Per il Wsj, l’esecutivo è coinvolto nella guerra ombra dell’Iran agli Usa. «Un vero grattacapo per la leader», scrive Ap. La premier vola a Mar-a-Lago
Sul fronte interno si sta lavorando nelle retrovie, dopo la richiesta dei genitori di Cecilia Sala di rispettare il «silenzio stampa» in questa «fase molto delicata», in cui il dibattito mediatico rischia «di allungare i tempi e di rendere più complicata e lontana una soluzione».
Nel frattempo, l’arresto della giornalista italiana, che si trova nel carcere iraniano di Evin dal 19 dicembre scorso in condizioni di detenzione difficili, ha fatto il giro del mondo, e gli occhi sono puntati sulla capacità del governo di Giorgia Meloni di risolvere un caso piuttosto intricato, da cui potrebbero dipendere le relazioni dell’Italia con Washington e Teheran.
Dalle dichiarazioni ufficiali del regime iraniano, così come dalla nota del governo italiano del 2 gennaio, è emerso il legame dell’arresto di Sala con un altro arresto avvenuto a Milano tre giorni prima: quello di Mohammad Abedini Najafabadi, 38enne iraniano su cui pendeva un mandato internazionale di cattura diramato dagli Usa, che ne chiedono l’estradizione. E, infatti, per il Wall Street Journal, in un articolo scritto da Marcus Walker da Roma, questa vicenda «sta diventando una prova per il governo italiano che si trova invischiato nella guerra ombra dell’Iran con gli Stati Uniti».
La prova per Meloni
Washington accusa Abedini di aver trasferito ai Pasdaran tecnologia militare per i droni, che sarebbe stata usata in un attacco che ha ucciso tre militari statunitensi in una base in Giordania. Imputazioni che invece Teheran ritiene false, per un arresto che considera in violazione del diritto internazionale.
«Sotto una crescente pressione pubblica», scrive il Wsj, il governo italiano deve prendere delle scelte che potrebbero «mettere a repentaglio lo sforzo di Meloni nel posizionarsi come uno degli interlocutori principali di Donald Trump in Europa».
Perché con l’arrivo del presidente eletto, che entrerà in carica il prossimo 20 gennaio, ci si attende una stretta ulteriore nei rapporti con l’Iran e una strategia di «massima pressione» contro Teheran. E, quindi, scrive Walker, è in gioco il futuro dei rapporti tanto intessuti dalla premier con Trump e il suo alleato Elon Musk, se la questione dovesse risolversi con la liberazione dell’ingegnere iraniano detenuto a Opera.
Secondo il quotidiano statunitense, però, è complicato che il caso possa risolversi in un periodo così breve, considerati i tempi della giustizia italiana per la richiesta di estradizione degli Usa, e i meccanismi interni del regime iraniano. Così Giorgia Meloni ha messo in piedi una missione urgente ed è volata a Washington ieri sera, per raggiungere la residenza di Trump. Non si esclude che il motivo sia il caso Sala.
La copertura all’estero
Dal Guardian, al New York Times, Cnn, Bbc, Washington Post, El País, Le Monde, der Spiegel. Tutti i principali media internazionali hanno raccontato la situazione in cui si trova Sala, che è costretta da 17 giorni in isolamento nel penitenziario più conosciuto e terribile del regime, dove vengono reclusi i dissidenti politici e messi in atto strumenti di tortura, anche psicologica. Come quella vissuta dalla giornalista italiana, costretta a vivere in una cella vuota con la luce accesa a tutte le ore.
Molti di questi articoli, però, sono stati pubblicati prima che fossero note le condizioni di detenzione della giornalista, emerse solo dopo una telefonata alla madre il 1º gennaio, e prima che l’Iran e l’Italia ufficializzassero (seppur in maniera implicita) il legame tra la sorte dell’ingegnere iraniano e quella di Sala.
Al contrario del Wsj, la maggior parte dei giornali esteri si attiene alla cronaca stretta, senza addentrarsi nelle implicazioni politiche e geopolitiche della detenzione di Cecilia Sala.
A parte il Times, quotidiano britannico vicino all’ala conservatrice, che pone l’accento proprio sulle mosse della premier e titola un articolo firmato da Tom Kington, corrispondente da Roma, «La più grande prova di Giorgia Meloni: come liberare la giornalista italiana in Iran».
La presidente del Consiglio «può essere apprezzata dai leader mondiali», scrive il Times, «mentre la stabilità del suo governo può averle dato una posizione di preminenza in Europa, di cui raramente godono i leader italiani, ma affrontare Teheran in un duro lavoro di diplomazia degli ostaggi è una nuova sfida».
Per il quotidiano britannico la premier è di fronte a un bivio: può offrire un «semplice scambio» di prigionieri e far rientrare Sala in Italia, rischiando di irritare gli Usa, oppure «rifiutare di negoziare, creando attriti con Teheran e lasciando Sala dormire sul pavimento freddo di Evin per mesi o per anni».
Un bivio che potrebbe rappresentare un cambiamento importante per la figura di Giorgia Meloni, che è riuscita a legittimarsi, a livello internazionale, sia con l’estrema destra sia con i centristi, come il premier britannico Starmer o la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen. Ma le sue competenze, conclude il Times, «hanno meno probabilità di vincere con i leader iraniani».
Quello che l’Associated Press definisce «un vero grattacapo per il governo di Meloni», che è «ancora scosso dall’imbarazzo di aver perso le tracce di un altro obiettivo di alto profilo ricercato dagli Usa», l’imprenditore russo Artem Uss, che è fuggito dall’Italia dopo aver ottenuto gli arresti domiciliari.
Proprio questa misura sarebbe tra le possibilità dell’esecutivo per ottenere, almeno, migliori condizioni di detenzione per la giornalista. La procura di Milano si è già opposta alla richiesta dei domiciliari per Abedini. Ora spetta alla corte d’appello decidere, nell’udienza fissata il prossimo 15 gennaio, su cui «tutti gli occhi saranno puntati», scrive Ap.
Di certo, un altro evento atteso, su cui l’attenzione è massima per la stampa internazionale, è l’ultimo viaggio all’estero di Joe Biden, prima della fine del suo mandato. Il presidente Usa sarà in Italia dal 9 al 12 gennaio.
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