Il Progetto Pioneer al liceo Montale, con esperti legati al mondo ultracattolico, anti-abortista e anti-lgbt, non andrà più avanti anche a seguito delle proteste di docenti, genitori e studenti. Poi le verifiche del Comune di Roma: «Non ha rispettato i requisiti formali richiesti». Fratelli d’Italia: «Vogliono imporre il pensiero unico»
È stato bloccato il progetto che invitava negazionisti del femminicidio, anti-lgbt e anti-aborto in un liceo romano. Dopo il nostro articolo e le successive proteste di studenti, docenti e genitori, il Comune di Roma ha avviato in tempi record le verifiche su “Io sono, quindi amo”. L’iniziativa, fortemente voluta dal dirigente del liceo Montale di Roma Francesco Rossi, apriva le porte al Progetto Pioneer per «rinforzare le competenze emotive», ma in realtà promuoveva una cultura «anti-lgbt, da negazionisti del femminicidio e anti-aborto», come denunciato da alcuni docenti a Domani.
Il progetto aveva incassato l’ok del Comune di Roma, che grazie al bando “A Scuola di Parità” aveva stabilito un budget di 6.600 euro. «Alla luce delle verifiche effettuate dagli uffici competenti, è emerso che il liceo Montale non ha rispettato i requisiti formali richiesti per l’ammissione», ha spiegato in una nota Monica Lucarelli, assessora alle Attività produttive e pari opportunità di Roma Capitale. «In particolare, non è stata trasmessa la delibera del Consiglio di istituto che approva formalmente la partecipazione al progetto, un documento indispensabile previsto dal bando».
Proprio come raccontato a Domani dai docenti: «Il progetto è stato presentato a nostra insaputa. In Consiglio non è mai stata discussa questa proposta. Eppure, ha vinto il bando del Comune di Roma “A Scuola di Parità”».
«Appena appresa la notizia abbiamo immediatamente avviato le opportune verifiche», spiega Lucarelli. «Proprio per questo il bando prevede, tra i requisiti obbligatori, la delibera del Consiglio di istituto: è uno strumento essenziale per garantire che l’intera comunità scolastica – docenti, genitori, studenti e dirigenza – sia informata e partecipe rispetto alle attività proposte. È un atto di trasparenza, di condivisione e di democrazia interna che tutela il senso stesso del progetto educativo», continua.
Il Progetto Pioneer, fondato nel 2015 e sponsorizzato dalla lobby anti-diritti Pro Vita&Famiglia, prende come riferimento le teorie che invitano i giovani alla castità, negando l’esistenza delle persone Lgbt.
Ma non solo: tra gli esperti chiamati a interfacciarsi con gli studenti troviamo Emiliano Lambiase, psicoterapeuta e vicepresidente di Pioneer che, in un suo scritto, nega la violenza di genere, cioè quel fenomeno che il Comune di Roma punta a contrastare attraverso bandi pubblici. E lo fa mettendo l'accento sulla «violenza nei confronti degli uomini, quando a metterla in atto sono le donne».
Lambiase propone così una definizione di violenza di genere più «inclusiva» che «non focalizza l’attenzione sullo scontro tra sessi, gli uomini contro le donne, ma mette tutti dalla stessa parte, a prescindere dal sesso e dall’età».
LE PROTESTE
Giovedì 3 aprile le proteste degli studenti davanti al liceo, proprio durante l’approvazione del progetto dal Consiglio d’istituto con sette voti a favore, quattro astenuti, tre contrari. «Non è stato condiviso integralmente», hanno lamentato i docenti con Domani. «Il preside ne ha garantito il valore, facendo anche affidamento su una consigliera della regione Lazio da lui interpellata».
Infatti, proprio nel corso della giornata la consigliera di Fratelli d'Italia della regione Lazio, Chiara Iannarelli, responsabile del dipartimento famiglia e valori non negoziabili di FdI di Roma, aveva preso le difese del progetto negazionista accusando anche Domani di «un'intensa campagna di pressione mediatica e politica, con attacchi pesantissimi provenienti da alcune testate giornalistiche ed esponenti del Partito democratico, nel tentativo di delegittimare la scelta della scuola e imporre, come soliti fare sempre, la loro visione ideologica».
Nel difendere il progetto FdI ha parlato di «decisione peraltro presa in maniera democratica all'interno del collegio docenti, per rispondere alla necessità di offrire agli studenti un'educazione affettiva equilibrata e rispettosa di tutte le sensibilità, senza appiattirsi sulla visione della fluidità di genere. È ora di dire basta al Pd che pretende di imporre il suo pensiero unico, esasperando il clima educativo nelle scuole romane. Perché chi politicizza la scuola è il vero nemico della scuola stessa».
Ma dalle verifiche risulta il contrario. Per questo il progetto è stato respinto. «In una giornata come questa, segnata dal dolore per due giovani vite spezzate – spiega l’assessora Lucarelli – avvertiamo con ancora più forza quanto sia urgente e necessario educare le nuove generazioni alla parità, al rispetto, alla libertà di essere se stessi. La scuola è un presidio fondamentale, e ogni progetto educativo che porta il nome di Roma Capitale deve essere costruito con serietà e consapevolezza. Non faremo mai un passo indietro su questo. La parità si costruisce, ogni giorno, con responsabilità».
«L'educazione sessuo-affettiva non si improvvisa», commenta Monica Pasquino, presidente di Educare alle Differenze che dal 2017 raccoglie una moltitudine di associazioni che lavorano nelle scuole contro gli stereotipi di genere.
«Competenze ed esperienze vanno sempre vagliate con attenzione e vanno condivise con chi vive ogni giorno la scuola. Affidare progetti del genere a chi continua a perpetuare discriminazioni e stereotipi, proponendo una visione sessuofobica e cis-eterosessista, basata sull’astinenza e sul celibato, oltre che controproducente è fortemente pericoloso. L’educazione sessuo-affettiva deve essere portata avanti con competenza e professionalità, in una visione laica e non eteronormata, che metta al centro il consenso e il piacere. Per combattere le violenze di genere abbiamo bisogno di un’educazione di questo tipo subito, e non saranno certo le associazioni Pro Vita e le loro emanazioni a offrircela».
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