Dopo le integrazioni della società Stretto di Messina spa alle richieste del ministero dell’Ambiente, arriva una nuova bocciatura delle associazioni e dei comitati (tra questi Italia Nostra, Kyoto Club, Legambiente, LIPU, MAN e WWF Italia): il ponte continua a non essere sostenibile e la società non ha fornito chiarimenti sufficienti
«Le oltre 600 pagine delle Osservazioni rafforzano la tesi già ampiamente documentata secondo cui il ponte sullo Stretto di Messina rimane un progetto dall’impatto ambientale gravissimo e irreversibile, non compensabile né mitigabile»: con queste parole, le associazioni e i comitati che contestano la realizzazione del progetto caro a Matteo Salvini bocciano ancora una volta il ponte che dovrebbe collegare Calabria e Sicilia.
In particolare, queste nuove considerazioni arrivano dopo le integrazioni presentate dalla società Stretto di Messina spa per rispondere alla richiesta di 239 chiarimenti presentata dalla Commissione Via-Vas del ministero dell’Ambente e della sostenibilità economica ad aprile scorso.
Secondo i tecnici e gli esperti delle associazioni (tra queste Italia Nostra, Kyoto Club, Legambiente, LIPU, MAN e WWF Italia), le integrazioni presentate sono in parte contradditorie tra loro e non rispondono ai chiarimenti chiesti dal ministero dell’Ambiente. Tra i diversi problemi riscontrati, vi è per esempio l’ammissione da parte dei progettisti della presenza di impatti del ponte sul territorio, che secondo le associazioni non è possibile mitigare o compensare.
Compensazioni che, tra l’altro, «sono o risibili o non compatibili con le Linee guida dello stesso ministero dell’Ambiente» sostiene il gruppo di esperti, facendo riferimento ai vincoli a cui sono sottoposti i siti che fanno parte della Rete Natura2000.
«Progetto ideologico»
L’opera, in sintesi, viene considerata un «‘progetto ideologico’, voluto politicamente» a prescindere dall’utilità e realizzabilità, che non prende in considerazione seriamente il rapporto costi-benefici (anche ambientali). L’analisi di questi porterebbe, secondo tecnici ed esperti, «a una risposta negativa scontata proprio perché l’opera non è mitigabile, né – è bene ribadirlo – compensabile». Senza dimenticare gli altissimi costi ricordati dalle associazioni per la realizzazione dell’opera.
Le associazioni e i comitati si sono anche concentrati sui problemi strutturali dell’opera, che dovrebbe sorgere in una zona caratterizzata dalla presenza delle faglie sismiche attive, per le quali la società non sembra aver fornito adeguate spiegazioni. Andrebbe inoltre a interessare e a «cantierizzare» una zona in particolare difficoltà per la carenza idrica. La tenuta dei cavi del ponte è oltretutto ancora un grande enigma, dato che lo stesso progettista ha espresso la necessità di test per verificare la tenuta stessa.
La questione ambientale
Da non trascurare ci sono poi tutte le questioni ambientali, come l’impatto sulla biodiversità dell’area dello Stretto, su cui le integrazioni della Stretto di Messina spa sono molto carenti, dimenticando per esempio la presenza di alcune specie.
Ci sono poi le conseguenze su mare, costa e risorse idriche e sul paesaggio: «Il ponte continua a essere un’opera non “trasparente” che inutilmente si cerca di far apparire “leggera”, ben inserita nel paesaggio».
In conclusione «le associazioni ambientaliste e i comitati ritengono pertanto che la Commissione Via non potrà che chiudere il procedimento in corso con parere negativo». E nemmeno sarebbe da ammettere un’approvazione con prescrizioni, data «l’enorme mole di problemi rilevati».
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