L’esecutivo continua a violare le norme internazionali e non si è ancora adeguato alle richieste del Consiglio d’Europa di uniformarsi ai principi delineati da tre sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo. La denuncia nel Dossier Statistico Immigrazione 2024 del Centro Studi IDOS: «150 giorni in accoglienza promiscua, violazioni a norma di legge»
Il governo italiano continua a violare le normative internazionali per la tutela dei minori stranieri non accompagnati. Entro il 15 settembre 2024, infatti, l’esecutivo avrebbe dovuto ottemperare alle richieste del Comitato del Consiglio dei ministri del Consiglio d’Europa che, in una decisione che risale al marzo scorso, aveva espresso le sue preoccupazioni in merito alla legge n.176 del 2023, la quale ha ridotto le garanzie relative alla procedura di accertamento dell’età dei minori e le misure di accoglienza previste per questa categoria.
Alle autorità italiane era stato richiesto di fornire informazioni sulle misure adottate per affrontare queste problematiche, ma il governo Meloni non ha dato seguito a queste richieste. Di più: il Comitato aveva rilevato l’obbligo da parte delle autorità di uniformarsi ai principi delineati da tre sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo. E anche queste richieste sono rimaste lettera morta.
Anzi, le violazioni delle tutele nei confronti dei minori stranieri non accompagnati sono più numerose rispetto al passato, ed avvengono «a norma di legge», come riporta il Dossier Statistico Immigrazione 2024, la più compiuta fonte italiana in materia, redatto come ogni anno dal Centro Studi IDOS e dalla rivista Confronti.
Odissea
In particolare, l’Italia era stata condannata più volte dalla Cedu, tra il 2022 e il 2023, per aver violato l’articolo 3 della Convenzione europea per i diritti dell’uomo che vieta espressamente i trattamenti inumani e degradanti.
Nel caso M.A. contro l’Italia, per esempio, il ricorso presentato dall’Associazione studi giuridici immigrazione e dalla ong Intersos aveva denunciato il trattamento riservato a una minore non accompagnata “ospitata" a Reggio Calabria all’interno di un centro di accoglienza per adulti, sovraffollato, in pessime condizioni sanitarie, e senza la nomina di un tutore.
L’odissea della minore è durata quasi un anno, è continuata dalla Calabria a Como, dove la giovane donna era stata accolta, anche qui, in un centro straordinario gestito dalla locale prefettura, e in una situazione di promiscuità con adulti. Quando poi nell’ambito della procedura d’asilo era stata certificata la grave situazione psicologica della donna (nonostante le numerose richieste di trasferimento in una struttura adeguata) la procedura aveva subìto ritardi a causa dell’inerzia delle autorità competenti.
E così, in mancanza di risposte adeguate, i legali e gli operatori che avevano assistito la donna si erano rivolti alla Cedu, che aveva poi condannato il governo di centrosinistra dell’epoca, ordinando il suo trasferimento immediato in una struttura idonea.
Trattenuti
In un altro caso che è approdato a sentenza l’anno scorso, invece, oltre alla violazione dell’articolo 3, la Corte europea presieduta da Stéphanie Mourou-Vikström aveva contestato al governo di centrosinistra rappresentato da Paolo Gentiloni (ministro dell’interno Marco Minniti) la violazione della libertà personale nei confronti di tredici minorenni stranieri non accompagnati che erano stati trattenuti all’interno dell’hotspot di Taranto per due mesi; senza un provvedimento formale, di fatto, i minori erano stati arrestati senza un provvedimento del tribunale dei minorenni competente territorialmente, posto che la legge italiana non consente il trattenimento dei minori.
Oggi, tra le tende e i capannoni che si trovano all’interno del varco nord del porto, nella zona industriale della “città dei due mari” dove i migranti sbarcati vengono ancora alloggiati per essere identificati, tra le polveri rilasciate dalla vicina fabbrica siderurgica ex Ilva e i miasmi provenienti dalla raffineria Eni, accade ancora che i minorenni vengano formalmente detenuti per qualche giorno in attesa di trovar loro un posto in una comunità dedicata.
Soltanto che ora è previsto dalla norma: come prevede infatti la legge n.176 del 2023, qualora l’accoglienza non possa essere assicurata dal Comune, è disposta dal prefetto attraverso l’attivazione di strutture temporanee esclusivamente dedicate ai minori. E, in caso di momentanea indisponibilità anche di strutture temporanee, il prefetto potrà disporre il provvisorio inserimento del minore - che a una prima analisi risulti ultra sedicenne - per un periodo comunque non superiore a 90 giorni, in una specifica sezione dedicata nei centri governativi destinati all’accoglienza di adulti.
Ed è effettivamente ciò che è accaduto spesso negli ultimi mesi, ma non soltanto all’interno dell’hotspot di Taranto.
Mala accoglienza
«Nel dicembre 2023 abbiamo denunciato le condizioni di accoglienza gravemente inadeguate e lesive della dignità di 180 minori non stranieri non accompagnati in una struttura di primissima accoglienza nel Comune di Rosolini, in Sicilia, dove non erano presenti servizi igienici adeguati, né tavoli e sedie per consumare i pasti; c’erano brandine provvisorie per dormire e non erano stati predisposti percorsi di tutela legale e protezione per i minori ospitati», ha raccontato Susanna Barnaba della ong Intersos.
«Subito dopo la segnalazione, il presidente del Tribunale per i minorenni di Catania ha contattato la Prefettura di Siracusa, che ha prontamente disposto il trasferimento dei minori in altre strutture, predisponendo la dismissione della tensostruttura di Rosolini», ha continuato Barnaba.
Le stesse violazioni nei confronti dei minori sono state riscontrate all’interno del centro Sant’Anna di Isola Capo Rizzuto, a Crotone, dove 200 minori sono stati trattenuti per settimane senza poter uscire, in contrada Cifali, dove è stata istituita di recente una appendice dell’hotspot di Pozzallo, e in altri luoghi di frontiera dell’Italia meridionale.
È accaduto anche che i minori stranieri siano stati accolti per giorni in una cella della questura di Roma, come Domani ha già raccontato in solitaria.
Eppure, sembra che al governo Meloni, nonostante varie sentenze di richiamo della Cedu, e dei giudizi nazionali, non importi. «Fino a quando penderemo dalle labbra di predicatori d’odio e dei loro indottrinati funzionari, e quando potremo costruire una società all’altezza di quei valori e princìpi di civiltà che, acquisiti con il sacrificio e l’impegno di generazioni, sostanziano - davvero - la nostra identità?», chiosa Luca Di Sciullo, presidente del Centro studi e ricerche IDOS.
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