Diverse testimonianze emerse in questi primi mesi di applicazione del testo mostrano varie problematicità portate dal decreto di modifica del ministro Salvini, soprattutto in merito alla guida e l’utilizzo di sostanze stupefacenti. Le associazioni sollevano la questione di costituzionalità
«Ho spiegato che non avevo assunto niente, che in ospedale mi avevano fatto vedere che il valore di Thc era bassissimo. E loro in effetti mi hanno detto che il valore era molto basso, è vero, ma toccava la soglia che avevano come indicazione dal nuovo codice della strada che era appena entrato in vigore».
Elena Tuniz è un’insegnante di scuola superiore friulana di 32 anni. Il 7 gennaio ha avuto un incidente per un malore mentre tornava a casa in automobile dopo una giornata di lavoro in una scuola di Pordenone, a più di 70 chilometri da casa sua, dove era stata trasferita da poco tempo dopo il concorso pubblico. Portata in ospedale, la polizia – che si era recata sul luogo dell’incidente per alcune verifiche della dinamica – ha chiesto un esame tossicologico.
«Ricordo che ovviamente ero tranquilla e ho subito detto di sì e che non c'era nessun problema», spiega Tuniz. I risultati hanno restituito un valore molto basso di Thc, che i medici hanno riferito come una dubbia positività, potenzialmente dovuta anche a un’assunzione passiva.
Tuttavia, dopo essere stata dimessa, Tuniz ha avuto un attacco epilettico la notte successiva, che ha quindi spiegato anche il malore in auto e l’incidente. Ricevuta la diagnosi e la cura per l’epilessia – e, per il momento, l’indicazione di non mettersi in ogni caso alla guida –, la donna è stata però convocata dalla Polizia locale che le ha ritirato e sospeso per un anno la patente perché i valori superavano comunque la soglia indicata dal nuovo codice.
Ora però, tornata a scuola, non può spostarsi in autonomia per sicurezza e il marito ha quindi lasciato il lavoro per accompagnarla. «Elena rischia anche un processo penale, fino a due anni di carcere e 12mila euro di multa», ha spiegato l’associazione Meglio Legale che, vista la situazione evidentemente eccezionale – ma anche rappresentativa delle storture del nuovo codice –, ha scelto di offrire supporto legale all’insegnante e ha sollevato la questione di costituzionalità della norma davanti al giudice di pace che segue il ricorso presentato in sede amministrativa.
«Con il giudice civile non siamo sicuri che si riesca ad andare avanti, ma intanto ci proviamo. Comunque andremo anche a sollevarla durante il processo penale», commenta Antonella Soldo, coordinatrice dell’associazione.
Se un giudice dovesse accogliere l’istanza, sarà la Corte costituzionale a prendere in esame il decreto di modifica del codice voluto dal ministro Matteo Salvini che presenta, secondo diversi giuristi e associazioni, molte problematiche. Come dimostra la storia di Elena Tuniz, per esempio, la sospensione della patente può colpire anche persone che hanno visto compromessa la propria capacità di guidare, ma non dalla presenza di Thc nel loro organismo, o che presentano una positività dubbia al principio attivo. E poi ci sono anche altri casi in cui la legittimità della norma non è così evidente.
Positività senza alterazione
Infatti, il nuovo codice permette di sospendere la patente verificando soltanto l’assunzione della sostanza stupefacente tramite la positività al test, senza la necessità di dimostrare lo stato di alterazione mentre si è alla guida.
È il caso del segretario nazionale dei Radicali italiani, Filippo Blengino, che ha recentemente saputo di essere stato iscritto al registro degli indagati in seguito all’autodenuncia, nel mese di dicembre, per essersi messo alla guida due giorni dopo l’assunzione di cannabinoidi «perfettamente lucido» spiega lo stesso Blengino in un comunicato in cui racconta le motivazioni della sua azione: «L’obiettivo della mia disobbedienza civile è arrivare a processo, affinché il giudice possa sollevare – anche in questo caso – la questione di legittimità costituzionale. Un obiettivo ambizioso, ma concreto e auspicabile, alla luce della palese incostituzionalità di una norma che punisce allo stesso modo un soggetto lucido e uno alterato e pericoloso».
La storia di Matteo Lo Grasso
Contestualmente al percorso del segretario, anche i Radicali hanno, inoltre, cominciato a raccogliere testimonianze di storie simili e a offrire una prima consulenza legale alle persone interessate. Persone come Matteo Lo Grasso, un ragazzo di 25 anni di San Venanzo, in provincia di Terni.
A inizio marzo, tornando da una partita di calcio, è stato fermato dai carabinieri che l’hanno sottoposto soltanto al test salivare e non, per esempio, all’alcool test, perché sostenevano ci fosse odore di cannabis nell’auto.
Dopo che il test è risultato positivo con una linea leggera, nonostante il consumo fosse avvenuto due giorni prima e nonostante non fosse in quel momento sotto l’effetto di cannabinoidi e quindi non lucido, il ragazzo ha subito la sospensione e il ritiro immediato della patente: «Ho detto: “Non fumo nemmeno le sigarette, non ho niente con me, da dove viene questo odore?” Tant'è che anche i miei amici gli hanno detto: “Ma guardi che qui nessuno ha fumato”. Però per loro – i carabinieri – noi avevamo fumato al momento».
Ora anche lui ha dovuto trovare una soluzione alternativa per spostarsi da dove vive al luogo di lavoro con i mezzi pubblici.
Evidentemente queste storie hanno aspetti, implicazioni e livelli di problematicità differenti. Tuttavia, tutte fanno emergere in modo chiaro alcuni dubbi sulle modifiche che sono state introdotte al codice della strada in merito alla relazione tra guida e sostanze stupefacenti, che non portano più a un intervento soltanto nel caso in cui compromettano la capacità di mettersi al volante, ma già per essere state assunte.
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