Nel giorno del Piano strutturale di bilancio, il maxi documento che indica la rotta economica per i prossimi sette anni, il governo Meloni partorisce un mini bonus.

Anzi, ricicla un bonus annunciato qualche mese fa e viene rivenduto come una novità. Il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, ha annunciato che il “bonus Befana” – 100 euro una tantum destinati a gennaio 2025 a una platea ridotta di beneficiari – potrebbe trasformarsi nel bonus «Babbo Natale» grazie a una modifica al decreto Omnibus, in esame al Senato. Dovrebbe essere anticipato di un mese.

Piano vuoto

La mancetta è comunque utile mediaticamente per coprire, almeno per qualche ora, il vuoto del piano di bilancio presentato dal ministro Giancarlo Giorgetti nel Consiglio dei ministri.

Alla fine è stato messo nero su bianco giusto che «il tasso di crescita della spesa netta si attesterà su un valore medio prossimo all’1,5 per cento», come riporta la nota diffusa dal ministero dell’Economia, e che il governo si impegna «a scendere sotto la soglia del 3 per cento del rapporto deficit/Pil già nel 2026».

Il Mef ha poi spiegato che il piano prevede «riforme e investimenti che proseguono il percorso intrapreso con il Pnrr e lo aggiornano per agire con maggiore incisività su sfide quali la Pa, giustizia, miglioramento dell’ambiente imprenditoriale, compliance fiscale». Tutto qui? Al momento sì. Il documento è atteso in parlamento il 23 settembre. Serve ancora qualche giorno per ultimare la versione definitiva: la testimonianza degli affanni nel cammino verso la manovra economica.

E del resto l’iter del decreto Omnibus, approvato ad agosto e ora in commissione Bilancio e finanze a palazzo Madama, sta diventando l’antipasto di quelle che potrebbero essere le divisioni sulla finanziaria. Prima di tutto ci sono i ritardi e i tempi serrati: i presidenti di commissione chiederanno di ridurre gli emendamenti facendo ricorso al massimo a 100 «super segnalati». Non c’è spazio per il confronto e si va verso l’ennesima questione di fiducia.

Divergenze omnibus

Il testo poi riporta a galla le solite divergenze interne alla maggioranza, con Forza Italia che si incunea nelle incomprensioni. Il senatore azzurro Dario Damiani ha rilanciato l’impegno sull’agevolazione fiscale per i calciatori provenienti dall’estero.

È una storica battaglia di Claudio Lotito, collega di Damiani al Senato e attore interessato alla vicenda nel ruolo di presidente della Lazio. Nello specifico la norma riguarda i lavoratori rimpatriati, che decidono di trasferire la loro residenza in Italia con l’impegno non andare via per almeno 4 anni.

L’intervento, in passato, è stato molto usato e apprezzato dalle società di calcio. Giorgetti ha voluto cancellarlo con il pieno supporto di Lega e Fratelli d’Italia. I berlusconiani provano a pungolare ancora. Oggi nel decreto Omnibus, domani nella legge di Bilancio.

Sempre Damiani ha rilanciato un tema che a palazzo Chigi fa venire l’orticaria: una misura di sostegno all’editoria, ossia il ripristino della pubblicità legale sui giornali, cancellata di recente dal governo per l’irrigidimento del neo commissario europeo, Raffaele Fitto, nei panni di ministro del Pnrr. Sotto l’ombrello della digitalizzazione è stata eliminata una norma vitale soprattutto per la stampa locale.

Intanto il motto che accompagna il decreto Omnibus è quello di «Più scommesse ippiche per tutti». Un emendamento di Fratelli d’Italia, a prima firma del senatore che ambisce a diventare il presidente della regione Veneto, Luca De Carlo.

La proposta, sottoscritta da altri esponenti del partito di Giorgia Meloni, prevede l’abbassamento del prelievo sulle scommesse ippiche: sarebbe ridotto per «la rete fisica al 30 per cento e per quella a distanza al 34 per cento», mentre oggi è rispettivamente del 43 per cento e del 47 per cento.

Nel caso in cui la raccolta vada particolarmente bene (sopra il miliardo e 100 milioni di euro), l’aliquota viene addirittura dimezzata rispetto a quella attuale, scendendo al 20 per cento per la rete fisica e al 24 per cento per quella a distanza.

Un’operazione molto gradita al comparto ippico, vicino al ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida. Sarà anche meno potente nel cerchio magico meloniano, ma l’influenza sui parlamentari resta intatta. Peraltro, sul punto c’è un derby nella maggioranza: la Lega ha cercato di intestarsi la stessa battaglia con un altro emendamento presentato da Giorgio Maria Bergesio.

La Lega, nello stesso provvedimento, strizza l’occhio alle organizzazioni amiche. Con un’altra proposta di Bergesio vuole garantire all’Enpaia (Ente nazionale di previdenza per gli addetti e per gli impiegati in agricoltura) un ampliamento della base contributiva. Si tratta dello stesso ente che ha permesso l’acquisto a prezzo vantaggioso di un appartamento a Claudio Durigon, sottosegretario al Lavoro e fresco di nomina a vicesegretario della Lega.

Un caso salta all'occhio.L’ente, secondo il testo depositato a palazzo Madama, «è autorizzato a istituire forme pensionistiche complementari anche per la categoria degli operai agricoli e per i lavoratori autonomi del settore agricolo iscritti nella relativa gestione».

Certo, l’interesse intorno all’Enpaia è esteso ai renziani: Italia viva ha presentato un emendamento con gli stessi contenuti. Nel clima di distribuzione di mancette territoriali tipico dalla legge di Bilancio, il senatore di FdI, Marco Silvestroni, ha dato il proprio contributo.

Come? Punta a premiare il collegio elettorale che lo ha riportato il parlamento, quello dei Colli Albani romani, proponendo un finanziamento di oltre mezzo milione di euro per la Fondazione accademia vivarium novum con sede nel comune di Frascati, in provincia di Roma. Almeno qualche volta con la cultura si mangia.

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