Lorenzo, ucciso nel 2010 a Firenze da un uomo ubriaco e drogato alla guida: da quella tragedia nacque l’iter del reato di omicidio stradale.

«I dati delle municipali non sono disponibili»

La nota del Mit recita così: «I dati rilevati, confrontati con lo stesso periodo dell’anno precedente (14 dicembre 2023 – 13 gennaio 2024, ndr), mostrano una riduzione dell’8,6 per cento di incidenti complessivi, con 5.371 casi rispetto ai 5.879, e in particolare: 78 incidenti mortali, in calo del 31 per cento rispetto ai 113; 84 vittime, con una riduzione del 33,9 per cento rispetto alle 127; 1.995 incidenti con lesioni, diminuiti dell’11,5 per cento rispetto ai 2.255; 2.957 persone ferite, con una riduzione del 12,7 per cento rispetto alle 3.388».

Ma è lo stesso ministero a spiegare a Domani che, anche questa volta, «i dati delle polizie locali non sono disponibili perché Istat per elaborarli ci impiega almeno tre mesi». E quindi da questo conteggio rimangono fuori la stragrande maggioranza degli incidenti che avvengono in ambito urbano. Per dare un ordine di grandezza, secondo l’Asaps – l’Associazione sostenitori e amici della polizia stradale che da anni, facendo ricorso a fonti aperte, monitora quanto avviene in strada – «gli scontri mortali rilevati da polizia stradale e carabinieri rappresentano solamente il 34 per cento degli incidenti con lesioni rilevati in Italia, in quanto il restante 66 per cento viene rilevato dalle polizie municipali (fonte: Istat 2023)».

«Da familiare di vittima gradirei più cautela»

«Invece di sbandierare in maniera propagandistica questi numeri, da familiare di vittima gradirei più cautela. Mi piacerebbe, anche per i tanti morti che ci sono ancora, un po’ più di amore per la verità e meno per la pancia», continua Guarnieri. «Trovo semplicistico dire che il nuovo codice della strada ha avuto subito questi grandi effetti. Innanzitutto, perché 30 giorni sono statisticamente pochi per valutare l’impatto di una misura. E poi perché così si tiene dentro solo un terzo degli incidenti e si perde l’ambito urbano, che è quello più importante perché ci sono gli utenti più vulnerabili, cioè pedoni e ciclisti».

Nel 2024 per le strade delle città italiane sono morti 475 pedoni e 204 ciclisti. E secondo i dati diffusi dall’Asaps relativi ai primi due weekend di gennaio, rispetto allo scorso anno il numero dei morti è pressoché stabile: 18 vittime tra il 3 e il 5 gennaio (l’anno scorso nel primo fine settimana dell’anno ne erano stati 19) e 20 tra il 10 e il 12 gennaio (18 nel 2024). Era stata sempre l’Asaps, in collaborazione con l’Associazione Lorenzo Guarnieri, a correggere Salvini quando già due settimane fa esultava per quelli che a suo dire erano i primi effetti positivi delle nuove regole stradali: «Nei 15 giorni successivi all’entrata in vigore delle modifiche sono morte sulle strade italiane almeno 111 persone, più del doppio delle 50 dichiarate dal ministro (…). Una sostanziale stabilità rispetto al 2023 e non una riduzione del 25 per cento», come sosteneva il vicepremier.

«Poi io credo che abbia creato confusione associare a un sistema multivariabile, come quello degli incidenti stradali, il beneficio derivante dall’introduzione di una norma. Certo, le leggi servono eccome, ma purtroppo non bastano per avere effetti così grandi e immediati», sottolinea Guarnieri. «Tanto più – aggiunge – che in tema di norme si tranquillizza: Salvini ha più volte rassicurato i ristoratori perché i limiti alcolemici sono gli stessi e ha denunciato le fake news che giravano».

«Il controllo della velocità è stato massacrato»

I dubbi sulla reale dimensione dei dati sbandierati da Salvini vengono anche semplicemente andando a ritroso nel tempo. «Già i numeri diffusi due settimane fa mi avevano stupito molto visto che per avere un 25 per cento in meno di morti c’erano voluti 13 anni, dal 2010 al 2023, e la riduzione maggiore anno su anno dal 1980 ad oggi è stata del 10 per cento con l’introduzione dell’obbligo delle cinture», spiega il fondatore dell’associazione Lorenzo Guarnieri.

Il nuovo codice della strada, continua, «interviene su alcol, droghe e uso del telefono, tutte cose che sicuramente hanno un grosso peso. Però non fa nulla contro la velocità, una delle primissime cause della mortalità in strada. Anzi, il controllo della velocità è stato massacrato».

Le nuove regole volute da Salvini, per esempio, impediscono l’installazione di autovelox per limiti sotto i 50 km/h, finendo per vanificare gli sforzi dei molti sindaci che stavano introducendo le «zone trenta» per regolare la circolazione delle auto in città. E su strade extraurbane non possono essere previsti per velocità inferiori ai 90 km/h.

5 mila patenti ritirate in un mese

Al di là dei numeri sottostimati diffusi dal Mit, quel che la nota del ministero fotografa bene è la panoramica dei controlli e delle sanzioni a 30 giorni dall’introduzione delle nuove norme. In un mese, dal 14 dicembre al 13 gennaio, le violazioni totali sono state più di 107mila.

La maggior parte – 14mila – sono per eccesso di velocità, 6.429 per mancato uso delle cinture e 2.499 per utilizzo del telefono alla guida. I conducenti controllati con gli etilometri sono stati 66.145 (e sanzionati in 1.146, in 138 per guida sotto effetto di stupefacenti).

Sono più di 5 mila, invece, le patenti ritirate: la metà di queste sono saltate proprio per colpa dello smartphone (se si viene beccati con il cellulare mentre si è al volante, la patente viene sospesa immediatamente, oltre alla decurtazione di cinque punti e una multa di 165 euro).

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