Abbiamo chiesto agli iscritti alla nostra newsletter quotidiana, Oggi è Domani, che rapporto abbiano con i provider di consegne a domicilio come Amazon, Uber Eats, Deliveroo, Glovo e Just Eat, se usino questi strumenti, soprattutto con condizioni climatiche avverse, o preferiscano fare acquisti e pasti fuori. Ecco le loro risposte: molti pensano che chi ordina debba avere un senso di responsabilità
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L’immagine del rider che continuava a lavorare mentre Bologna era vittima dell’alluvione e le sue strade si colmavano d’acqua sono circolate dovunque, sui social, sui tg e sui media in generale. Tutti le abbiamo viste e commentate. Quella foto ha provocato un ampio dibattito sui lavoratori delle piattaforme e sui loro diritti. Perciò abbiamo pensato di chiedere ai nostri abbonati quale sia la loro opinione, se fanno uso dei servizi di delivery, come si regolano con le consegne a domicilio quando il meteo è avverso e soprattutto se (e quanto) lasciano loro la mancia.
Su questo tema, infatti, spesso in noi coesistono due sentimenti contrastanti: l’interesse a tutelare la salute dei rider e quello a farli comunque lavorare per guadagnare.
Sono arrivate molte risposte interessanti, perciò abbiamo deciso di riportarle integralmente e condividerle con tutti i nostri lettori.
Uso il servizio con attenzione, «se piove non si chiama»
- «Da anziana che non possiede un’automobile per storica scelta e non trova più né negozi di prossimità, né con certezza taxi o autopubbliche, mi servo delle consegne a domicilio della Coop. A chi mi consegna la spesa (e non verrebbe di certo in caso di allerta meteo grave) lascio una mancia di cinque euro, più o meno tanto quanto mi costa la consegna a domicilio. Resto stupita dallo stupore e dai ringraziamenti anche eccessivi dei gentili fattorini».
- «Mi servo di Amazon perché costretta, per libri, dischi, film, pochissime altre cose, in genere tecnologiche. Voglio credere che il "colosso" non ami far circolare i suoi mezzi nelle intemperie troppo rischiose. Impossibile lasciare mance perché gli oggetti vengono depositati nell'androne».
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«Quando piove non li chiamo e normalmente lascio 5 euro di mancia».
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«Lascio sempre la mancia al rider. Ma utilizzo il meno possibile questo servizio, perché non voglio concorrere allo sfruttamento dei lavoratori. Figuriamoci in condizioni meteo avverse!».
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«Prevale la tutela della salute del rider. Di solito se lo scontrino è di 20 euro di pizze lascio una mancia di 2 euro».
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«Se la consegna diventa pericolosa, non si fa l'ordine. In media do 5 euro di mancia».
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«Questo tema mi mette in difficoltà e sono giorni che provo a scrivere una risposta ma non riesco. Provo a partire dalla mia esperienza personale: raramente ordino, e quando lo faccio lascio tra uno e due euro di mancia. Quando c'è maltempo neanche ci penso. Ogni volta che ordino, sto attenta a farlo in locali che sono nelle vicinanze di casa mia (abito lungo la Tiburtina a Roma e c'è una varietà non indifferente di posti in cui mangiare) per evitare che il rider debba fare troppo la strada. C'è però uno scrupolo che non ho: lo faccio salire sempre al mio piano (il quinto), non scendo mai io. Ecco, ora arriva la difficoltà: io non penso che chi ordina con il maltempo lo faccia per far guadagnare le persone, ma lo fa per sé, per non cucinare, per non uscire, per non scomodarsi. La difficoltà deriva dal fatto che ovviamente anche per me è così quando lascio che la persona salga al quinto piano anziché andarle incontro. A volte penso che questi ragazzi abbiano due datori di lavoro: il locale e noi che ordiniamo (mi è capitato di vedere fare consegne anche dopo mezzanotte), e non di rado mi chiedo chi dei due sia più senza scrupoli».
Ordino a domicilio ma non dalle piattaforme
- «Non ho mai utilizzato questo sistema di consegna...al massimo ordino una pizza ma la consegna è gestita direttamente dal locale».
- «Non ordino nulla che sia affidato ai rider, evito le consegne a domicilio. Ogni tanto ordino una pizza da un locale che non li impiega. Mi angoscia vedere quei poveri ragazzi, sempre stranieri, che arrancano su biciclette con qualsiasi stagione, fredda o calda, molto spesso non conoscendo le strade della città. Non so quanto sia aiutarli, facendoli lavorare in condizioni disumane».
- «Abito in Trentino, in una realtà di periferia con 7.200 abitanti. Detto questo, anche da noi ci sono i rider, ma io ne ho fatto uso solo durante il Covid. Trovo inopportuno farmi consegnare la pizza a casa e quando è accaduto ho sempre dato una mancia. Mi sembra il minimo. È un lusso e deve essere trattato come tale».
- «Io non faccio uso solitamente dei servizi tipo Glovo. Mi capita di chiamare direttamente il ristorante che ha i “suoi” rider. Una volta ammetto di aver chiamato quando pioveva. Lascio una piccola mancia».
Non uso mai o quasi il servizio
- «Mai usato un rider per i pasti. Certamente non lo farei in caso di eccessivo maltempo. Tantomeno di grave allerta».
- «Consapevole di aver assimilato uno stile di vita molto diverso da quello che si è imposto nel nuovo secolo (ho 72 anni), trovo comunque nell'uso banalizzato dei rider una sorta di compiacimento («dopotutto ho servi anch'io»), di sciatteria nei confronti delle persone di cui conosciamo la condizione lavorativa e con cui dovremmo solidarizzare e dello stesso cibo. Chi non lascia mance, sarebbe auspicabile che per qualche rovescio di fortuna si trovasse rider non inquadrato».
- «Non utilizzo i rider perché mi spiace vedere questa povera gente mortificata».
- «Non ho mai utilizzato il servizio dei rider, nemmeno durante la pandemia»
- «Con mio marito, dopo una attenta valutazione, abbiamo deciso di non servirci delle consegne a domicilio...abbiamo la convinzione che questi ragazzi siano sfruttati, e noi non abbiamo nessuna intenzione di essere complici di tale sfruttamento. Se non abbiamo voglia di cucinare usciamo e andiamo a comprare qualcosa di pronto, sennò andiamo a cena fuori. Noi non usciremmo mai nel bel mezzo di un'alluvione...quindi perché dovremmo far uscire qualcun altro al posto nostro sotto la pioggia battente? Cerchiamo di avere sempre rispetto per la vita delle altre persone così come cerchiamo di avere rispetto per la nostra vita».
- «Non uso il servizio in oggetto. Lo considero un lusso sulle spalle di persone sfruttate, anche se il tempo è bello».
- «Renderei la consegna di pizze, sushi, McDonald's e simili sciocchezze, se le vuoi a domicilio, estremamente care, un consumo di nicchia per cui il rider potrebbe guadagnare uno stipendio anziché la più o meno misera mancia. È vergognoso lo sfruttamento al quale vengono sottoposti per una miseria di euro».
- «Non uso le consegne a domicilio ma ritengo doveroso lasciare sempre la mancia. Il maltempo non è giusto che impedisca ai rider di guadagnare ma quando diventa pericoloso, come nella foto, forse è meglio lasciarli momentaneamente senza lavoro. Purtroppo per loro».
Ci sono vari aspetti da in considerazione
- «Ci sono vari aspetti: innanzitutto lo sfruttamento della persona, che certo ha un lavoro, ma dovrebbe essere tutelate con assicurazioni previdenza ecc… ; in secondo luogo l’inquinamento per il packaging che viene buttato sempre, essendo sporco anche se di carta non è riciclabile; poi spesso sono persone che parlano male italiano, ci vorrebbero corsi di lingua; infine, i guadagni della piattaforma sono tassati? O è ubicata fiscalmente fuori Italia? Vedi casi AirBnb, Amazon ecc...».
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