L’avvicinamento alle regionali in Liguria è stato alquanto travagliato per il fronte progressista o campo largo, in base alla definizione preferita. E la vigilia del voto è stata altrettanto complicata con un colpo di scena, che non a caso ha come protagonista un grande conoscitore del palco teatrale. Beppe Grillo ha infatti deciso di entrare a gamba tesa nel voto in Liguria, la sua regione, facendo uno sgambetto a Giuseppe Conte. Ma con il rischio di colpire, con un effetto domino, l’intera coalizione di centrosinistra, Pd incluso.

Del resto il candidato è Andreo Orlando, nome di primo piano del partito.

La battaglia di Grillo contro l’ex presidente del Consiglio si sposta così anche sul fronte elettorale, come era prevedibile. Una debacle ligure sarebbe un bel problema per Conte, avrebbe il fiato sul collo del fondatore del M5s. Difficile fare finta di niente, mentre il fondatore affila le armi della polemica.

Estinzione 5 stelle

Del resto Grillo nel suo video è stato chiaro: «Rivendico il mio diritto all’estinzione del Movimento». Vuole assestare il colpo di grazia alla sua creatura pur di non vedersela portata via da Conte, con cui non ha mai costruito un vero rapporto al di là delle photo opportunity.

Da qui l’affondo di Grillo sulla formazione delle liste: «I candidati che appoggiano questo movimento progressista di sinistra chi li ha votati? C’è stata una votazione dal basso? Sarebbe la democrazia dal basso?», ha chiesto il fondatore dei 5 Stelle. E, per non lasciare spazio a dubbi, ha aggiunto: «Sono stati catapultati dall’alto. I soliti giochi della vecchia politica. Non è democrazia dal basso ma una bassa democrazia».

Insomma, per Grillo è giunto il momento che Conte, ribattezzato dal fondatore come il «mago di Oz», pensi a fondare un «partito da 22 mandati». Un chiaro riferimento alla cancellazione della regola dei due mandati. La pietra angolare del grillismo che sta per essere cassata dallo stato pentastellato.

E così Conte si gioca la partita più importante per interposto candidato, Orlando appunto, schierato dal Pd e sostenuto dal Movimento che ha ottenuto l’esclusione di Matteo Renzi dalla coalizione. Non si può nemmeno scaricare la responsabilità sugli avversari in caso di esito negativo. Eventualità di fronte a cui si fanno gli scongiuri durante il voto. D’altra parte il veto su Italia viva ha complicato, fin dalla presentazione delle liste, la campagna elettorale. Facendo perdere quella spinta positiva avviata con il crollo dell’impero politico costruito da Giovanni Toti in Liguria.

La partita di Conte

Conte ha cercato di minimizzare la portata della scomunica finale di Grillo. «Oggi c'è una notizia importante per il M5s e cioè oggi è l'ultima sessione, in queste ore si sta sviluppando il confronto deliberativo, la seconda fase di questo processo costituente». Dunque, la notizia di giornata sarebbe l’avanzamento del rinnovo interno al Movimento.

Più che la burocrazia statutaria, contano i numeri. Le prossime ore sono decisive per una serie di ragioni. L’eventuale vittoria di Orlando darebbe un argomento valido a Conte, indipendentemente dalle percentuali ottenute dal suo Movimento, che alle regionali non è mai riuscito a intercettare mai grandi consensi. Sul tavolo si potrebbe mettere la bontà della scelta nell’alleanza, ancora di più dopo che Renzi è stato messo alla porta.

Nel Pd la campagna ligure è stata una gran fatica. A Largo del Nazareno, sede del partito, hanno assistito con fastidio all’ultimo video di Grillo, letto come una vendetta per lo stop al contatto di consulenza (da 300mila euro) che il comico aveva con il M5s.

«Conte poteva annunciarlo in un altro momento, non negli ultimi giorni di campagna elettorale», è il senso del ragionamento che circola tra i dem. E lo stesso Orlando si sarebbe aspettato ben altro comportamento dai compagni di viaggio dal primo all’ultimo minuto.

La segretaria Elly Schlein ha comunque cercato di tenere alla porta le tensioni e le polemiche, anche negli ultimi secondi. La strategia

è stata sempre quella di mostrarsi conciliante, disposta a dialogare anche quando il fuoco amico contiano potrebbe far perdere la pazienza. Come davanti al video di Grillo che attacca i 5 Stelle a meno di 24 ore dall’apertura delle urne.

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