Un’inchiesta ha svelato che membri di spicco del partito estremista lavoravano nell’apparato della Ddr. Il filo che unisce mondi apparentemente lontani è l’odio per l’occidente. I nostalgici ora cercano vendetta
Lunghe e tortuose sono le vie della Stasi, i famigerati servizi segreti (e non solo) della Ddr. Tanto da arrivare a infiltrarsi nella Germania di oggi, lacerata dalla marea nera delle elezioni di domenica scorsa in Sassonia e in Turingia, con l’avanzata portentosa dell’ultradestra dell’AfD e del movimento “rosso-bruno” di Sahra Wagenknecht che promette di terremotare gli equilibri politici della “locomotiva d’Europa”.
Ebbene: molti degli uomini che facevano parte dell’apparato di uno dei servizi segreti più implacabili della Guerra fredda – guidati dal leggendario “padre di tutte le spie” Mischa Wolf, colui che riuscì a far cadere il cancelliere Willy Brandt piazzandogli accanto un proprio uomo come segretario personale – oggi militano nelle prime file del partito dell’estrema destra tedesca.
Prendete Enrico Komning: l’attuale deputato e capo del reparto organizzativo del gruppo parlamentare AfD al Bundestag prima della caduta del Muro di Berlino era un operativo del reggimento “Felix Dzierzynski”. Intitolata al fondatore della Ceka sovietica, si trattava della struttura militare del ministero per la Sicurezza dello Stato, ossia la “Staatsicherheit”, detta confidenzialmente, appunto, Stasi. Oppure Bob Polzer: già consigliere comunale a Chemnitz, è stato appena eletto nel parlamento della Sassonia. A quanto rivela il collettivo di giornalismo investigativo Correctiv, Polzer ai tempi della Ddr era attivo nell’associazione sportiva degli organi di sicurezza dei servizi tedesco-orientali.
Anche il deputato dell’AfD brandeburghese Peter Drenske ha servito dal 1979 al 1982 nel reggimento Dzierzynski. Che con i suoi 11mila militari di professione faceva anche da serbatoio di guardie del corpo e servizi di sorveglianza. Almeno altri nove membri della struttura militare della Stasi hanno trovato casa nel partito dell’ultradestra: governato a livello nazionale da Alice Weidel e da Tino Chrupalla, per gli aggrovigliamenti contorti della storia si trova a sua volta a esser messo sotto indagine da parte dell’intelligence interna della Germania federale, proprio in quanto soggetto “estremo” dalle tentazioni anticostituzionali. Tra questi, un esponente di spicco dell’AfD in Nord-Reno Vestfalia e altri politici locali.
Uomini ai quali, scrive Correctiv, gli stessi vertici dell’élite della Ddr, a cominciare dal capo della Stasi Erich Mielke, in molti casi «affidavano la loro stessa vita», uomini «ben addestrati alle armi o attivi nel settore operativo-militare» della “Staatsicherheit”. Il collettivo giornalistico si premura di sottolineare che molto spesso si tratta di individui inseriti nelle strutture operative della Stasi, mentre solo una parte era attiva come “IM”, ossia informatori confidenziali.
In altre parole: erano in prima fila nell’apparato di stato, non semplici “gole profonde”. Stiamo parlando, nel complesso, di una realtà quasi indicibile in quanto a dimensioni: come noto, le spie della Stasi erano infiltrate finanche nei condomini, nelle scuole, nelle fabbriche, nelle università, tanto che secondo alcune stime il rapporto tra “informatori” e popolazione complessiva era di uno a sei. Oggi, secondo Correctiv, sono “diverse decine” gli ex agenti o soldati della Stasi che fanno politica nell’AfD.
Geografia mentale
Alla domanda se sia un paradosso che ex comunisti del regime di Honecker nel 2024 si identifichino in una forza di estrema destra risponde Thomas Jäger, docente di politica internazionale all’Università di Colonia: «In generale si può dire che le persone che stavano nella Stasi di solito si identificano ancora con la Ddr, e quindi ne rimpiangono la caduta.
Se vedono l’opportunità di vendicarsi del nemico di allora, l’occidente, ora è il momento di sfruttare l’occasione». Si tratta di una geografia mentale in cui il presidente russo Vladimir Putin è l’eroe, mentre «è soprattutto l’avversione verso gli Usa il legame che unisce l’AfD, la Russia e gli ex uomini della Stasi».
E qui entra in scena l’altro grande trionfatore delle elezioni di domenica, il BSW (Bündnis Sarah Wagenknecht), neonato partito che fonde istanze sociali della sinistra con proposte anti migranti e pulsioni filorusse, di cui oggi si parla come possibile alleato di governo dei cristiano-democratici sia in Sassonia che in Turingia, proprio in funzione anti AfD.
In un’ulteriore inchiesta pubblicata pochi giorni prima che si aprissero le urne, Correctiv rivela che anche nel BSW militerebbero “almeno cinque” persone con un passato nella Stasi, «tra cui due fondatori della sezione del Land della Turingia». Tra gli altri, il gruppo di reporter investigativi cita Wolfhard Hack, anche lui candidato al Landtag sassone: militò nel reparto sorveglianza della “Staatsicherheit” a Chemnitz, tra il 1985 e i 1988.
Nel paese di Goethe e Beethoven, il dibattito intorno al “che fare” dopo l’affermazione di AfD e BSW rischia di entrare da subito in un vicolo cieco: sulla carta tutti i partiti si dicono d’accordo nell’escludere l’ultradestra dalle coalizioni in Sassonia e Turingia, non fosse che per far ciò è matematicamente impossibile prescindere da Sahra Wagenknecht.
Peccato che quaranta esponenti di spicco della Cdu oggi chiedano una “mozione di incompatibilità” nei confronti della formazione dell’ex leader della Linke. La quale, dicono, «contraddice tutto ciò per cui ci impegniamo sin dalla fondazione della Repubblica federale: un chiaro posizionamento occidentale, un’Europa unita e la permanenza nella Nato come maggior progetto di pace della storia».
Tra le ombre della Stasi e cortocircuiti postelettorali, si prevedono lunghe nottate in Sassonia e Turingia.
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