Le sezioni unite della Suprema Corte si sono pronunciate sulla questione sollevata dal Tribunale di Sassari. La decisione rappresenta una svolta nella giurisprudenza italiana e potrebbe portare alla riapertura dei procedimenti sulla gestione della pandemia nel 2020
Con una storica pronuncia, le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno stabilito che il reato di epidemia colposa è configurabile anche nella forma omissiva, aprendo così uno spiraglio per la riapertura di quei procedimenti finora archiviati in virtù di un’interpretazione restrittiva fondata su una norma del 1929.
La svolta arriva dal ricorso presentato davanti al tribunale di Sassari e approdato al massimo organo giurisdizionale italiano, che ha ritenuto superato il principio secondo cui il reato di epidemia – previsto all’art. 438 del Codice penale – sarebbe configurabile solo in presenza di una condotta attiva, ossia quando un soggetto «sparge il virus». Le Sezioni Unite hanno invece affermato che anche l’omissione di condotte dovute, in presenza di obblighi giuridici specifici, può integrare gli estremi del reato.
Un ribaltamento che, secondo i legali che da anni seguono le famiglie delle vittime del Covid, ha un significato dirompente: «È chiaro che questa decisione riapre tutti gli scenari processuali – dichiarano gli avvocati Consuelo Locati, Giovanni Benedetto, Luca Berni, Alessandro Pedone e Piero Pasini – e sarà nostro impegno tentare la riapertura dei procedimenti.
In ogni caso, questa pronuncia non potrà non avere un impatto sul procedimento penale attualmente pendente presso il Tribunale di Roma nei confronti degli ex direttori generali della prevenzione del ministero della Salute».
La decisione della Suprema Corte rappresenta un punto di svolta anche per la maxi indagine della procura di Bergamo, che aveva ipotizzato responsabilità gravi nella mancata attuazione tempestiva del piano pandemico e nella gestione dell’emergenza sanitaria in val Seriana, uno degli epicentri della tragedia. Un’indagine che, tra mille difficoltà e ostacoli, aveva portato all’iscrizione nel registro degli indagati di 20 tra politici e tecnici, tra cui l’ex premier Giuseppe Conte e l’ex ministro della Salute Roberto Speranza.
Secondo gli avvocati che rappresentano i familiari delle vittime Covid 19 la pronuncia odierna della Cassazione certifica la fondatezza della loro battaglia civile e legale, condotta fin dalle prime settimane della pandemia: «Abbiamo sempre sostenuto che esistessero gravi omissioni, che abbiano contribuito a causare migliaia di decessi. Ora la giurisprudenza ci dà ragione».
Con questa sentenza, si apre dunque una nuova stagione processuale, in cui le ipotesi di responsabilità potranno essere nuovamente valutate alla luce di un’interpretazione più ampia e moderna del concetto di epidemia colposa. Non più solo come azione attiva, ma anche come omissione colpevole in presenza di un dovere di intervento.
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