Il countdown per la fine della ricreazione estiva è agli sgoccioli. Poche ore e si torna ai nastri di partenza, o meglio di ripartenza, laddove si potrà capire le reali intenzioni di Forza Italia sui diritti civili, tema caro a Marina Berlusconi, che non ha ruoli politici ma un peso specifico notevole, visto solo il cognome che porta.

Si comincia, quindi, dallo ius scholae, o comunque dalla riforma della cittadinanza, oggetto di una fervente campagna d’agosto da parte di Antonio Tajani, battagliero come poche altre volte è capitato di vedere ai tavoli politici, mentre gli alleati – la Lega in primis – hanno tentato di intestarsi le battaglie di Silvio Berlusconi.

Ritorno alla prudenza

Anche se nelle ultime ore, in filigrana, si intravede una volontà di frenata, il lato prudente che prevale. «Abbiamo espresso la nostra posizione, non abbiamo mai detto che deve (la riforma della cittadinanza, ndr) essere discussa oggi o domani», ha detto il segretario di Fi. Aggiungendo: «Non facciamo inciuci con la sinistra», chiedendo un’abiura dello ius soli al Pd, e concedendosi comunque il mantra di queste ultime settimane: «Un centrodestra moderno deve raccogliere consensi al centro». Con il posizionamento tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein, come ha già spiegato in più circostanze.

Il vicepresidente della Camera, Giorgio Mulè, è stato altrettanto cauto, rilevando la difficoltà a inserire un confronto sullo ius scholae in tempi brevi nell’affollato calendario parlamentare d’autunno: «Dubito ci sia spazio», la sua tesi. I propositi, insomma, appaiono meno bellicosi in confronto a quelli di qualche giorno fa. Anche se la sensazione è che la tensione, su questo tema, sia stata spinta a un punto di non ritorno.

Temporale d’agosto

Fratelli d’Italia e Lega hanno intanto preso nota della frenata di Tajani, iniziando ad accarezzare l’idea di poter derubricare la vicenda ius schole al tipico temporale estivo della politica. «Ci sarà una sintesi. Ho letto gli ultimi commenti di Tajani, Ronzulli e Gasparri e mi sembra si vada proprio in questa direzione», ha osservato il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, ospite al meeting di Comunione e liberazione.

Mentre il capogruppo al Senato di Forza Italia, Maurizio Gasparri, l’ha buttata in rissa con il segretario di +Europa, Riccardo Magi, che aveva chiesto a Tajani un impegno concreto sullo ius scholae. «La sinistra vuole ius soli, un’autentica follia. Magi è un fallito di tutti i fallimenti, non può dare ordini nemmeno ai suoi seguaci», ha attaccato Gasparri.

Quindi, con l’approssimarsi della più tipica prova del nove, la possibilità di un voto concreto su un testo, i berlusconiani circumnavigano la polemica. Al netto delle escandescenze di Gasparri verso gli avversari, dalle dichiarazioni di intenti pro-ius scholae si dovrebbe passare ai fatti. Il ritorno all’attività politica, con la riapertura del parlamento dal 10 settembre (la settimana precedente tornerà a riunirsi qualche commissione), segna un passaggio cruciale: offre l’occasione per svelare il reale orientamento.

Perché da un lato è vero che la maggioranza può evitare di mettere in calendario il confronto su una questione divisiva all’interno. D’altra parte, le opposizioni possono spingere per mettere in agenda una proposta di legge sullo Ius scholae, o comunque qualcosa di simile: alle minoranze spetta per regolamento l’indicazione di testi da esaminare.

Alla Camera è già accaduto con le proposte sul salario minimo e il voto ai fuorisede. A quel punto volenti o nolenti, i forzisti devono palesare con i voti il loro pensiero.

Fastidio meloniano

La guerriglia a mezzo stampa sotto il solleone estivo ha comunque preoccupato non poco palazzo Chigi. Giorgia Meloni ha confidato il proprio fastidio alle persone che ha sentito nei giorni di vacanza. «Ci lamentavamo tanto di Salvini e invece…», è il ragionamento che rimbalza tra i fedelissimi della presidente del Consiglio, in riferimento al cambio di passo del solitamente mite Tajani. Il timore è che sia partito l’operazione logoramento da parte degli alleati.

Proprio quello che la premier, sempre ossessionata dai complotti, vuole evitare in vista di un autunno complicato tra una manovra con pochi soldi in cassa e la necessità di rispettare le promesse elettorali. Il concetto sarà chiaramente espresso nel vertice convocato con Salvini e Tajani il 30 agosto, lo spin comunicativo è già partito. Meloni immagina quell’incontro come la vera ripartenza dopo uno stop di tre settimane abbondanti.

Fatto sta che si torna al punto di partenza. Forza Italia, rinvigorita dalla verve dietro la regia a distanza della famiglia Berlusconi, deve decidere cosa fare da grande di fronte ai diritti civili, territorio che marca una distanza rispetto ai compagni di coalizione.

Un’eventuale retromarcia o un eccesso di balbettio di Tajani davanti a una proposta di legge sarebbe un segnale di debolezza. Così la campagna estiva che aveva rimesso al centro i forzisti, diventerebbe un boomerang.

Consegnando un partito più debole e una leadership di fatti minata. Il dietrofront non sarebbe gradito a Marina e Pier Silvio Berlusconi, sempre più attenti a rendere Forza Italia un pezzo centrale nella coalizione e non una forza ancillare. Tanto da pressare gli attuali vertici azzurri per promuovere un casting sul rinnovamento dei dirigenti.

© Riproduzione riservata