Collezionano record e prestazioni incredibili a nostra insaputa, anzi facendoci ribrezzo o addirittura paura. Sono animali straordinari, si sono salvati da cinque estinzioni di massa: perché noi umani li detestiamo?
«Qual è l’animale più forte del mondo?».
Sono uno zoologo e questa domanda è una delle classiche che mi vengono rivolte quando mi trovo in pubblico. I bambini hanno il coraggio di farmela di persona, gli adulti, in genere, mandano avanti i piccoli, ma secondo me sono tanti quelli che l’avrebbero voluta fare.
La mia regola personale è che una risposta si deve dare sempre. Il corollario della regola prevede che non si dia una risposta a caso e che possa anche essere contemplata l’onesta: «Non lo so». Devo dire, però, che queste domande sono quelle che noi ricercatori non amiamo, perché fare classifiche nelle lascia sempre il tempo che trova, e non è mai detto che siano precise. Però, se studi gli insetti qualche eccezione te la puoi concedere e quindi rispondo che in proporzione è difficile trovare animali più forti di una formica. Nonostante quello che uno possa pensare e contrariamente alla sua esigua dimensione, una formica può trasportare con nonchalance oggetti fino a 50 volte il suo peso. È come se noi fossimo in grado di sollevare quattro tonnellate, che per essere concreti equivarrebbe a caricarsi sulle spalle quattro Fiat Panda.
Con gli insetti è così, collezionano record e prestazioni incredibili a nostra insaputa. Anzi, se volessimo essere precisi, dovremmo dire che succede mentre a noi fanno quasi sempre ribrezzo, paura o addirittura creano fobie.
Ammetto che li ammiro da quando avevo sei anni, quindi da più di 45 anni, ma l’avversione mostrata da molti miei simili mi ha sempre colpito, perché trovo che ci sia una grandissima esagerazione.
Ecco, sì, mi ergo ad avvocato degli insetti.
Pensateci un po’: si dice che si è brutti come “uno scarrafone”, mica lo diciamo di un gamberetto che non è poi così diverso. Se andiamo in un ristorante, potremmo svenarci per cenare con astici, scampi e aragoste, ma se pensiamo di ordinare un pane con farina di grillo, ci viene il voltastomaco. E ancora, il colmo: riteniamo mosche e altri insetti animali sporchi, ma troviamo normale che un cane ci lecchi, anche sulla faccia e per alcuni perfino sulla bocca, ma quella lingua, che è stata in posti che è meglio non ricordare, sì che è sporca!
Non c’è niente da fare, gli insetti fanno risuonare le nostre paure più ataviche, e, come elefanti spaventati da un topolino, anche noi subiamo la paura di questi piccoli esseri. È vero, gli insetti annovereranno anche specie per noi fastidiose, dannose o pericolose, ma la stragrande maggioranza è a noi indifferente, innocua o, addirittura, benefica.
E pensare che non è stato sempre così il nostro rapporto. Nei miti fondativi di molte popolazioni in giro per il mondo, gli insetti rivestono ruoli fondativi e generativi, sono simboli di fertilità, a testimonianza di quanto fossero integrati nella vita di tutti i giorni delle genti. Fin dai primi monili, monete, banconote, francobolli che l’uomo ha creato, gli insetti sono stati rappresentati tra i soggetti più comuni.
Come cibo
Gli insetti gli abbiamo anche mangiati fin dagli albori. Se osserviamo i nostri cugini più prossimi, gli scimpanzé, vediamo che nella loro dieta introducono abitualmente insetti. Certo, direte voi, sono scimmie pelose e selvagge, ma noi mica lo facciamo! E invece lo studio dei coproliti, le feci fossilizzate di uomini preistorici, ci mostrano che anche le nostre diete comprendevano un apporto significativo di insetti.
Del resto, millenni dopo, anche i testi sacri di due delle principali religioni monoteiste, Bibbia e Corano, contengono precetti che elencano tra gli animali commestibili diverse specie di insetto. Greci e romani non si limitavano a mangiarli, ma gli autori classici ne scrivevano le lodi e li consideravano prelibatezze da assaporare con gusto. Non sorprende, quindi, che tutt’oggi due miliardi di esseri umani introducono insetti normalmente nelle loro diete. Il mondo occidentale ha iniziato a smettere di mangiarli a partire dagli ultimi secoli e in parallelo ha iniziato a vederli con paura e disgusto. Da pochi anni l’Unione europea, non senza un accompagnamento di polemiche, li ha introdotti nei disciplinari sotto la voce “novel food” (cibi novità). Mai un nome fu meno appropriato, visto da quanto ce li mangiamo.
Poco conosciuti
Credo che gran parte della nostra diffidenza verso gli insetti derivi dal fatto di non aver mai guardato questi animali con occhi veramente interessati e privi di pregiudizi. Sebbene possa sembrare paradossale, possiamo dire che gli insetti sono animali che pochi conoscono veramente. Suona quasi buffo pensare agli insetti come sconosciuti, dato che sono di gran lunga la maggior parte degli animali che troviamo sulla Terra.
Le stime variano, ma oggi conosciamo circa un milione e mezzo di specie animali; fino all’80 per cento di questi sono insetti. In particolare, al gruppo dei coleotteri (per intenderci coccinelle, scarabei, lucciole, cervi volanti e simili) appartengono un terzo di tutti gli animali noti.
Il grande genetista inglese del Novecento, John Burdon Sanderson Haldane, durante un dibattito, incalzato da un vescovo sull’esistenza di Dio, in tono canzonatorio rispose se fosse esistito avrebbe chiesto a Dio la motivazione della sua «insana e smodata passione per gli scarabei e gli altri coleotteri».
Gli insetti sono tanti non solo in termini di specie, ma anche come numero di individui. Si stima che al mondo vi siano 20 milioni di miliardi di formiche. Non so chi sia avvezzo alla numerazione decimale, ma si dovrebbe dire “20 quadrilioni di formiche”, si tratta di un 20 seguito da 15 zeri. Difficile da immaginare, ma semplificando potremmo dire che per ogni essere umano presente sulla Terra esistono due milioni e mezzo di formiche. Il risultato è che se pesassimo tutti gli animali insieme, ci accorgeremmo che nonostante la presenza di otto miliardi di uomini, delle balene, degli elefanti, dei rinoceronti, delle giraffe, degli ippopotami e tutti gli altri animali molto grossi, il 10 per cento del peso totale sarebbe rappresentato proprio dai quadrilioni di formiche.
L’effetto è sotto i nostri occhi quotidianamente, anche se ormai non ci pensiamo più. Provate a chiedervi quali sono gli animali che uscendo di casa incontrerete di sicuro, quasi ovunque voi siate. La risposta è semplice: uccelli e insetti. I primi perché sono grandi, volano e non hanno così bisogno di nascondersi da noi, i secondi perché sono tantissimi.
Un rapporto fondamentale
I numeri incredibili degli insetti devono sempre essere collocati in un contesto storico, in quello straordinario processo che chiamiamo “evoluzione”. Compaiono circa 500 milioni di anni fa. Si separano dai loro progenitori marini, e sono tra i primi animali ad affrancarsi dalla vita acquatica e a colonizzare le terre emerse, facendone il loro regno. Gli insetti superano indenni eventi catastrofici della storia della vita sulla Terra.
Nonostante cinque estinzioni di massa, alcune veramente catastrofiche (250 milioni di anni fa si estinse più del 95 per cento delle specie viventi), il loro gruppo si è sempre salvato. Quando poi hanno incontrato le piante a fiore è stato amore a prima vista. Il rapporto simbiotico tra piante e insetti, concretizzato nell’impollinazione, ha forgiato gli ecosistemi per milioni di anni e il mondo in cui viviamo ne è il risultato tangibile.
Sergio Endrigo cantava le parole di Gianni Rodari in un evergreen che ci ricorda che “per fare un tavolo ci vuole un fiore”. Lo zoologo che c’è in me aggiungerebbe che per fare un fiore, ci vuole un insetto, perché la meraviglia che noi vediamo nei fiori, nei loro colori e profumi, è totalmente “dedicata” dalle piante ai loro impollinatori.
Oggi anche il dominio degli insetti è messo in difficoltà dall’azione dell’uomo. Quando ero bambino, negli anni Settanta, e partivo per le vacanze al mare, il viaggio iniziava con l’attraversamento della pianura Padana. Ricordo mio padre che a ogni sosta per la benzina o la pipì di un figlio, puliva il parabrezza dagli insetti che si erano spiaccicati. I benzinai offrivano addirittura il servizio di lavaggio del vetro incluso nel rifornimento, tanto la pulizia era necessaria. Oggi sono io il padre che porta il figlio al mare e sulle nostre autostrade ho un parabrezza molto più pulito. La ragione non è nei miglioramenti tecnologici, è semplicemente che ci sono molti meno insetti.
Per quanto “si impegni”, l’uomo non estinguerà (fortunatamente) tutta la biodiversità del pianeta. L’uomo è la causa del problema, ma è anche la sola soluzione. Sta a noi scegliere se essere protagonisti del cambiamento o se subirlo per cause di forza maggiore.
È molto evidente che la crisi della biodiversità non sia omogenea, e alcuni degli animali a noi più fastidiosi (meduse, topi, ratti, zanzare, mosche) prosperano al meglio anche oggi. Miliardi di anni di evoluzione ci mandano un chiaro messaggio: qualcuno ce la farà sicuramente.
Volete fare una puntata sicura sul banco della grande scommessa planetaria?
Ancora una volta, degli insetti saranno in grado di superare l’ennesima catastrofe perché sono la grande costante della vita sulla Terra e lo resteranno ancora per molto tempo.
La domanda interessante e interessata è se ci saremo noi a fargli compagnia…
Pianeta Terra Festival, diretto da Stefano Mancuso e ideato da Laterza, si svolgerà a Lucca da giovedì 3 a domenica 6 ottobre con oltre 90 gli eventi con scienziati, antropologi, filosofi, economisti, scrittori, artisti e innovatori. Le comunità naturali è il tema di questa edizione.Maurizio Casiraghi, docente di Zoologia ed evoluzione presso l’Università di Milano-Bicocca, sarà presente al Festival sabato 5 ottobre alle ore 11:30 in Sala Tobino per parlare di "Forme bellissime e meravigliose".
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