La vittoria del 24enne di Varese nei 100 rana a Parigi è il coronamento di un percorso in cui non tutto è stato facile: del resto, ad alti livelli, il nuoto resta forse lo sport più alienante. Ma è anche un’eredità per tutto il movimento: in un momento di crisi degli impianti, tra post Covid e crisi energetica, riuscirà ad aiutare il futuro delle piscine in Italia?
L’oro olimpico strepitoso di Nicolò Martinenghi, per tutti Tete, ai Giochi di Parigi è il coronamento di un percorso. Di un ragazzo predestinato a cui, si può pensare, sia venuto tutto facile: perché ha iniziato a vincere sin da piccolo, con anche un record del mondo juniores stampato nel 2017. No, nel suo percorso ci sono stati momenti di crisi, problemi fisici che lo hanno fortificato soprattutto mentalmente.
Ad alti livelli il nuoto resta forse lo sport più alienante, come ripete spesso Federica Pellegrini: ogni giorno con la testa sotto l’acqua, come unica amica la linea nera del fondo piscina. Tanti grandi campioni del nuoto la testa hanno rischiato di perderla, da Ian Thorpe al più grande di tutti Michael Phelps, allo stesso Sir Adam Peaty che sorride a Martinenghi.
Peaty è il britannico alieno che ha rivoluzionato la rana, capace di nuotare i 100 sotto i 57 secondi. Peaty è appena rinato dopo il buio della depressione e dell’alcool, potrebbe avere il muso perché ha fallito il suo obiettivo, non ha vinto il suo terzo oro olimpico consecutivo nei 100 rana, invece sorride e abbraccia Niccolò perché lo rispetta tantissimo, per la costanza dei suoi risultati – dal 2021 Nicolò è sempre salito sul podio nei più importanti appuntamenti tra Mondiali e Europei - per la sua serietà, per la sua umiltà. Per il suo talento.
Quello perfezionato dal suo allenatore di sempre Marco Pedoja che gli ha cambiato, cesellato nei dettagli, la nuotata della rana che è lo stile più tecnico del nuoto. Soprattutto Pedoja lo ha portato in giro, in continuazione. Negli ultimi anni Martinenghi ha sempre avuto la valigia in mano, spostandosi in Italia e nel mondo per allenarsi, per avere nuovi stimoli, per uscire dalla sua comfort zone. C’è anche tutto questo dietro lo strepitoso successo del 24enne di Varese.
Una medaglia d’oro è un’eredità. Per tutto il movimento. Ed è uno stimolo per le nuove generazioni. Al bimbo che davanti alla tv oggi dice: voglio nuotare anche io, voglio diventare come Nicolò Martinenghi. Molti genitori saranno costretti a rispondere: non abbiamo una piscina aperta vicino a casa.
Eccolo, il grande problema. Il post Covid ha acuito la criticità degli impianti natatori, con la crisi energetica che ha fatto schizzare i costi per la gestione e la manutenzione. Molte piscine sono fallite, altre sono costrette a fare un carosello di apri-chiudi-riapri come la piscina di Brebbia dove è cresciuto il nuovo campione olimpico.
L’oro di Martinenghi riuscirà ad aiutare il futuro delle piscine?
© Riproduzione riservata