È il grande argomento di attualità, il più grande scambio di prigionieri tra Stati Uniti e Russia dai tempi della Guerra Fredda. Un accordo dalle dimensioni e dalle complessità che non hanno precedenti. Sette i paesi coinvolti tramite una fitta ed elaborata rete di negoziati.

Una situazione che conosce molto bene una campionessa che sta partecipando alle Olimpiadi a Parigi. Una delle star del basket a stelle e strisce: Brittney Griner, 33 anni, è stata detenuta in Russia per 10 mesi.

7 grammi

Tutto accade nel febbraio del 2022, quando Griner sbarca all’aeroporto di Khimki, distretto di Mosca, per giocare alcuni mesi con la squadra russa Ekaterinburg: durante l’off-season della stagione WNBA (la Lega professionistica di basket femminile) spesso le giocatrici si trasferiscono in Europa per giocare, e guadagnare.

Nel suo bagaglio a mano ci sono alcune cartucce di ricarica per la sua sigaretta vapo. Le ricariche contengono olio di marijuana terapeutica, che gli aveva prescritto il suo medico di Phoenix per un dolore cronico. Quantitativo: 7 grammi. È l’ottavo anno che Griner gioca in Russia, si era dimenticata che la cannabis lì è proibita, sopra i 7 grammi è prevista una pena di due anni.

Una dimenticanza, dirà lei. Nel giro di pochi giorni diventerà una pedina o – meglio - un’occasione per Vladimir Putin di sfruttare l’eco mediatico di una grande campionessa nelle relazioni pessime con gli Stati Uniti del presidente Joe Biden. Perché, proprio la settimana dopo il suo arresto, la Russia invade l’Ucraina. Agli occhi di Putin è la carcerata perfetta da esibire: americana, campionessa, gay, paladina dei diritti LGBTQ+.

Per 10 mesi Brittney è in carcere, fotografata in manette, durante le fasi processuali. Il Dipartimento di Stato Usa nel maggio del 2022 classifica il suo caso come «cittadina americana detenuta illegalmente». Dopo un processo sommario viene condannata a 9 anni per traffico di droga. Fino a quando avviene lo scambio ad Abu Dhabi, 8 dicembre 2022: Griner viene liberata in cambio del pericoloso trafficante d’armi Viktor Bout.

Coming Home

Per tutta la durata della detenzione, dieci lunghissimi mesi, le star dello sport americano hanno lanciato in continuazione appelli per la sua liberazione, indossando magliette, rilanciando sui siti hashtag e messaggi. L’altra grande campionessa di basket Breanna Stewart quotidianamente su Twitter aggiorna il conto dei giorni di prigionia.

La moglie di Brittney, Cherelle Griner, indossa i panni della politica, tiene i contatti con la Casa Bianca e con le associazioni di famiglie di detenuti americani che si trovano all’estero.

Una volta tornata a casa, Brittney è stata in silenzio per molto tempo. Aveva bisogno di metabolizzare l’esperienza, curare le cicatrici dell’anima. Ha scritto tutto in un libro, uscito nel maggio 2024, “Coming Home”: descrive le umiliazioni e gli abusi subiti nelle varie prigioni russe in cui è stata detenuta, compreso un gulag sovietico a 300 chilometri da Mosca. Nel maggio del 2023 è tornata lì dove si trova a casa, sul parquet di gioco, con la sua squadra (Phoenix Mercury).

Missione Parigi

Adesso Brittney Griner è a Parigi, con la nazionale di basket americana. È alla caccia del suo terzo oro olimpico, dopo quelli vinti ai Giochi di Rio 2016 e Tokyo 2021.

In caso di vittoria, sarebbe l’ottavo titolo olimpico consecutivo per il Team Usa Woman, un record per qualsiasi sport di squadra.

È la prima volta che Griner gioca al di fuori dai confini dell’America, dal giorno del suo rilascio dopo i 300 giorni in carcere. È cambiata. Ora pensa a fare canestri con una nuova responsabilità. Vuole essere la portavoce dell’Associazione “Bring Our Families Home”, fondata dalle famiglie degli americani detenuti ingiustamente all’estero.

Griner è ai Giochi per vincere e per lanciare un messaggio. Perché vuole dare voce alle famiglie degli americani detenuti ingiustamente all’estero. È sport. Ma non è solo sport.

© Riproduzione riservata