Nelle scorse settimane si era arrivati a un accordo tra Popolari e Socialisti per il rinvio dell’attuazione del regolamento per i ritardi della Commissione nelle procedure. Il Ppe ha poi presentato degli emendamenti, approvati insieme al rinvio della legge modificata con conservatori, patrioti ed Europa delle nazioni sovrane
Ancora tensione all’interno del Parlamento europeo. Mentre le nomine della nuova Commissione sono bloccate allo step delle audizioni per le opposizioni incrociate tra Popolari e Socialisti sui nomi di Teresa Ribera e Raffaele Fitto, la maggioranza che ha nominato nuovamente Ursula Von der Leyen come presidente della Commissione si è spaccata un’altra volta su una votazione dell’aula.
Oggi, giovedì 14 novembre, si votava infatti per un rinvio dell’attuazione della legge contro la deforestazione, ma con l’introduzione di diversi emendamenti proposti dal Ppe. Alla fine il voto per il rinvio e le modifiche è passato con 371 voti a favore, 240 contrari e 30 astenuti. I voti favorevoli sono però arrivati da una “coalizione alternativa” tra il Partito popolare europeo, i conservatori di Ecr, i patrioti e l’Europa delle nazioni sovrane. I liberali si sono divisi sulla proposta finale, mentre hanno votato contro gli emendamenti. Socialisti, verdi e sinistra hanno invece votato contro l’intero testo.
Secondo gli eurodeputati del Pd, nelle scorse settimane era stato raggiunto un accordo per il rinvio del regolamento perché la Commissione non aveva ancora stabilito le procedure da seguire. Poi il Ppe avrebbe presentato alcuni emendamenti (una quindicina). I più controversi sarebbero stati ritirati, ma otto di questi sono stati approvati insieme ai gruppi parlamentari di destra e destra estrema. Per esempio, è stata aggiunta una categoria di “Paesi a rischio zero” a cui garantire requisiti semplificati.
Ora il regolamento dovrebbe entrare in vigore il 30 dicembre 2025 per le grandi aziende e il 30 giugno 2026 per le Pmi, con uno slittamento di un anno delle date iniziali.
Il voto ha inoltre avuto alcune complicazioni con il sistema utilizzato proprio per votare. Diversi deputati hanno riscontrato difficoltà con il dispositivo elettronico di voto e la presidente Roberta Metsola ha dovuto ripetere diverse delle sessioni di voto sugli emendamenti. La capogruppo dei liberali di Renew Europe, Valerie Hayer, ha anche chiesto di ripetere il voto su alcuni degli emendamenti in quanto alcuni voti non erano stati correttamente registrati.
Il regolamento
Dato che, nel mondo, l’espansione dei terreni agricoli e la produzione di alcune materie prime – come caffè, cacao, olio di palma, soia, bovini, gomma e legno – sono le principali cause della deforestazione e del degrado forestale, nel 2023 l’Unione europea si è dotata appunto di un regolamento contro la deforestazione. L’obiettivo è garantire che i prodotti derivati dalle materie prime citate immessi sul mercato dell'Ue o esportati dall'Ue, «non abbiano causato deforestazione o degrado forestale durante la loro produzione – si legge sul sito del Consiglio europeo –, siano stati prodotti nel rispetto della legislazione pertinente del paese di produzione e siano oggetto di una dichiarazione di dovuta diligenza».
Le proteste contro i popolari
Il gruppo dei Verdi ha chiesto alla Commissione di ritirare la sua proposta e si è dichiarato molto preoccupato che otto emendamenti su nove del Ppe siano stati approvati perché «sventrano il regolamento sulla deforestazione dell'Ue».
I deputati del Pd hanno anche insistito sui rischi di questo voto per l’ambiente e sulle dinamiche parlamentari: «Il Ppe ha deciso di stracciare gli accordi con la maggioranza europeista che ha sostenuto von der Leyen e allearsi con l'estrema destra. Questa volta a farne le spese è l'ambiente, protetto dal Regolamento deforestazione, che mira a garantire la produzione di una serie di beni chiave immessi sul mercato dell'Ue non contribuisca più alla deforestazione e al degrado forestale nell'Ue e nel resto del mondo». Sempre il Pd europeo ha aggiunto che «questa legge è di importanza cruciale per la lotta contro la perdita di biodiversità e il cambiamento climatico; la sua ambizione e sostanza devono rimanere immutate. Oggi non abbiamo votato contro la proroga, bensì contro un accordo saltato a causa del Ppe, nuovamente alleatosi con l'estrema destra di Orban e Le Pen».
Il comportamento dei popolari è stato anche contestato da Wwf Italia, che ha rilasciato una nota in cui definisce il cambio di rotta del Ppe «gravissimo», dopo che ha guidato i negoziati per il regolamento contro la deforestazione: «Schierandosi con le forze anti-europeiste e negazioniste sul cambiamento climatico, gli europarlamentari del Ppe e di Forza Italia hanno anteposto il tornaconto politico alla tutela ambientale. Quello di oggi è un gravissimo precedente per la legislatura appena iniziata e fa crescere le preoccupazioni per uno smantellamento della normativa ambientale europea».
La posizione del Ppe e la reazione della Lega
La relatrice del regolamento e promotrice degli emendamenti, la popolare tedesca Christine Schneider, si è difesa dicendo che «non ho giocato con la destra estrema, voglio che sia completamente chiaro. Ho cercato di parlare con tutti i colleghi della coalizione von der Leyen per trovare un compromesso, compresi S&D e Renew – aggiungendo che –. Ho promesso che avrei trovato il modo di rendere questa proposta attuabile, non di ridurla o di affossarla, ma di renderla attuabile. Questo era il mio compito, e l'ho fatto».
Il gruppo della Lega ha invece insistito sulla rottura della maggioranza Ursula, che «esce nuovamente sconfitta al Parlamento europeo – rivendicando la “vittoria” sul voto – con la proposta di posticipo dell'entrata in applicazione del regolamento deforestazione approvata grazie ai voti del centrodestra, che ha approvato anche emendamenti decisivi per ridurre gli oneri amministrativi e operativi per la produzione nei paesi che non sono a rischio di deforestazione, tra cui potenzialmente l'Italia».
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