L’alluvione di giovedì ha lasciato importanti strascichi sull’Emilia-Romagna. Prima di tutto sul territorio. Le persone evacuate sono salite a oltre 2.500, l’allerta è rimasta rossa per tutta la giornata e le operazioni di soccorso sono andate avanti in particolare nel ravennate, con Traversara di Bagnacavallo che era rimasta isolata ed evacuata interamente dopo che le persone erano state costrette a salire sui tetti.

La situazione meteorologica è andata però migliorando e quindi da oggi l’allerta diventa arancione con le scuole che possono ricominciare a riaprire. Fortunatamente è rientrata anche l’emergenza dispersi. Giovedì sera era stato detto che non si trovavano due persone ma il prefetto di Ravenna ha poi confermato che dopo la fine delle ricerche e dopo le valutazioni fatte dai carabinieri non risultavano più persone disperse tra gli abitanti della zona e che non erano pervenute denunce di scomparsa.

La polemica politica

Gli strascichi non si sono però limitati alla situazione in Romagna. Non si sono placate le polemiche tra il governo e l’Emilia-Romagna dopo che il ministro per la Protezione civile Musumeci aveva scaricato le responsabilità di questa nuova alluvione nell’area sulla regione, dichiarando però di non voler entrare nelle polemiche.

Dopo le accuse di sciacallaggio da parte del Pd, il ministro ha poi insistito in diverse occasioni sulla sua posizione riguardo alla competenza regionale sulle opere di prevenzione e ha approfittato del suo intervento all’High level insurance conference organizzata da Ania per evidenziare come ci sarà sempre più bisogno che le imprese e le famiglie stipulino delle polizze assicurative contro le catastrofi naturali.

Ha detto infatti il ministro che il ddl per la ricostruzione all’esame del parlamento stabilisce che questa debba avvenire entro cinque anni dagli eventi e che ci sia la necessità di sottoscrivere una polizza contro i rischi naturali.

Vista l’assenza di passi indietro, è stata netta la risposta della presidente della regione Irene Priolo. Durante un punto stampa con il prefetto di Ravenna, la presidente ha attaccato, chiedendo sarcasticamente perché tutte queste attenzioni ricadessero sull’Emilia-Romagna, visto per esempio che anche le Marche sono state colpite dall’alluvione: «Non si prenda la nostra regione come una regione non efficiente. È vergognoso. Veniamo descritti come una regione incapace e io non ci sto». In ogni caso, la presidente ha annunciato la richiesta per la dichiarazione di stato di emergenza, recapitata nel pomeriggio. Priolo ha inoltre riferito una mancanza molto rumorosa.

Fino alla mattina era pervenuta la chiamata del presidente della Repubblica Sergio Mattarella che esprimeva la sua vicinanza alla popolazione colpita nuovamente dall’alluvione, ma della presidente del Consiglio Giorgia Meloni nessuna notizia. La premier si è poi attivata nel pomeriggio con una videoconferenza con Priolo e ministri ed esponenti del governo competenti. Anche lei ha espresso la sua vicinanza e ha assicurato l’approvazione da parte del governo dello stato di emergenza e il conseguente stanziamento di 20 milioni di euro per le prime necessità. Sabato alle 11 il Consiglio dei ministri si riunirà per confermare queste promesse. Non si sa se il botta e risposta si fermerà qui.

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