Per ora Gennaro Sangiuliano resiste, ma il suo mandato è appeso alle possibili future rivelazioni della sua quasi consigliera Maria Rosaria Boccia. La linea del ministro rimane la stessa: ribadire che «mai un euro del ministero, neanche per un caffè, è stato impiegato per viaggi e soggiorni della dottoressa Maria Rosaria Boccia che, rispetto all’organizzazione del G7 Cultura, non ha mai avuto accesso a documenti di natura riservata».

Questo è quello che Sangiuliano ha detto anche a una infuriata Giorgia Meloni che, in una drammatica ora e mezza di confronto a palazzo Chigi, ha preteso di capire di contorni della vicenda farsesca che sta imbarazzando il governo. Durante il faccia a faccia i toni sono stati durissimi: la premier non ha preso bene il fatto di essere stata confutata via social da Boccia, poco dopo l’intervista televisiva a Rete 4 in cui aveva difeso il ministro.

Secondo fonti di governo, Sangiuliano avrebbe ribadito le sue verità già offerte prima del Consiglio dei ministri e poi rimesso nelle mani di Meloni il suo mandato. Per ora, però, la scelta della premier è stata quella di continuare a credere alla buona fede del ministro e tentare di far passare la proverbiale nottata, dandogli un’ultima possibilità.

Il progetto è quello di trovare un giornale istituzionale o un programma amico in cui Sangiuliano spiegherà la sua versione dei fatti, così da provare a chiudere lo scandalo. La grande paura di palazzo Chigi, e soprattutto di via del Collegio Romano, è che Boccia abbia altri documenti in grado di smentire il ministro. Se così fosse, le dimissioni sarebbero già cosa fatta.

Del resto già qualcosa ha scricchiolato dopo la lettera di ieri alla Stampa, con Boccia che ha sbugiardato almeno una delle affermazioni di Sangiuliano. Il ministro aveva scritto che la conoscenza risaliva alla campagna alle europee, Boccia ha pubblicato un loro scatto dell’agosto 2023.

Sempre ieri, la “consigliera”, ha paventato la pubblicazione di un audio con la registrazione della voce della donna che le avrebbe intimato di «strappare la nomina». «Per ora, però, prendiamo tempo», trapela da fonti vicine alla premier.

La poltrona di Sangiuliano dunque rimane più in bilico che mai. Anche le opposizioni hanno annunciato battaglia parlamentare e un fuoco di interrogazioni per capire chi sia Boccia, a che titolo partecipasse agli eventi ministeriali e se effettivamente sia rimasta estranea sia alle informazioni riservate sul G7 sia ai rimborsi destinati allo staff. Quel che è certo è che tutto l’esecutivo rimane appeso agli aggiornamenti del suo profilo Instagram.

La successione

Ciò che trapela è che l’epilogo – se dovrà esserci – arriverà a breve. Alla prima smentita Sangiuliano dovrà lasciare e la premier è pronta ad abbandonarlo al suo destino. Meglio farlo fuori subito e non lasciare il governo a rosolare a fuoco lento, anche perché ci sono altri ministeri di cui occuparsi, da quello al Turismo di Daniela Santanchè (le due udienze per falso in bilancio e truffa aggravata sono fissate per il 3 e il 9 ottobre) a quello agli Affari europei che presto lascerà Raffaele Fitto. La certezza è che Meloni non intende sentir parlare della parola rimpasto e men che meno di un ipotetico Meloni II, che la costringerebbe a passare sotto le forche caudine del Colle.

Per questo a palazzo Chigi si riflette sulle possibili alternative future in caso di necessario allontanamento di Sangiuliano. L’ipotesi più accreditata è quella che porta ad Alessandro Giuli, il presidente del museo MAXXI, molto stimato dalla premier. Altra strada sondata è quella dell’attuale sottosegretario alla Cultura in quota FdI Gianmarco Mazzi, mentre pochissime speranze ci sarebbero per l’altra sottosegretaria, la legista Lucia Borgonzoni.

Tuttavia, non è nemmeno escluso che Meloni scelga di prendere tempo anche su questo, evitando una sostituzione lampo. Palazzo Chigi potrebbe tranquillamente tenersi la guida ad interim del ministero – in maggioranza viene citato il precedente di Silvio Berlusconi, che nel 2022 ha tenuto per quasi un anno l’interim del ministero degli Esteri – in attesa di decidere il da farsi.

A oggi l’obiettivo principale è quello di assicurarsi che il G7 della Cultura in programma dal 19 al 21 settembre in Campania vada in porto senza intoppi. Meloni farà di tutto per evitare imbarazzi e figuracce su scala internazionale, dunque l’affare Sangiuliano dovrà essere spento e chiuso entro allora. Altrimenti, meglio farlo dimettere e tenere in extremis la gestione finale dell’evento, rimandando la decisione su a chi assegnare il dicastero.

Già nella serata di ieri è emerso che la tappa del G7 a Pompei – quella alla cui organizzazione potrebbe aver partecipato Boccia – sembra destinata a saltare. Nel programma figurava un pomeriggio nel sito archeologico, seguito dal concerto dell’orchestra Scarlatti di Napoli diretta da Beatrice Venezi e poi la cena nella Palestra Grande.

Le fughe di notizie di questi giorni, anche relative alla logistica, potrebbero però far propendere gli organizzatori per cancellare in blocco questi eventi.

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