È l’uomo politico dell’estate, Antonio Tajani. Dietro le richieste della famiglia Berlusconi e con la strategia avallata dai fedelissimi di sempre, dopo una vita da mediano a recuperar palloni – come dice la canzone di Ligabue – sta tentando un’inedita carriera da goleador.

Il segretario di Forza Italia è al centro della scena, alimentando fastidi tra gli alleati, in testa Giorgia Meloni, costretta a giocare in difesa in tutto il mese di agosto. Tanto da preparare il triplice fischio nel vertice di domani e pensare all’autunno che verrà.

Regia berlusconiana

E sarà anche calcio – o meglio politica – d’estate ma dietro il neo-attaccante del centrodestra c’è più di qualche suggeritore, pronto a ispirare le mosse per sparigliare il campo. La fantasia è garantita da Arcore, nel segno di Silvio Berlusconi.

Le parole della figlia Marina Berlusconi («sui diritti mi sento più in sintonia con la sinistra di buon senso») sono state una sveglia, se non un assist, per Tajani. Lo ius scholae è diventato il vessillo del nuovo corso forzista, perché si inserisce in un territorio pressoché sconosciuto alla destra italiana: l’ampliamento dei diritti civili.

La domanda che rimbalza è chi ha suggerito il cambio di passo? Marina e Pier Silvio Berlusconi, appunto, sia direttamente che indirettamente. Il capo di Mediaset ha chiesto in pubblico un partito più coraggioso. I contatti informali hanno fatto il resto. Tajani ha dovuto adeguarsi «suo malgrado», sussurrano i detrattori nel partito.

Fatto sta che ai vertici di Forza Italia i suoi fedelissimi hanno drizzato le antenne per eseguire i suggerimenti giunti da Arcore negli interventi pubblici così come nei colloqui riservati.

L’inner circle di Tajani ha capito che gli eredi di Berlusconi pretendono «un cambio di passo», come viene ripetuto da vari dirigenti. E le affermazioni degli eredi di Arcore vanno ascoltate. Restano pur sempre gli azionisti del partito per una questione economica (hanno versato 600mila euro nelle casse) oltre che simbolica.

E qui sono entrati in campo gli altri giocatori azzurri, quelli più vicini al ministro degli Esteri che ha declinato le richieste verso la riforma della cittadinanza. Per il grande pubblico sono poco noti, ma per chi bazzica gli ambienti di San Lorenzo in Lucina, sede romana del partito, si tratta di vecchie conoscenze. Tra i capitani del Tajani team, c’è l’umbro Raffaele Nevi, che sotto la leadership del ministro degli Esteri ha ricevuto una serie di ruoli prestigiosi.

A cominciare dalla blindatura del seggio, a detrimento dell’ex sindaco di Perugia, Andrea Romizi. Nevi ha rimesso piede a Montecitorio ed è diventato vicecapogruppo vicario e soprattutto è stato indicato come il portavoce nazionale di Forza Italia. Parla a nome del partito. Anche quando si tratta di andare contro gli alleati, dallo ius scholae all’autonomia. Ma, come spiegano a Domani, non è solo il ventriloquo di Tajani. È uno degli strateghi.

Fuori dal perimetro dello ius scholae ci sono i temi che saranno posti nella prossima legge di Bilancio. A fare da suggeritore in materia economica c’è Maurizio Casasco, già presidente della Confapi (Confederazione italiana piccola e media industria privata), attuale deputato, fortemente voluto in lista da Berlusconi che lo ha sempre apprezzato, e capo dipartimento Economia degli azzurri. La stima è stata dunque rinnovata da Tajani.

Obiettivo manovra

La battaglia sui nuovi sgravi fiscali edilizi sarà avviata nella finanziaria dietro l’elaborazione di Casasco, grande teorico del rapporto pubblico-privato per rafforzare le politiche industriali. Certo, la sola parola “bonus” fa venire l’orticaria al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che ha detto di tutto e di più contro il Superbonus.

Ma in un’intervista a Repubblica, il deputato di FI, Alessandro Cattaneo, si è fatto portavoce delle istanze del suo partito proprio in asse con Casasco: «Dobbiamo tornare a parlare di incentivi per sostenere il settore dell’edilizia, magari al 40-50 per cento e legati alla rigenerazione urbana».

Tajani ha annotato tutto. Così il nuovo fronte di tensione con gli alleati sarà l’economia. Il partito fondato da Berlusconi vuole farsi alfiere del principio liberale per eccellenza e dare la stura a una campagna di liberalizzazioni. Parola che a destra fa drizzare i capelli, peraltro anche tra alcuni esponenti azzurri. «La soluzione è puntare sulle liberalizzazioni dei servizi», ha detto Casasco in riferimento ai «treni, agli aerei» ma anche al «trasporto pubblico locale», taxi inclusi. Meloni e Salvini sono avvisati, insomma.

Uno dei profili meno noti alla grande ribalta, ma molto ascoltato, è quello di Stefano Peschiaroli, collaboratore di Tajani alla Farnesina e consigliere di Forza Italia al municipio XV di Roma.

Ufficialmente è segretario particolare e consigliere per i rapporti politici e istituzionali del ministro degli Esteri, ma è un vero factotum. Gestisce i rapporti con il partito vista anche la conoscenza del territorio romano. Negli uffici di piazza di San Lorenzo in Lucina, sede nazionale di Forza Italia, esercita un ascendente. Esperto di comunicazione, viene definito «uno stratega politico» da chi lo stima.

Prima di compiere delle mosse decisive, Tajani fa spesso un passaggio con il fido Peschiaroli, conosciuto fin dagli anni trascorsi a Bruxelles. Dietro il rinnovamento dell’immagine c’è anche il suo contributo. Ma la formazione di Tajani schiera poi vecchie conoscenze del centrodestra.

Su tutti Fulvio Martusciello, eurodeputato rieletto a suon di preferenze: ne ha conquistate oltre 100mila alle ultime europee. Il segretario ha una grande fiducia in lui, nei tornanti più delicati preferisce sempre ascoltarlo. L’aumento di tensione con gli altri partiti di centrodestra passa anche per un’interlocuzione con Martusciello.

Così come i due bracci operativi in parlamento, i capigruppo di Camera e Senato, Paolo Barelli e Maurizio Gasparri. Capaci di farsi concavi e convessi per difendere il segretario. Fornendo qualche dritta, vista la lunga esperienza, su come diventare il bomber dei moderati. Sempre che i Berlusconi non scendano in campo in prima persona, facendolo accomodare in panchina.

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