Secondo il report sulla violenza di genere della polizia di stato, crescono denunce per stalking, maltrattamenti e violenze. La storia di Viola: «Ha denunciato lo stalking da parte del suo ex nel 2023 e sono state prese seriamente in carico solo nel 2025». Presidenti e consulenti legali dei centri antiviolenza: «Il cambiamento deve essere culturale e reale»
I reati del codice rosso e i reati sentinella – stalking, atti persecutori, maltrattamenti in famiglia e violenze sessuali – sono in costante aumento. Lo racconta il report 8 marzo - Giornata internazionale della donna, relativo al 2024 e curato dalla polizia di stato.
Sulle pagine di questo giornale abbiamo già affrontato il tema che riguarda le misure messe in campo dal governo contro la violenza maschile sulle donne e sui femminicidi: misure che vertono solo l'inasprimento delle pene, senza apportare reali iniziative strutturali di prevenzione della violenza di genere.
Ma c’è un altro dato che emerge dalla cronaca: talvolta gli strumenti di deterrenza alla violenza, come i braccialetti elettronici, sono fallaci, non funzionano correttamente o non vengono utilizzati correttamente.
La storia di Viola
Partiamo dall’inizio di questa storia: Viola, nome di fantasia, si rivolge alle forze dell’ordine nel 2023 dopo che il suo ex, per mesi, la perseguita con mail, sms e chiamate tutto il giorno e a tutte le ore. Si reca dunque a fare denuncia e, parallelamente, si rivolge all’avvocato. Il primo ammonimento, racconta l’avvocato (che rimarrà anonimo come la sua assistita, per la tutela di quest'ultima) è del 2023, ma le cose non cambiano e Viola vive in un clima di terrore costante.
Dopo un richiamo, nel 2024, Viola si reca nuovamente con il suo legale a sporgere querela in questura per stalking. Lì si attiva il codice rosso, e la questura opta per applicare il braccialetto elettronico allo stalker. Secondo il regolamento, un dispositivo deve essere consegnato anche alla parte lesa che, in caso lui provasse ad avvicinarsi nel raggio di 500 metri, può attivare i soccorsi.
Ma la questura non consegna a Viola il secondo braccialetto, senza fornire motivazioni. Dopo poco, lo stalker di Viola rifiuta la misura del bracciale e, a norma di legge, gli viene notificato l’obbligo della firma in questura una volta al giorno. Una misura che non gli impedisce di continuare a perseguitare Viola: «Continuava a stalkerarla impunemente, trovando anche l’indirizzo del suo nuovo domicilio», racconta l’avvocato.
Viola torna nuovamente a denunciarlo e, solo a febbraio 2025, emettono per l’uomo il provvedimento di arresti domiciliari per stalking e atti persecutori. Il tutto dopo una battaglia durata due anni. Due anni di angoscia e paura. Due anni in cui Viola è stata in pericolo.
Il problema è culturale
Il dibattito intorno al braccialetto elettronico è ricco di sfaccettature. Elisa Ercoli, presidente di Differenza Donna, racconta che i braccialetti elettronici «rimangono un aiuto per tutelare le donne che stanno subendo reati» perché quelli che hanno a che vedere con la violenza di genere hanno sempre delle escalation, quindi è molto importante avere delle misure cautelari «che possano tutelare la vittima che si è esposta denunciando».
La denuncia, per Differenza donna, «spesso diventa un ulteriore fattore di crescita dell’attività criminale dell’uomo che sta agendo violenza e ne aumenta la pericolosità». Deve essere dunque tutelata la donna che si espone, presentando denuncia penale. Detto ciò, per Ercoli, quello di cui c’è bisogno per tutelare le donne sono progetti di protezione: «Dal 2023 al 2024 abbiamo avuto un raddoppio del numero dei braccialetti elettronici. Bisogna aumentare l'efficienza del loro monitoraggio» e anche ideare un progetto di protezione «da parte di magistratura e forze dell’ordine, insieme alle donne che accettano questa misura».
Sussiste, poi, un ulteriore problema, la mancanza di un tavolo condiviso con i centri antiviolenza sulle misure, non solo penali, per il contrasto alla violenza di genere: «Dal ddl femminicidi, di cui noi non sapevamo nulla, fino a tavoli di prevenzione che non sappiamo nemmeno se esistano».
Differenza donna e i centri antiviolenza sono riconosciuti dal piano nazionale antiviolenza, ma sarebbe necessario «il coinvolgimento dei centri anche sul resto e che ci fosse trasparenza rispetto al monitoraggio dei braccialetti forniti da Fastweb in merito ai malfunzionamenti, di cui le audizioni sono secretate». Ercoli conclude: «Prevenire la violenza è un fenomeno culturale».
È necessario, quindi, rendere più stabili i centri antiviolenza che, a tutt’oggi, «non hanno fondi nazionali sufficienti per essere aperti 5 giorni su 5 con la disponibilità telefonica h24». Dove le operatrici che ci lavorano hanno spesso contratti precari, soprattutto nel sud del paese.
Falle e soluzioni
Per Aurora D’Agostino, consulente legale del Centro veneto progetti donna, la firma in questura a dispetto del braccialetto elettronico «è una misura dissuasiva e afflittiva, ma non ha caratteristiche di tutela nei confronti della persona offesa». Conferma anche che ci sono stati due problemi che ha potuto osservare, rispetto al malfunzionamento dei braccialetti: «Suonavano senza motivo, per cui la Squadra mobile ha dovuto disporre alla procura la rimozione dello stesso».
In secondo luogo c’è stata una situazione in cui il soggetto indagato per stalking era agli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico. D’Agostino racconta che il soggetto è uscito di casa e «pare che non si potesse rintracciare perché i dispositivi danno solo il segnale di avvicinamento alla persona offesa, ma non il monitoraggio gps».
L’avvocata racconta anche che ha avuto a che fare con procedimenti penali «in cui soggetti esposti alla misura, che avevano patteggiato la pena con la promessa di prender parte a corsi per uomini maltrattanti, mentre li frequentavano hanno cercato di ammazzare nuovamente la parte offesa».
Sussiste quindi un problema culturale radicato nella società, che può essere affrontato solo con investimenti strutturali e reali: a partire dalla prevenzione, con l’introduzione dell’educazione sessuo-affettiva nelle scuole di ogni ordine e grado, fino al rafforzamento dei tavoli di contrasto alla violenza di genere, che partano dalle esperienze tangibili e fondamentali dei centri antiviolenza.
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