«La fondazione An non è il partito Fratelli d’Italia». «Si tratta di due entità distinte».

Un susseguirsi di distinguo ha caratterizzato le reazioni di Fratelli d’Italia dopo lo scoop di Domani sui soldi dati all’associazione neofascista Acca Larentia per l’acquisto dell’omonima storica sezione dove ogni 7 gennaio la destra sociale italiana commemora i tre militanti uccisi «dall’odio comunista», recita la tarda in loro memoria.

Il contributo liberale di 30mila euro, messo a bilancio nel generico contenitore degli “oneri diversi di gestione”, è stato concesso dalla Fondazione Alleanza nazionale agli estremisti dell’associazione presieduta da Giovanni Feola, espressione del movimento Casapound, i fascisti del terzo millennio.

Oltre ai soldi dati per Acca Larentia, è emerso, da un articolo di Repubblica, che la Fondazione ha sostenuto nel 2021 l’associazione Vicit Leo. Una sigla che i lettori di Domani conoscono bene: tre anni fa avevamo svelato, con un’inchiesta a puntate, i legami finanziari con il trust inglese collegato a Roberto Fiore, l’ex capo del gruppo eversivo Terza Posizione e ora leader di Forza Nuova, condannato per l’assalto alla sede della Cgil durante le proteste contro il green pass. Dall’Inghilterra era partito, nel 2020, un bonifico di 33mila euro destinato a Vicit Leo.

Domani aveva anche scoperto che uno dei fondatori di questa associazione, Daniele Trabucco, era stato nominato su spinta di Fratelli d’Italia in un tavolo istituito da Chigi. Trabucco peraltro nel suo curriculum indica la partecipazione nel 2022 a un evento in Parlamento organizzato dal gruppo parlamentare Fratelli d’Italia, titolo: «Proroga dello stato di emergenza: quale ruolo per il Parlamento?».

Tema assai caro all’epoca del Covid e delle misure di contenimento, molto criticate da Vicit Leo, che era stata foraggiata dal trust del neofascista Fiore.

Investimento a perdere

Ma torniamo alla fondazione di riferimento dei Fratelli d’Italia. Nella forma la fondazione An custodisce il patrimonio storico e immobiliare della destra italiana, riunendo nel board politici di quell’area. Tuttavia la maggior parte è dentro il partito di Giorgia Meloni: dalla sorella Arianna a Fabio Rampelli e molti altri.

Saranno due entità distinte, ma con moltissime cose in comune. Le sezioni, per esempio. Alcune, le più prestigiose, sono di proprietà dell’immobiliare della Fondazione. Tra queste c’è l’immobile di via Sommacampagna. La sede di via della Scrofa, nel cuore di Roma, è sia sede della fondazione sia del partito e pure del giornale il Secolo d’Italia, la testata ufficialmente della destra italiana, che con Meloni a Palazzo Chigi è diventata l’house organ di Fratelli d’Italia.

Il presidente della fondazione Alleanza nazionale, Giuseppe Valentino, non aveva risposto alle nostre domande. Soltanto dopo la pubblicazione è intervenuto con una nota e con un’intervista in uno dei giornali dell’editore Antonio Angelucci, il leghista, molto vicino a Fratelli d’Italia. Valentino imputa alla «carenza di notizie agostane» la rinnovata attenzione dedicata alla fondazione che presiede. Poi ha ammesso che sì, è tutto vero, e ha rivendicato il supporto ai neofascisti per l’acquisto dell’immobile di Acca Larentia. Ha definito l’operazione «pienamente in linea con lo statuto della fondazione».

Valentino, tuttavia, non spiega l’unica cosa che resta ancora da chiarire. Perché non acquistarla interamente, lasciando fuori dall’affare gli estremisti? Perché spendere 30mila euro, cioè la metà della cifra pagata all’Inail proprietaria dell’immobile fino a luglio 2023, e non avere in mano nulla, nemmeno una porzione di proprietà? In questo modo i padroni di quel luogo non saranno i membri della fondazione legata al partito di governo bensì gli amici di Casapound.

Tra Fondazione e Fratelli d’Italia, seppure formalmente separate, l’osmosi è forte. Lo stesso Valentino era il candidato prescelto da Meloni per ricoprire il ruolo di vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura.

La Fondazione An, nell’anno in cui ha deciso di regalare 30mila euro per Acca Larentia, ha chiuso il bilancio con una perdita di 1,4 milioni di euro, l’anno precedente il rosso era di 1,3. L’ultimo rendiconto certifica un patrimonio immobiliare (fabbricati e terreni) di 1,8 milioni, ma a questa cifra vanno aggiunti i quasi 19 milioni che derivano dalla partecipazione nella Italimmobili, proprietaria di altre strutture sparse per il paese.

Negli stessi mesi in cui è stato deciso il finanziamento ai neofascisti, la società immobiliare Italimmobili Srl concludeva un’altra operazione immobiliare, questa volta acquistando la proprietà di un appartamento a pochi passi da via della Scrofa, in vicolo della Vaccarella: costo 164mila euro. Lo scopo è affittarlo.

Il presidente del consiglio di amministrazione di Italimmobili è Roberto Petri, Fratelli d’Italia, naturalmente: è stato uno dei più stretti collaboratori di Ignazio La Russa ai tempi in cui era ministro della Difesa. Anche gli altri del cda fanno parte del partito di Meloni.

Se fosse un ente pubblico il termine corretto da usare sarebbe lottizzazione meloniana, ma è solo una fondazione ufficialmente slegata dal partito della premier.

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