La nuova Commissione europea, ancora guidata da Ursula Von der Leyen, comincia a prendere forma. Negli scorsi giorni, tutti gli stati membri dell’Unione hanno presentato la propria candidatura – o le proprie candidature – per il ruolo di commissario. Si registra però un primo ritardo sui tempi previsti. La squadra di Von der Leyen doveva essere esposta mercoledì 11 settembre ma la presentazione è slittata alla settimana prossima, probabilmente il 17 settembre. Alla base di questo slittamento sembra che ci siano il cambio della commissaria candidata da parte della Slovenia e anche disaccordi all’interno della maggioranza sull’assegnazione dei portafogli.

Riguardo ai nomi, Von der Leyen aveva chiesto informalmente che venissero presentati due nomi ciascuno, un uomo e una donna. Soltanto la Bulgaria ha però rispettato questa richiesta, mentre gli altri hanno ripresentato l’ultimo commissario o non hanno trovato altre opzioni di genere diverso. La richiesta era stata fatta per poter poi, in fase di scelta, selezionare un numero di candidati e di candidate il più equilibrato possibile, obiettivo che Von der Leyen si era già posta all’inizio del precedente mandato. Come detto prima, la Slovenia ha deciso di fare un cambio e proporre quindi l’ex ambasciatrice Marta Kos ma in ogni caso allo stato attuale, se la Commissione dovesse essere approvata, sarebbe composta in grande maggioranza da uomini.

Le donne che potrebbero diventare commissarie sono quindi, oltre alla già citata Kos, l’ex presidente estone Kaja Kallas, che sarebbe l’Alta rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, la spagnola Teresa Ribera, la finlandese Henna Virkkunen, la portoghese Maria Luís Albuquerque, Jessika Roswall per la Svezia, Dubravka Šuica dalla Croazia, Ekaterina Zaharieva dalla Bulgaria (in tandem con Giuliano Popov), la belga Hadja Lahbib e Roxana Mînzatu, esponente rumena dei socialisti.

L’Italia ha presentato il nome di Raffaele Fitto, attuale ministro per gli Affari europei, le politiche di coesione e il Pnrr. Secondo un’indiscrezione del quotidiano tedesco Die Welt, a Fitto dovrebbe persino essere proposta una delle quattro vicepresidenze esecutive e la delega a Economia e Pnrr, nonostante non faccia parte di nessuna delle famiglie politiche che compongono la maggioranza che ha eletto Von der Leyen per la seconda volta a capo della Commissione. Gli altri e le altre probabili vicepresidenti sono infatti Valdis Dombrovskis, lettone del Ppe, Thierry Breton, vicino ai liberali di Renew Europe, e Teresa Ribera, socialista spagnola.

Anche la possibile delega all’economia dimostra però l’importanza che Fitto potrebbe avere nella nuova Commissione, dato che in alcuni casi le singole deleghe conferiscono maggiori poteri a semplici commissari, rispetto a chi ricopre un ruolo di vicepresidenza. In ogni caso, quella del ministro italiano, come tutte le altre nomine e le assegnazioni delle deleghe, non è ancora garantita, dato che dovrà passare attraverso diversi step parlamentari, in cui potrebbero anche intervenire varie dinamiche politiche.

Il rapporto Draghi

Intanto il 9 settembre è stato presentato l’atteso rapporto di Mario Draghi sulla competitività chiesto dalla stessa presidente, che era stato già anticipato ai capigruppo e ai rappresentanti degli stati membri mercoledì scorso. Il rapporto dà delle indicazioni sulle priorità che dovrebbe porsi l’Unione europea e quindi potrebbe anche influenzare l’assegnazione delle deleghe.

Per esempio, grande importanza viene data per motivi apparentemente evidenti alla difesa e agli investimenti nell’ambito dell’industria bellica. Altra grande attenzione è la competitività a livello economico, con l’attenzione che potrebbe spostarsi da un focus sul mercato comune a uno su quello globale. Molto discussa invece la proposta di insistere su strumenti di debito comune.

I prossimi passi

Mercoledì 11 settembre Von der Leyen doveva appunto presentare la lista dei nomi e dei portafogli – ovvero le deleghe – assegnati davanti alla Conferenza dei presidenti del parlamento europeo, che è composta dalla presidente del parlamento Roberta Metsola e dai presidenti (i capigruppo) dei gruppi politici dell’aula. Con lo slittamento della presentazione, la Conferenza dovrà ora rivedere l’agenda della plenaria del parlamento prevista per la prossima settimana, durante la quale dovrebbe esserci infine l’illustrazione dei nomi candidati e delle deleghe assegnate. 

La seduta comincerà il 16 settembre a Strasburgo e una settimana dopo, il 23 settembre, dovrebbero invece cominciare le audizioni dei singoli candidati nelle commissioni competenti rispetto alla delega per cui sono proposti, come scritto da Euractiv. Le commissioni invieranno a questo punto delle domande ai designati e alle designate per valutare tra le altre cose le capacità, le competenze nell’ambito dei compiti che riceverebbero e eventuali conflitti di interesse.

Secondo il regolamento del parlamento, inoltre, le commissioni possono fare delle considerazioni sull’equilibrio di genere all’interno della nuova Commissione e possono «esprimersi sulla distribuzione dei portafogli da parte del Presidente eletto».

Se tutto dovesse andare per il meglio per le persone candidate e le commissioni dessero la loro approvazione, allora Von der Leyen potrebbe presentare la Commissione approvata durante una nuova seduta del parlamento. In seguito a una discussione sulla proposta un gruppo politico o un gruppo di deputati potrà presentare una proposta di risoluzione, alla quale seguirà la votazione nominale per approvare la nomina della Commissione nella sua interezza, quindi presidente eletta e commissari designati.

Senza intoppi, l’organo di governo dell’Unione potrebbe quindi essere in carica a partire dal 1° novembre. Se invece le Commissioni avessero dei dubbi in fase di pre-audizione sul commissario designato o sulla commissaria designata, per esempio per un conflitto di interessi, potranno proporre delle raccomandazioni per risolvere i problemi individuati o, nei casi più gravi, dichiarare che il commissario o la commissaria non è in grado di esercitare le funzioni previste dal suo ruolo e rimettere nelle mani di Von der Leyen la candidatura.

Dopodiché in fase di audizione la candidatura potrà essere approvata oppure, dopo diversi tentativi, si potrà comunicare l’esito della votazione a prescindere dal risultato. La presidente della Commissione potrà quindi revocare la candidatura di un commissario o di una commissaria o effettuare uno spostamento su un altro portafoglio di competenza.

La Commissione dovrebbe quindi essere in carica il 1° dicembre, se uno o più candidati venissero respinti.

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