Arrivato in Italia a 17 anni, è diventato stilista cinque anni fa mettendo in piedi Kanö sartoria sociale a Barcellona Pozzo di Gotto. Insieme alla moglie, Ceesay ha acquistato un terreno a Sanyang per creare una scuola sartoriale per fornire ai talenti emergenti strumenti e metodologie
«Ho lasciato il Gambia a 16 anni, ho fatto il viaggio che fanno tutti i migranti africani, subendo violenze e rischiando la morte durante i passaggi in Mali, Burkina-Faso, Niger, il deserto e la Libia. Sono arrivato a Messina su un barcone che avevo 17 anni». La storia di Faburama Ceesay comincia così.
È la narrazione classica di uno dei tanti giovani africani o del Sud globale che per ricercare la loro chance non possono, come tutti i nostri figli, decidere di partire in tutta tranquillità su un aereo di linea e avere accesso grazie ai nostri pesanti passaporti a ogni paese del mondo.

Dall’altra parte del Mediterraneo, l’unico tour operator disponibile, come è noto, sono i trafficanti. Ti estorcono fino a 15mila dollari per arrivare in Europa e ti organizzano viaggi in cui la probabilità di morire è altissima, la possibilità di subire ripetutamente violenze, una certezza. Faburama ha tentato l’affondo alla fortezza Europa da minorenne.
Poco più che bambino, si è fatto carico della situazione precaria della sua famiglia e, come tantissimi giovani gambiani, in gran parte minori, ha lasciato tutto ed è partito. Con sé, oltre a tanto coraggio e la voglia indomabile di riuscire nel suo progetto migratorio, ha portato un sogno. «Fin da bambino – racconta – adoravo confezionare vestiti. Vicino a casa mia c’era un sarto senegalese e io trascorrevo ore e ore nella sua bottega. Divenne il mio maestro».
La traiettoria
Oggi Faburama ha 30 anni, è sposato con Marica, una donna della provincia di Messina, e ha due figli. Cinque anni fa ha cominciato a realizzare il suo sogno, quello di diventare stilista, ed è nata Kanö sartoria sociale. Alla base del progetto c’è la costituzione di una start-up di moda, con un negozio a Barcellona Pozzo di Gotto (Messina), con l’obiettivo di confezionare manufatti unici e originali utilizzando i tessuti wax o ciup (reperiti direttamente in Gambia o in altri paesi africani nel rispetto della filiera etica), così come fibre naturali quali lino, canapa, bambù, cotone e materiali riciclati.
Il risultato sono capi di vestiario che si incontrano esattamente a metà strada tra l’Africa e l’Europa. Oltre ad abiti, Kanö produce accessori moda, oggettistica per la casa, cartoleria, giochi per bambini in legno e wax e bomboniere. In breve tempo Kanö, socio della Rete delle Sartorie Sociali italiane, è divenuto un laboratorio di artigianato, arte, formazione e inclusione.
Lo stilista Ceesay, assieme alla moglie Marica, addetta alle vendite e alle public relations, oltre al negozio di Barcellona, gestisce e promuove una serie di attività a carattere umanitario per finanziare progetti educativi, sportivi, agricoli in Rwanda e in Gambia. Dalla metà del 2024, inoltre, si reca settimanalmente nel carcere di Messina, sezioni maschile e femminile, per fare corsi di formazione di sartoria, moda e artigianato tessile per decine di persone.
Le radici
Nel frattempo, la coppia siculo-gambiana ha messo in cantiere un nuovo progetto che guarda al paese di origine di Faburama, il Gambia. «Io ho lasciato il mio paese per necessità – spiega il sarto – e ho dovuto affrontare un viaggio molto pericoloso. Non dimentico le mie radici né i ragazzi che come me vorrebbero un futuro diverso e vorrei dare vita a un progetto di formazione per giovani sarti perché abbiano un’occasione di riscatto, la stessa che ho avuto io qui in Italia e, soprattutto, trovino la loro strada senza bisogno di rischiare la morte in Libia o nel mare».
Ed ecco, quindi, la nascita di Kanö Gambia Taylor, il progetto che punta a creare una scuola sartoriale per fornire ai talenti emergenti strumenti e metodologie per la crescita professionale, personale e collettiva nel tessuto artistico-culturale del Gambia.
La coppia ha già acquistato il terreno nel villaggio di Sanyang dove dovrebbe sorgere la scuola e, accanto, un locale di ristorazione e uno di ricezione alberghiera, per favorire l’accoglienza di turismo sostenibile. La scuola includerà anche un asilo nido che permetterà alle madri di frequentare i corsi e ai loro figli di trascorrere il tempo in un ambiente sicuro. A questo proposito, la sartoria di Barcellona lancia una campagna di crowdfunding.
Il progetto è rivoluzionario. Intanto è una forma di migrazione di ritorno che restituisce al paese di origine quanto imparato e sviluppato in Europa e punta a valorizzare le proprie comunità. Poi coltiva l’ambizione di sostenere il Gambia e di esaltarne le risorse a partire da quelle umane.
Lo scorso 1 aprile, Kanö si è unita al Collettivo Gastronomico di Testaccio e ha dato vita a una sfilata di moda. Modelli improvvisati ma ben calati nella parte hanno sfilato tra i tavoli del noto locale testaccino, hub di ristorazione, impegno sociale e attivismo e il ricavato è andato al progetto in Gambia. «Consideriamo questo genere di eventi e realtà come Kanö – spiega Marco Morello, il titolare - parte del nostro progetto. Non vogliamo essere solo un erogatore di cibo, ma offrire spazi artistici e culturali oltre che gastronomici, in cui la nostra ristorazione etica sia mezzo di incontro e azione sociale».
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