In Italia, sul tema del diritto all’abitare, c’è bisogno di una svolta evidente. Di più: c’è bisogno di una chiarissima rottura delle abitudini consolidate. Perché per troppo troppo tempo le classi dirigenti del paese hanno compiuto una scommessa profondamente sbagliata e dannosa. Quella secondo la quale il mercato, attraverso il gioco tra “domanda” e “offerta”, fosse in grado, nei fatti, di rispondere alle diverse necessità. Il risultato è drammaticamente sotto gli occhi di tutti: in tante e tanti non ce la fanno mentre cresce la “finanziarizzazione” della questione immobiliare.

La casa non è più un diritto garantito e salvaguardato e anzi l’accesso a luoghi di vita dignitosa diventa sempre di più il cuore di diseguaglianze e ferite inaccettabili. In questa cornice da mesi, innanzitutto grazie all’impulso di Elly Schlein, il Partito democratico sta avanzando proposte di legge e iniziative territoriali, spesso sostenendo il protagonismo degli amministratori locali.

Ora abbiamo deciso di compiere un passo ancora più determinato presentando una proposta organica di cambiamento delle politiche, quello che riteniamo sia un vero e proprio “Piano Casa”, ciò che manca dalle parti del governo, capace, in una nazione così avara di politiche pubbliche adeguate, di fare molto peggio dei precedenti.

Giorgia Meloni e i due ministri incaricati (a ben guardare non è andata benissimo...), cioè Matteo Salvini e Daniela Santanchè, sono riusciti ad azzerare nei fatti i fondi di sostegno all’affitto ignorando il tema degli affitti brevi o quello di una pianificazione strategica degli interventi sull’abitare.

La proposta del Pd, che ci auguriamo possa essere il lievito per un grande progetto unitario di tutte le opposizioni, si fonda allora su alcuni punti irrinunciabili.

La proposta

Si deve provvedere a inserire il diritto all’abitare in Costituzione, come indicato dalla bellissima campagna di “Ma quale Casa”, e come sostenuto (in relazione in particolare agli aspetti concernenti la rigenerazione delle periferie e delle aree interne) da una proposta di Legge (Morassut) già depositata in Parlamento.

Serve una nuova centralità politica nell’ambito del governo. Per questo affermiamo che si debba istituire un ministero, con risorse vere a disposizione (quantifichiamo in 4 miliardi la cifra da cui partire) e capacità di gestione degli investimenti che riteniamo giungeranno, anche grazie all’azione del Pd, dall’Europa

Si deve rifinanziare il fondo sostegno affitti. Ciò è già oggetto della nostra proposta avanzata in Parlamento (Furfaro). Diciamo che serve almeno un miliardo di euro per aiutare quelle fasce di popolazione che non riescono ad affrontare il mercato privato.

In Italia esiste lo scandalo a cielo aperto (ma tanto rimosso) costituito da oltre centomila case popolari vuote. La sola Regione Lombardia è proprietaria di almeno 23.500 appartamenti non utilizzati. Servono fondi e interventi per riqualificare un polmone oggi indispensabile.

Una politica della Casa moderna si deve poi occupare di efficientamento energetico, qualità, transizione ecologica. Chi vive in appartamenti inadeguati su questi terreni vive in condizioni più rischiose sul piano della salute e si trova a spendere di più.

Vanno rilanciate le Agenzie per l’abitare e tutte le istituzioni che sono state lasciate sole sulla frontiera della “domanda” sociale. Immaginare politiche della Casa potenti senza un nuovo protagonismo pubblico è infatti un pericoloso abbaglio. Strumenti simili potrebbero peraltro aiutare i piccoli proprietari a fare i conti con il tema spinoso del mancato pagamento dell’affitto.

Le case sono luoghi di vita, relazione, incontro tra persone. Sono un elemento essenziale del welfare. Per questo non si tratta “solo” di un “tetto”, si tratta di servizi di prossimità, luoghi di socialità e incontro, rilancio di esperienze a sostegno delle persone più vulnerabili, progettualità connesse alle diverse condizioni di vita (pensiamo agli interventi rivolti alle persone con disabilità o alla rilevanza connessa alle sperimentazioni di cohousing tra cittadini anziani altrimenti soli). Inoltre si deve pensare a come aiutare, attraverso scelte mirate, persone che si trovano in condizioni di particolare emergenza sociale (ad esempio riteniamo che i famigliari delle vittime degli incidenti sul lavoro debbano essere aiutate ad affrontare il mutuo o il costo dell’affitto).

Sul piano del rapporto tra diritto alla Casa e diritto allo studio il governo sta gestendo malamente la scommessa del Pnrr. Servono posti letto di proprietà pubblica o comunque messi a disposizione della popolazione universitaria a condizioni accessibili.

Nelle nostre città esistono beni demaniali e spazi riqualificabili importanti. Anche in questa direzione andava una delle pochissime eccezioni positive realizzate in questi anni (grazie innanzitutto ai ministri Giovannini e De Micheli) il Programma Innovativo Nazionale per la qualità dell’Abitare. Esso è stato colpevolmente marginalizzato. Investire su recupero e rigenerazione o assegnare ai Comuni beni demaniali lasciati in stato d’abbandono sia un fatto essenziale.

Serve, come chiesto da movimenti e associazioni, una legge nazionale adeguata per regolamentare gli affitti brevi. Per questo è presente al Senato una nostra proposta (“Mirabelli”) che investe innanzitutto i Comuni di responsabilità e mezzi. Nella stessa direzione è andata recentemente la Regione Toscana, con grande spirito innovatore. Il governo, ovviamente, ha impugnato il provvedimento.

Questi – e vari altri, scaricabili da partitodemocratico.it – sono i punti cruciali di una svolta di cui c’è bisogno da anni. La mercificazione della Casa, la sua “depersonalizzazione”, ha alimentato divari. Non ci si può più girare dall’altra parte.


*Pierfrancesco Majorino, segreteria nazionale Pd

Massimiliano Valeriani, Coordinatore Forum nazionale Pd Politiche abitative

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