L’uomo, di circa trent'anni, si è impiccato nella sua cella nell’istituto romano. L’Uilpa Polizia Penitenziaria denuncia le gravi carenze di personale, sovraffollamento e insufficiente assistenza sanitaria, accusando il governo di inadeguatezza nella gestione dell'emergenza carceraria
Un detenuto italiano di circa trent’anni si è impiccato nella sua cella del reparto G12 della casa circondariale di Rebibbia, a Roma. Si tratta del 59esimo suicidio in carcere in Italia dall'inizio dell'anno, a cui vanno aggiunti 6 membri della Polizia Penitenziaria che si sono tolti la vita. Al momento non sono state diffuse altre informazioni sulla vicenda.
Il commento dell’Uilpa
«Si tratta di una carneficina che ha evidenti responsabilità politiche e amministrative», dice Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia penitenziaria. I detenuti sarebbero 14.500 in più rispetto ai posti disponibili nei penitenziari del paese e 18mila le unità mancanti alla Polizia penitenziaria, secondo l’Uilpa. A questo vanno aggiunte le carenze nell'assistenza sanitaria e psichiatrica, che, secondo De Fazio, «non si possono affrontare con le chiacchiere del governo, cui assistiamo anche in queste ore».
Solo due giorni fa il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, durante il tradizionale scambio di saluti con la stampa parlamentare in vista della pausa estiva, aveva raccontato di aver ricevuto una lettera da alcuni detenuti del carcere di Brescia. «La descrizione è straziante: condizioni angosciose agli occhi di chiunque abbia sensibilità e coscienza. Indecorose per un paese civile, qual è e deve essere l'Italia», ha detto il presidente nel suo discorso al Quirinale.
Secondo Uilpa, «se il governo Meloni proprio voleva aggiungere un commissario straordinario ai 59 già nominati, poteva prevederne uno all’emergenza carceraria», in modo che si occupasse di assunzioni e di scuole di formazione, «anziché tagliare irresponsabilmente la durata dei corsi per gli agenti a 60 giorni effettivi».
«Il commissario straordinario all'edilizia penitenziaria è già fallito negli anni passati e di certo, anche questa volta, per stessa ammissione del ministro Carlo Nordio, non potrà produrre effetti, se non a lungo termine,» ha aggiunto De Fazio.
Tra gli interventi del governo, anche il decreto sicurezza sta andando a gravare sul tasso di sovraffollamento e sulle condizioni di vita nei penitenziari del paese, «già sotto lo standard», secondo l’associazione Antigone. Secondo i dati diffusi dall’ultimo report dell’associazione, in un anno 4mila persone in più sono entrate negli istituti in Italia; al momento il sovraffollamento reale ha superato il 130 per cento.
«In mancanza di interventi immediati ed efficaci, nelle prossime settimane potrebbe accadere di tutto. Governo, ministero della Giustizia e dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria ne avrebbero la piena responsabilità», dice De Fazio.
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