Miltiadis Tentoglou ha vinto il suo secondo oro in una specialità che nel suo Paese ha diversi richiami storico-culturali. Era presente nel pentathlon dell’antichità ed era praticato da Grigoris Lambrakis, avversario di Owens nel 1936, partigiano, attivista, ucciso nel 1963 da estremisti di destra durante un comizio. La sua storia ha ispirato il romanzo da cui è tratto il film di Costa-Gavras
Sulla strada di Carl Lewis. Anche se Miltiadis Tentoglou è “solo” a metà dell’opera. Per ora, con quella di martedì sera, ha vinto due medaglie d’oro olimpiche nel salto in lungo, mentre il figlio del vento in pedana fece poker. Lui ha promesso che ci proverà: Los Angeles 2028 e Brisbane 2032, aspettatemi.
A meno che, c’è un a meno che, la federazione internazionale dell’atletica decida quella che per il greco vincitutto è più o meno una bestemmia: sterilizzare le difficoltà tecniche della specialità e misurare i balzi a partire dalla battuta dell’atleta, abolendo conseguentemente i salti nulli. A quel punto, ha già promesso da tempo il ventiseienne scoperto mentre praticava il parkour nella sua Grevena, 180 chilometri da Salonicco, si darebbe al triplo.
Per la verità per lui c’è pure un altro pericolo, ci scommette sopra pure Gianmarco Tamberi, questa dello Stade de France potrebbe essere l’ultima grande vittoria di Tentoglou perché ormai ci siamo, Mattia Furlani, nato ai Castelli e diventato grande a Rieti, non è lontanissimo. E il suo bronzo è come una prenotazione: ehi, ho 19 anni, il futuro è mio. Ma non corriamo.
La delusione Antetokounmpo
Anche perché Tentoglou è un tipo che se dai per spacciato, risbuca fuori in un attimo. I suoi salti sono un calcolo al centimetro, la linea di battuta è sempre vicinissima, la sua freddezza è un passaporto valido per tutte le circostanze agonistiche.
L’altro giorno la Grecia aveva appena perduto la sua carta più popolare con l’eliminazione della nazionale di basket guidata dal portabandiera Giannis Antetokounmpo, la stella della Nba che portò i Milwakee Bucks al titolo nel 2021 dopo 50 anni, il ragazzo che ha vissuto un’adolescenza tremenda, braccata dal razzismo dei neonazisti di Alba Dorata e trascorsa a trovare da vivere per la sua famiglia di origini nigeriane in uno dei sobborghi più poveri di Atene.
Così il paese olimpico per eccellenza si è consegnato alla sua sicurezza: Tentoglou. E lui ha risposto: «Eccomi». E se il primo salto di Furlani un po’ di pepe deve averlo messo sulla sfida, Tentoglou, che pare sia un ottimo giocatore di scacchi, ha prima iniziato con un pedone per poi muovere la regina: 8,48, gioco, partita e incontro per lui.
Ai greci il salto in lungo piace. Piace da secoli. Faceva già parte delle Olimpiadi dell’antichità nel pentathlon, seppure con la variabile di alcuni pesi che l’atleta doveva portare in mano nel volo, ma è diventato parte della cultura sportiva anche quando i Giochi sono rinati. E a Berlino, nel 1936, nella gara del mitico ma sportivissimo duello fra Jesse Owens e Luz Long, c’era anche un greco, poi diventato famoso in tutto il mondo e non per sport. Avete presente Z? Z, che in greco è un’esclamazione che sta per “vive!”, quel “vive!” che fu scritto su migliaia di muri all’indomani dell’uccisione del deputato pacifista Grigoris Lambrakis? Z che è stato libro di successo per poi diventare film da Oscar con Costa Gavras e un formidabile cast con Yves Montand e Irene Papas? Z che fu ammazzato da estremisti di destra nel maggio del 1963?
Chi era Z
Faceva il ginecologo, ma in passato era stato un ottimo atleta. Un particolare che figura nel romanzo-documento di Vassilis Vassilikos: «Ma quando lo vide scendere i gradini dell’aereo un sentimento di certezza lo pervase. Z era un uomo vero, potente, con la fronte alta, un leader, un vero campione dei Giochi Balcanici». E ancora, con le parole di sua moglie che racconta: «Sono in uno stadio vuoto. Le linee di confine bianche sono sbiadite. La piccola sabbiera non è rastrellata. La sabbia si disperde in depressioni, i granelli si attaccano. Senza di te, sono solo sabbia. Tu, il campione di salto in lungo, sei scomparso».
Probabilmente Lambrakis – pure vincitore di sette medaglie d’oro ai Giochi Balcanici fra lungo, triplo e staffette – non si sognò neanche di arrivare al livello di Tentoglou. Niente finale a Berlino, né nel lungo né nel triplo. Il suo miglior risultato fu un 7,37 distantissimo dall’8,65 (saltato proprio agli Europei dell’Olimpico a giugno necessari ancora per tenere a distanza Furlani) del suo connazionale.
A cui, però, manca qualcosa nel curriculum che invece dà l’idea del ruolo di “Z” anche nel suo percorso sportivo. Lambrakis ha detenuto per ben 23 anni il record nazionale greco, dal 1936 al 1959, un traguardo che Tentoglou non ha mai tagliato perché s’è visto sempre davanti l’8,66 di un greco olimpicamente molto meno fortunato, Louis Tsatoumas. Insomma, prima di inseguire Lewis, potrebbe dedicarsi a questa più accessibile impresa. Magari rileggendo qualche pagina dell’immortale storia di Z.
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