Arrivare quarti nei 100 metri rana ai Giochi di Parigi, per 1 solo centesimo, e dire: «È il giorno più bello della mia vita». Ma come? In un mondo in cui si gareggia sempre per vincere, le parole della 19enne italiana fanno rumore. Tra chi non conosce a fondo il senso dello sport
Perdere una medaglia olimpica per 1 centesimo e affermare: «È il giorno più bello della mia vita». Ma come? Un quarto posto da sempre è vissuto come un rimpianto. Per molti atleti è un incubo che ti viene a trovare nel sonno, ospite indesiderato, anche a distanza di anni.
Nello sport d’élite si gareggia per competere, per vincere, se tu sei felice per un quarto posto vuol dire che non sei una campionessa, che non hai abbastanza cattiveria agonistica. Questo il sentire comune. Il pensiero di chi non conosce a fondo il significato dello sport.
Benedetta Pilato ha rischiato di perdersi. Lei che è esplosa presto. Tanto presto. Un argento mondiale a soli 14 anni (50 rana, Gwangju 2019). Un record del mondo realizzato a 16 anni (50 rana, 2021). Ma proprio per non ripetere il percorso di enorme sofferenza giovanile vissuto da Federica Pellegrini, quando era esplosa campionessa-bambina a 16 anni, si è deciso di proteggere Pilato. La sua società di appartenenza Circolo Canottieri Aniene e il suo managment LGS le hanno creato un attento cordone di sicurezza.
Non è mai stata troppo esposta, volutamente. Tante richieste di pubblicità o interventi ad eventi? No grazie, è ancora piccola. E in alcuni casi i soldi avrebbero pure fatto comodo.Pilato non è né una vittima, né una eroina. È semplicemente una adolescente. E come tutti gli adolescenti del mondo può entrare in crisi.
Un dolorino fisico e subito scattano le paranoie. Le tempeste ormonali, o il ciclo irregolare, ti fanno apparire gonfia e brutta. Alcune vocine a bordo vasca ti descrivono in una irreversibile parabola discendente, e tu perdi certezze.
Perdersi e ritrovarsi
Benedetta Pilato un anno fa non sapeva più chi fosse.
Ha deciso di reagire, almeno di provarci. Ha stravolto il suo mondo, lasciando Taranto e trasferendosi a Torino, nuovo allenatore (Antonio Satta), nuova piscina, nuova vita. Ha ritrovato il piacere di nuotare, di faticare, di vivere la vita con i suoi coetanei, di studiare all’università. Soprattutto ha ritrovato il sorriso.
In acqua è tornata a fare tempi che non faceva da due anni, anzi è migliorata. Il crono del quarto posto olimpico di Parigi (1’05”60) è stato il suo secondo migliore di sempre, dopo il record italiano stampato appena un mese fa a Roma (1’05”44, 26 giugno a Roma).
ascoltare
Si dice spesso che i giovani non vengono ascoltati. Proviamo a farlo, adesso. Quando Benny dice: «Poter solo sognare il podio è stato un onore e un privilegio». È una diciannovenne, che sa parlare ai ragazzi della sua generazione, che la comprendono, capiscono cosa ha passato.
È una piccola donna che sta imparando a crescere. È una diciannovenne, campionessa, che ha qualcosa da insegnare anche a noi più grandi, che non siamo della sua generazione. Una lezione di classe, il senso di un quarto posto.
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